Categorie: Tech Corner

SRAM brevetta un sistema di fissaggio universale del freno posteriore

Continua il lavoro di SRAM nel cercare di creare standard affidabili ed universali. Dopo l’UDH, ormai standard assodato in ambito MTB, ma non solo, ci sta riprovando con un sistema di fissaggio della pinza freno posteriore, che la stessa SRAM chiama fantasiosamente UBM: Universal Brake Mount.

In realtà non si tratta di un brevetto che copre un’invenzione vera e propria, ma di un brevetto per modello di utilità, ovvero “una forma nuova di un prodotto industriale che dà al prodotto stesso una particolare efficacia o comodità di applicazione o di impiego”. Infatti, l’UBM è un attacco (di tipo PostMount) posizionato coassialmente rispetto al mozzo, in modo non dissimile dalla disposizione di montaggio coassiale dei deragliatori UDH, ma non è una prima assoluta, in quanto si è già visto in passato, in particolare su un prototipo di Yeti per una bici da DH del 1994 e poi su una trailbike di Ghost di circa una decina di anni fa.

E, curiosamente, se sapete gli ingegneri di SRAM da dove hanno reperito queste informazioni? Da MTB Mag:

 

Qui l’articolo del bravo Mazza.

Venendo al brevetto, questo descrive appunto un supporto per la pinza freno con due parti di montaggio: una sull’asse e un’altra sul fodero, dove il piantone è fissato a un bullone che si infila nella parte interna del fodero. Il supporto del piantone è fissato al forcellino per mezzo di una bussola filettata che si trova tra l’asse passante e il forcellino, tenuto fermo da un dado sul lato esterno. Il design fissa il supporto del piantone assialmente con il mozzo e quindi con il rotore, il che dovrebbe consentire un allineamento migliore e più costante rispetto ai tradizionali supporti del telaio, dove le tolleranze di fabbricazione, e quindi l’allineamento, possono variare (questo è quanto rivendicato dal brevetto stesso).

Questa soluzione infatti dovrebbe ridurre le sollecitazioni sul telaio, permettendo al supporto del freno di allineare automaticamente la pinza al mozzo:  “il supporto del freno posiziona con maggiore precisione la pinza del freno posteriore rispetto al rotore del freno posteriore”.

Oltre ad ovviare a problemi di risonanza (e quindi rumori fastidiosi) eliminando elementi intermedi tra attacco e pinza e con dimensionamenti ottimizzati: “I modelli di freno conosciuti includono elementi del telaio o dell’adattatore all’interno del percorso delle forze che non sono ottimizzati nel contesto del sistema frenante. Gli esempi di supporti per freni qui illustrati sono configurati in modo che il percorso del carico sia guidato da riferimenti forti e da una struttura ottimizzata. La distanza assiale tra il rotore del freno e l’area di supporto della coppia alla seconda apertura costituisce la leva per i carichi di torsione. Rispetto ai modelli noti, in alcuni esempi questa distanza è significativamente più corta e quindi comporta una minore deformazione del supporto del freno. I carichi di torsione sono almeno parzialmente assorbiti dal telaio e quindi non interferiscono con il percorso di carico diretto del supporto del freno”.

Quindi pinza sempre allineata senza faticose regolazioni, meno stress sul telaio e meno rumori fastidiosi.

Il brevetto cerca di coprire tutte le applicazioni possibili, ma in generale sembra una soluzione principalmente pensata per Mtb e, casomai, gravel. Per uso stradale sembra più improbabile per via della vite che serve per il fissaggio dell’UBM sul fodero alto sinistro del carro. Foderi alti che solitamente sulle bici stradali sono oggi particolarmente esili e probabilmente sottodimensionati per questa applicazione. Anche se, una variante potrebbe essere ancorata al fodero basso, come fece Yeti a suo tempo.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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