In questo periodo si conclude la stagione ciclistica storicamente con “la corsa delle foglie morte”, il Lombardia, più recentemente con gare meno appetibili come il giro dello Guangxi o dell’Ecuador. Quest’anno invece, questo pazzo e terribile 2020, ci ha regalato nei giorni passati una bella Vuelta a chiudere la stagione. Bella sia per i contenuti tecnici, con tappe tirate e attacchi in prima persona degli uomini di punta, sia per i margini risicati con cui si è giocata la classifica finale. Classifica per la camiseta roja vinta per il secondo anno consecutivo da Primoz Roglic (Jumbo-Visma) per soli 24″ su Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), ovvero grazie agli abbuoni guadagnati nelle 4 tappe vinte dallo sloveno.
Primoz Roglic, voto 10, è partito come suo solito a razzo in questo grande giro, per poi gestire e difendersi nel finale. La sua vittoria l’ha costruita sulle salite corte e ripide delle prime tappe, dove ha fatto valere la sua polivalenza, avendo anche un ottimo spunto. E così ha guadagnato 1″ sulla salita di Arrate, 13″ sull’Alto de Moncalvillo, 3″ su Suances, con 10″ di abbuono totali. A questo vanno aggiunti 3 secondi posti alla 2^, 3^e 16^tappa, con cui Roglic ha collezionato un totale di 48″ di abbuono.
Ma non bisogna dimenticare la sua prestazione a cronometro, a proposito di polivalenza. Nei soli 33km disponibili ha guadagnato tra i 25″ ed il 1’43” sui suoi diretti rivali in classifica generale. Quindi, comunque più dei 24″ che lo separano da Carapaz. Insomma, un Roglic caparbio, soprattutto dopo il KO al Tour, in una stagione in cui ha dimostrato di essere con merito il primo corridore in classifica UCI. Quest’anno lo sloveno ha collezionato 12 vittorie. Solo Arnaud Démare (Groupama-FdJ) ha fatto meglio con 14, ma il peso specifico delle vittorie di Roglic è notevole, con le vittorie a Liegi e Vuelta oltre al 2° posto al Tour. Va ricordato che il ruolino di marcia di Roglic è impressionante: nelle ultime 13 gare a tappe da lui disputate i suoi risultati sono: 1°-1°-1°-4°-3°-1°-1°-1°-3°-1°-1°-2°-1°. Con un 4° posto al Tour come peggiore.
Va detto che Roglic è sempre stato ottimamente supportato da una squadra che quest’anno si è imposta come la più forte nei grandi giri. La Jumbo-Visma, voto 10, la quale però non si limita a Roglic ed i suoi super-gregari Kuss-Bennett e Dumoulin. Quest’anno ha raccolto 23 vittorie, e se 12 sono di Roglic, 6 vengono dal fenomeno Wout Van Aert, che in questa stagione è sembrato volare, dalla Sanremo, alla Strade Bianche alle 2 tappe al Tour de France, sino ai due argenti al mondiale e quello sul fil di lana al Fiandre. Di contorno possiamo ricordare la vittoria al Gran Piemonte di George Bennett e soprattutto il suo 2° posto al Lombardia. Insomma, tanta roba come si suol dire. Tra gare a tappe e classiche la Jumbo ha fatto meglio anche della Sky/Ineos delle annate migliori. E se non ci fosse stato il funesto episodio del giro di Polonia probabilmente Dylan Groenewegen sarebbe stato protagonista anche negli sprint.
Ineos, voto 9, che ha avuto una stagione sfortunata, principalmente per l’infortunio a Geraint Thomas al Giro e gli acciacchi fisici di Egan Bernal sino al Tour. Ma la grande squadra si vede anche in queste cose, avendo tirato fuori dal cilindro non solo il vincitore del Giro d’Italia, Tao Geoghegan-Hart, ma anche delle condotte di gara eccellenti, utilizzando al meglio uomini come Rohan Dennis, decisivo nell’assalto alla maglia rosa, e lanciando a caccia di tappe i suoi uomini, tra cui spicca Filippo Ganna, che ha dominato a cronometro, ma anche in una tappa difficile. 7 vittorie di tappa e classifica generale al Giro, una tappa al Tour con Kwiatkowski, il 2° posto alla Vuelta di Carapaz, più altre vittorie per un totale stagionale di 19. Insomma, in un anno in cui 3 suoi capitani (Froome, Thomas e Bernal) hanno girato a vuoto è un bottino niente male a dir poco.
Abbonata al primo posto nel computo delle vittorie stagionali non poteva mancare la Deceuninck-QuickStep, voto 9. Quest’anno “solo” 39 vittorie per la squadra belga. Ma come sempre ben distribuite tra i suoi corridori. Sam Bennett (su 7 totali) ne ha messe a segno 3 nei grandi giri, le altre sono arrivate ad inizio stagione grazie al fenomenale, ma sfortunato, Remco Evenepoel, che sembrava imbattibile nelle brevi corse a tappe con le vittorie a Vuelta a S.Juan, Volta ao Algarve, Vuelta a Burgos e giro di Polonia. Solo una curva ed un modem tarocco lo hanno poi fermato. Grandissima sfortuna anche per Fabio Jakobsen, che aveva raccolto già 3 vittorie sino all’incidente del giro di Polonia. Jakobsen, col treno Deceuninck poteva essere l’uomo da battere negli sprint quest’anno. Speriamo di rivederlo al più presto. Non si può dimenticare ovviamente il campione del mondo Julian Alaphilippe, che oltre alla maglia iridata ha vinto la Freccia Brabante ed una tappa al Tour, ma è stato grande mattatore delle classiche, in positivo ed in negativo, dal 2° posto alla Sanremo al disastro della Liegi. Anche al Tour sembrava avere il fuoco vivo addosso, ma in generale, a mezzi fisici eccezionali ha fatto il paio una certa poca lucidità, con la quale avrebbe avuto una stagione stellare. La maglia di campione del mondo comunque è una bella consolazione, non c’è che dire. Da segnalare anche le vittorie e le prestazioni di giovani promettenti che la Deceuninck non manca mai di lanciare, da Andrea Bagioli a Joao Almeida.
Dall’altro estremo della classifica per vittorie troviamo, laconica, la Movistar, voto 2. Due come le vittorie raccolte dalla squadra spagnola, entrambe grazie a Marc Soler (Pollença-Andratx ed una tappa alla Vuelta). Veramente poco per una squadra di questa qualità. Soler è un ottimo corridore, ma ancora acerbo, e cosi forse Enric Mas, 5° sia a Tour che a Vuelta, ma ancora un gradino sotto i migliori. Metronomico Alejandro Valverde, 10° alla Vuelta. 10^ Top Ten in 14 partecipazioni alla Vuelta. Il 40enne murciano però è stato assente dalle corse di un giorno, ed infatti in questo contesto la Movistar ha raccolto niente. A questo si aggiungano le solite discutibili tattiche di gara, ormai fonte di meme più che altro, con pure la coda avvelenata della polemica sul presunto aiuto a Roglic a detrimento di Carapaz nella penultima tappa della Vuelta. Un anno da dimenticare per Unzué.
Decisamente diverso per la EF Education-First, voto 9, che da squadra-marketing si è rivelata squadra alla ribalta della stagione. 17 vittorie stagionali tra cui 3 tappe alla Vuelta, 2 al Giro ed una al Tour, e la vittoria al Dauphiné con Martinez (già vincitore del giro di Colombia). Inoltre il podio alla Vuelta con la scoperta Hugh Carthy. Di che aprire una bottiglia di quello buono per Vaughters.
Altra squadra rivelazione la Sunweb, voto 8. 16 vittorie, tra cui 3 tappe al Tour de France con Marc Hirschi e Søren Kragh Andersen (2). Una tappa al Giro con Jai Hindley, annche se al Giro il 2° e 3° posto con lo stesso Hindley e Wilco Keldermann bruciano non poco. C’è però anche la Freccia Vallone sempre con Hirschi, che ormai sembra un protagonista sicuro per le classiche delle Ardenne future. Una squadra giovane con ottimo prospetto. Vedremo anche cosa porterà l’arrivo di Romain Bardet l’anno prossimo.
Subito dietro la Deceuninck per vittorie troviamo la UAE-Emirates, voto 10, con 33 sigilli stagionali. Quella che spicca è ovviamente la vittoria al cardiopalma al Tour de France di Tadej Pogačar. Tanto eclatante quanto insperata. Il giovane sloveno aveva già vinto però la Volta a Comunitat Valenciana a febbraio, poi il capolavoro francese, con 3 tappe e la maglia gialla. A cui si aggiunge un’altra tappa grazie a Kristoff. Dopo un ottimo avvio di stagione (5 vittorie) Fernando Gaviria è stato due volte vittima del Covid, ma poi è stato ben sostituito allo sprint da Jesper Philipsen, che ha regalato una tappa alla Vuelta. A completare il tutto Diego Ulissi, che senza tanti clamori ha però raccolto la vittoria al giro del Lussemburgo (e 3 tappe) e 2 tappe al Giro. E sono pure mancati Rui Costa e Davide Formolo (che comunque ha raccolto una bella tappa al Dauphiné ed il 2° posto alla Strade Bianche).
Stagione media per la Bora-Hansgrohe, voto 6. In evidenza Ackermann, che ha raccolto 6 vittorie, tra cui 2 tappe alla Tirreno e 2 alla Vuelta. Di prestigio la vittoria di Schachmann alla Paris-Nice. E le due di Lennard Kämna a Dauphiné e Tour de France. Spettacolare quella di Peter Sagan al Giro, anche se da lui ci si aspetta sempre molto.
Stagione da incorniciare per la Groupama-FdJ, voto 9. 20 vittorie totali, di cui 14 con Démare ed il suo celebrato treno, trainato anche dalla personalità di Jacopo Guarnieri, che ormai si è imposto anche come personalità di spicco nel gruppo. Non vanno dimenticate le due belle tappe vinte da David Gaudu alla Vuelta ed il campionato europeo a crono di Stefan Küng (anche bi-campione nazionale). Stona ovviamente la doppia débacle di Thibaut Pinot a Tour (29°) e Vuelta (ritirato).
Non certo buona invece la stagione della Ag2R-La Mondiale, voto 4. Cinque sole vittorie, tra cui la bella fuga di Nans Peters al Tour de France, in cui si è anche messo in luce Benoît Cosnefroy, che però è anche andato vicino a due vittorie di prestigio alla Freccia Brabante (3°) e Freccia Vallone (2°).
Piuttosto deludente anche la stagione della Cofidis, ferma a 2 vittorie minori (fanalino di coda assieme alla Movistar), frutto degli sforzi di Antony Perez al Tour des Alpes Maritimes e di Attilio Viviani alla Tropicale Amissa-Bongo. È mancato soprattutto il fratello di Attilio, Elia, a secco di vittorie in questa stagione e mai nel vivo degli sprint. Non mancano però i motivi di soddisfazione a livello di immagine, e vengono da Guillaume Martin, 11° al Tour de France, 3° al Dauphiné e vincitore delle classifiche di miglior scalatore alla Vuelta a San Juan e soprattutto alla Vuelta.
Grigia anche la stagione della Bahrain-McLaren, voto 4, con a brillare tra le 9 vittorie stagionali solo quella di Jan Tratnik al Giro d’Italia. Qualche buon piazzamento da parte di Mikel Landa, ma il 4° posto al Tour li mette in ombra.
16 vittorie stagionali per la Mitchelton-Scott, voto 5, con l’acuto della Tirreno-Adriatico vinta da Simon Yates. Le altre non di grande caratura. Sfortunata nel ritiro in massa al Giro.
Un 6 di misura per la Lotto-Soudal, che si porta a casa poche vittorie, ma buone: 2 tappe al Tour con Caleb Ewan e 2 tappe alla Vuelta con Tim Wellens.
Un 7 di incoraggiamento per la Israel-Start-Up Nation, che ha colto le sue prime due tappe in grandi giri: al Giro con Alex Dowsett ed alla Vuelta con Dan Martin. Bonus la vittoria di Hofstetter al Samyn.
Poco da incoraggiare invece per CCC e NTT (le sigle per i nomi delle squadre non portano bene, forse) che a fine stagione chiudono bottega, travolte dalla crisi portata dal coronavirus. La NTT in particolare non ha nemmeno presentato il dossier di iscrizione all’UCI per il rinnovo della licenza. Questo nonostante i titoli europeo ed italiano di Giacomo Nizzolo (ed una tappa alla Paris-Nice) e la tappa al Giro di Ben O’Connor. La CCC, nonostante un roster di livello, ha raccolto solo una tappa inaspettata al Giro con Josef Czerny (oscurata dalla protesta dei corridori). Le 5 tappe e classifica generale al giro di Ungheria con Mareczko e Attila Valter non pare abbiano fatto cambiare idea allo sponsor principale.
Buona invece la stagione della Astana, voto 7, che ha centrato il Lombardia con Fuglsang, due tappe al Tour con Lopez e Lutsenko, ed una tappa alla Vuelta con Ion Izagirre. Buoni anche il giro dell’Emilia di Vlasov, poi sfortunato al Giro, cosi come Lopez, e il memorial Pantani di Fabio Felline.
Ultima, la Trek-Segafredo, che porta a casa si 9 vittorie, ma poche di “peso”: la Het Nieuwsblad con Jesper Stuyven e la Gent-Wevelgem con Mads Pedersen. A livello gare a tappe da segnalare il Tour Down Under vinto da Richie Porte, che si è anche regalato il 3° posto al Tour de France. Grandi assenti sulla ribalta Vincenzo Nibali e Bauke Mollema.
Nel complesso una stagione con gare di grande qualità, grandi giri belli e giocati per pochi secondi sino all’ultimo, con Tour e Giro ribaltati alla fine e Vuelta vinta per 24″. Ma anche spettacolo nelle classiche, con il finale pazzo della Liegi e quelli tiratissimi di Sanremo e Fiandre. Peccato la Roubaix. Per come si era messa a Marzo però gli dei del ciclismo hanno fatto un bel regalo agli appassionati.
Giro, Tour, Vuelta a marchi italiani
Sanremo, Lombardia, Liegi a marchi italiani
Anche l'UCI ringrazia tutti sopratutto il Giro donne che il prossimo anno sarà declassato e non sarà più WT a causa della mancata distribuzione dell'evento in diretta (in concomitanza con Tour e Tirreno-Adriatico). In un anno così mi sembra autolesionismo.