Con questa prima parte propongo alcune riflessioni e spunti che vanno -e andranno- a toccare l’argomento “social” per eccezione del momento, ossia, per i ciclisti, il portale Strava.
Personalmente sono presente e attivo su Strava dai suoi albori, pochi ricorderanno che all’inizio nella versione “free” era possibile inviare e condividere un numero limitato di file (5, se la memoria non mi inganna) al mese!
In questi 4 anni (iscritto da marzo 2010) ho apprezzato -ma anche disprezzato- alcuni degli aspetti di Strava osservandone anche esternamente una fenomenologia che ha quasi dell’osservazione “sociologico-sportiva” a volte complessa ma sicuramente mai banale. L’espansione di questo portale e “fenomeno” ha avuto ovviamente una portata maggiore prima negli Stati Uniti e poi è cresciuto gradualmente in Europa arrivando anche in Italia a divenire popolare. Per molti quindi non rappresenta una novità, per altri un semplice gioco. Molti lo considerano un’espressione “deviata” di agonismo. E’ però inutile nascondere il fatto che sia ora particolarmente diffuso e che coinvolga uno spettro di utenza che passa dal ciclista (o runner) novizio fino al professionista. A tal proposito ricordo nella discussione apposita sul forum come qualcuno, con sommo sdegno, scrisse che “i pro non usano e non giocano su Strava”…mi piace ora contraddire questo “punto” di vista (LINK). Non solo su Strava è presente una sezione dedicata per “identificarli”, ma loro stessi sono ben consci, come da intervista nel link, della possibilità di confronto “indiretto” e virtuale permesso da questo grande database. Quello che una volta era il passaparola, il tempo x fatto dall’atleta y sulla determinata salita ora è registrato, comparabile e utilizzabile da chiunque ritiene possa essere significativo per il proprio allenamento o la propria esperienza sportiva.
Tanti ciclisti infatti, in Italia ora più che mai, usano, si divertono e trovano motivazioni da Strava. Con quali modalità e possibilità sarà trattato -anche a seconda degli spunti, input e interventi che riceverò di seguito- nella seconda parte di questo articolo.
Come prima porzione sfrutto l’abilità di scrittura ed esposizione dell’utente “scalatore delle langhe“. Francesco è un ciclista che ha operato delle scelte e ha delle motivazioni che reputo interessanti e che possono dare un inizio a questa discussione/riflessione. L’ho contattato (ormai) qualche mese fa conscio del fatto che è un ragazzo che applica la sua passione sportiva con un occhio di maggior riguardo proprio per Strava e meno per altri aspetti di puro o “tradizionale” agonismo. Ecco le sue opinioni e considerazioni.
Ho iniziato ad andare in bici da corsa a 12 anni, nel 1997; i primi 5.000 km li ho percorsi su una bici degli anni ’70, di mio nonno; la prima bici veramente “mia” l’ho avuta nel 1999. Non ho mai corso, soprattutto a causa dell’antipatia nei confronti delle situazioni collegiali, ma ho velocemente sviluppato un approccio al ciclismo, e in particolare alle salite, abbastanza competitivo e maniacale; da quando ho avuto un computer, nel 2002, ho iniziato a segnarmi su un documento di Word i tempi di scalata di ogni salita che facevo forte, così i miei giri hanno iniziato ad essere spesso finalizzati alla conquista del record, cioè del mio miglior tempo personale sulle salite, oltre a tenere una buona velocità media sul giro complessivo, altro parametro su cui mi sono precocemente fissato. Percorro circa 10.000 km all’anno, anche un po’ di più.
Per anni ho sognato di poter vedere le altimetrie dei miei giri, come quelle che vedevo nella guida per il Giro o per il Tour su BS; quando ero particolarmente giovane e ancora poco ossessivamente preciso, alcune me le disegnavo addirittura a mano, a fine giro, per poi restare a contemplarle imbambolato. Nel 2008 ho scoperto salite.ch e il programma salitaker, quello artigianalissimo che crea i grafici altimetrici delle salite: per mesi sono andato in giro per salite con una mano sola, poiché con l’altra, ogni x metri percorsi, segnavo l’altitudine che il mio Sigma mi restituiva, così da accumulare i dati per creare le altimetrie una volta giunto a casa. Altra parentesi: molte di quelle salite così altimetrizzate le potete trovare su questo sito, progetto incompiuto, per farvi un’idea del “piano dell’opera”: http://vale.asengard.net/ciclismoLanghe/index.html
Nel luglio 2011 il mio antico sogno di poter vedere i miei giri altimetrizzati si è realizzato: ho iniziato a usare un Garmin Edge 500, regalatomi dalla mia ragazza, e il fan-ta-sti-co garminconnect! Sì, lo so che avrei potuto accorgermi prima dell’esistenza di questi aggeggi paradisiaci, ma ero troppo impegnato a cronometrare salite e a segnarmi numeri sul telefonino.
Garminconnect l’ho pensato fantastico fino a quando nel 2012 ho scoperto Strava, incomparabilmente migliore. Da quel giorno in poi non dico che sia cambiato il mio modo di andare in bici, ma gran parte della modalità di registrazione dei giri sì, e per me questa è comunque una parte consistente dell’ “andare in bici”: da subito, niente più esagerato consumo del tasto per i lap sul Garmin; in seguito niente più giri segnati su Word, niente più pagine di Excel piene di statistiche di ogni tipo. Anche se ogni tanto mi prende la paranoia che ora sia tutto troppo volatile, troppo poco sicuro rispetto a quando era tutto salvato sul PC e in copia di sicurezza su una chiavetta USB, riesco a placarla, a guardarla quasi con tenerezza, pensando a come tutto l’umano desiderio di qualcosa che duri, di qualcosa che resti, almeno come segno scritto, almeno come “storia” sia illusorio: niente resta, tutto è transitorio e alla fine non è detto che il volo spezzato di una farfalla che vive la sua vita di un unico giorno sia meno bello di un altare di marmo, simbolo del vano e romantico tentativo di creare qualcosa che ci restituisca la sensazione di durevole eternità compiuta.
Giustificatomi così filosoficamente il passaggio al web, ho iniziato a divertirmi a prendere sul serio, come ogni gioco che si rispetti, questo lasciar tracce del proprio passaggio in bici che è Strava: per chi non lo sapesse, Strava è simile a Garminconnect, segna i classici dati da ciclo computer, fornisce le altimetrie ma in più ha i “segmenti”, cioè porzioni di strada – prevalentemente in salita, poiché il programma riconosce in automatico solo quelli, ma anche in pianura o in discesa, se qualche utente li crea – rispetto alle quali Strava crea una classifica di tutti gli utenti lì transitati, assegnando il titolo di KOM al detentore del miglior tempo (KOM sta per King Of Mountain, a ulteriore testimonianza di come inizialmente Strava fosse pensato per la salita; QOM sta per Queen Of Mountain ed è il titolo che spetta alla donna più veloce sul segmento).
Ovviamente, un tratto caratterizzante moltissime delle mie uscite in bici è diventato la ricerca dei KOM ma, al contrario di quanto si potrebbe pensare, questo per ora non mi ha portato ad un’ulteriore esasperazione dell’approccio agonistico all’andare in bici: essendo stato un pioniere di Strava nella mia zona, per me il 2012 è stato un “anno zero”, il confronto con i miei tempi migliori degli anni passati ha perso un po’ di peso e spesso mi sono accontentato dei KOM (anche se so che, a lungo andare, si ripresenterà la situazione di prima, cioè con ottimi tempi su tutti i segmenti, con in più le aggravanti che ci saranno anche gli altri e che io sarò più vecchio!); d’altro canto, per lungo tempo mi è piaciuta anche l’idea di essere un esploratore, cioè di percorrere (e quindi creare) segmenti mai percorsi da altri e ciò ha contribuito a ravvivare anche lo spirito più cicloturistico delle mie uscite, quello di chi conosce tutte le stradine delle sue colline.
Certo, Strava si fa sempre più affollato, negli ultimi mesi gli utenti sono molto aumentati, soprattutto tra i giovani, e sono così comparse Deboli Creature Corazzate (Juniores, Under 23) con cui noi, vecchi Titani di Strava, dobbiamo lottare duramente per mantenere le nostre corone. A parte gli scherzi, il lato competitivo di Strava mi ha portato a migliorare molto su salitelle brevi, su cui non mi ero mai impegnato poiché non fisicamente votato a quel tipo di sforzi, a pensare la settimana come unità di tempo ciclistico, e anche la visione degli allenamenti degli Under o dei granfondisti più forti è interessante, utile a capire quanto si allenano, come si allenano e come corrono (anche se alcuni delle tracce delle loro corse sono gelosi e non le caricano!).
Detto dell’aspetto relativo al confronto, va sfiorato il tema dell’etica: su Strava non ci sono regole, si presume che chi carica una traccia l’abbia veramente percorsa in bici ma ogni tanto qualche traccia percorsa in moto o in auto la si trova (e la si segnala). A parte questi casi estremi, ci sono sfumature più discutibili: è legittimo un KOM dietro motore? Con il vento a favore? In gruppo? Qui l’etica è soggettiva, la mia è questa: dietro motore organizzato no, dietro motore arrembato in corsa sì (anche se non degnissimo); in gruppo sì, anche se poco degno; con il vento a favore assolutamente sì, un buon ciclista deve essere anche marinaio! Comunque l’argomento è complesso e, esclusi i KOM motorizzati, prenderei per buono anche per Strava il motto dell’anarchismo metodologico: anything goes! Oramai accetto quasi serenamente anche l’esistenza di segmenti doppi o mal disegnati, pensate un po’.
Ultimo ma non per importanza c’è l’aspetto social: su Strava ho conosciuto molti ciclisti che altrimenti non avrei conosciuto o che magari avrei conosciuto lo stesso per via del forum ma non allo stesso modo, poiché Strava, molto più del forum, ti dà un’idea del ciclista oltre che della persona; l’aspetto personale però non manca, i giri sono commentabili, si può dare ad ogni giro un attestato di stima attraverso il kudos che, tra amici, diventa quasi una consuetudine e, soprattutto, le uscite sono intitolabili: tra i miei contatti si sono visti dei titoli capolavori di creatività! Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia dell’aspetto social: gente che mette in dubbio le tue prestazioni, altri che ti bloccano perché hai iniziato sistematicamente a saccheggiare il loro elenco di KOM, quelli che dicono che lottare per i KOM è infantile se non patologico ecc. (comunque capisco che se uno per andare in cerca di nuovi KOM si mette a sfogliare il tuo elenco perché sa che sei meno forte sia fastidioso e, quindi, rivaluto anche il bloccaggio come una strategia di guerra lecita! È un gioco, il bello del gioco è che sia combattuto con strategie degne dell’Arte della guerra di Sun Tzu!). Comunque anche rispondere a queste accuse è, a suo modo, divertente e creativo, quindi ripeto: anything goes! Intanto si sa che, per certi tipi di persona, se dici che vai forte e non hai la traccia del Garmin non ti credono; se gliela mostri, ti dicono che l’importante è andar forte con il numero sulla schiena; se vai forte con il numero sulla schiena allora hanno la certezza: sei dopato!
Non so se lo si sia letto tra le righe, ma a me Strava, con i suoi meccanismi e le sue diatribe, piace; dovessi dargli un valore con un paragone ciclistico potrei dire che non rinuncerei a Strava per una coppia di Lightweight. Ma per la Urgestalt completa un pensierino potrei farcelo!
Francesco Capra (LINK account STRAVA)
account bdc-forum “scalatore delle langhe”
D’accordo o in disaccordo, chiedo però cortesemente di mantenersi a) sul tema e b) con toni “pacati” se ed eventualmente volete esprimere la vostra opinione di seguito, nei commenti. Grazie.
P.S. rinnovo il precedente invito, chiunque voglia inviare, condividere articoli o argomenti specifici può farlo contattandomi via mail, indicazioni di seguito in firma.
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Dott. Massa Roberto
operatore sportivo, allenatore, preparatore atletico, coach
Laureato in Scienze Motorie – Sport & personal trainer
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