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Stress e performance sportiva: come il livello di stress influenza la qualità della nostra prestazione sportiva – 2a parte

Questo articolo (qui potete trovare la prima parte) è scritto in collaborazione con un altro utente del nostro forum, Cesare Picco (Cesarotto sul forum), Psicologo esperto di gestione dello stress.

Eccoci alla nostra seconda puntata sullo “stress e performance sportiva”. Nella prima abbiamo visto come un livello ottimale di stress ci permetta di rendere al meglio, utilizzando a pieno le nostre potenzialità. In questa parte ci interrogheremo su come leggere a quale livello di stress siamo e come riportare il livello di stress ad un livello ottimale, migliorando così le nostre prestazioni.

Come potete osservare nella parte destra della curva (già presente nel precedente articolo) abbiamo inserito 3 livelli. Ad ognuno di questi livelli corrisponde un livello progressivamente crescente di stress. Nel punto 1 il nostro livello di stress supera il livello adeguato, nel punto 2 è eccessivo e nel 3 è decisamente poco sopportabile. Lo stress a questi 3 livelli, e in tutti i punti a destra della curva, influenza negativamente le nostre prestazioni.
Faccio un esempio: se la sera prima di una gran fondo mi trovo al punto 3 probabilmente potrei incorrere in difficoltà ad addormentarmi, avendo così meno energie la mattina seguente. Inoltre, al crescere dello stress si assiste ad un aumento del battito cardiaco, che in gara ci porterà ad avere meno gioco cardiaco all’aumentare dello sforzo. Un aumentato battito cardiaco si associa anche ad un crescente consumo energetico, che in una competizione di resistenza ci potrebbe danneggiare, facilitando l’insorgenza di crisi. Da quanto detto risulta di notevole importanza riuscire a portare il nostro livello di stress nella parte centrale della curva, indicata con il termine “eustress”.

Come fare?! La risposta sta nel sapere ascoltare il nostro corpo o nell’imparare ad ascoltarlo. Lo stress ci parla attraverso il mal di testa, una tachicardia, la velocizzazione del respiro, l’aumento delle funzioni urinarie o intestinali, dolori gastrici o difficoltà digestive, l’affaticamento visivo, stanchezza, dolori cervicali. Ogni parte del nostro corpo ci può dire a che punto siamo su questa curva. Importante sottolineare che ogni corpo ha un suo linguaggio e bisogna imparare a parlare proprio il linguaggio del nostro corpo se vogliamo leggere il nostro livello di stress.
Per capire come può parlarci il nostro corpo, porto il mio esempio personale di funzionamento. Ai 3 livelli il mio corpo mi parla con segnali differenti:
Punto 1: percepisco il battito cardiaco accelerare e sento il sangue affiorare alle mie guance.
Punto 2: sento il mio stomaco appesantirsi e incontro alcuni problemi digestivi.
Punto 3: il mio pensiero si annebbia e fatico ad ascoltare quando le altre persone mi parlano.
Come detto prima questi esempi valgono unicamente per me e mi aiutano a leggere il mio livello di stress, ma non possono essere generalizzati per tutti. Per alcuni di voi, ad esempio, al punto 1 potrebbe esserci un affaticamento visivo, al punto 2 un leggero mal di testa e al 3 un disagio intestinale. Ognuno di noi a questi 3 punti ha segnali individuali.
A questi miei 3 livelli di stress ho 3 antidoti differenti che, come prima, valgono per me e non è detto che siano generalizzabili. Ve li propongo:
Punto 1: passo qualche minuto da solo.
Punto 2: prendo la bici e vado a fare la salita del Sacro Monte a Varese.
Punto 3: Passo una giornata in casa e mangio cibi saporiti in grande quantità.

Quando mi accorgo di arrivare al punto 1, 2, 3 so che intraprendendo queste attività il mio livello di stress si abbassa e rientra nella fascia produttiva. Chiaramente è molto più semplice riportare il mio stress ad un livello ottimale se sono al punto 1, mentre se sono al punto 3 dovrò fare più fatica ed impiegare più tempo. Se pongo molta attenzione al mio corpo e al segnale che il mio corpo mi fornisce al punto 1, potrò rispondere celermente avendo effetti efficaci in poco tempo.
Se nel fine settimana ho una gran fondo o un’attività sportiva a cui tengo dovrò stare attento a non far superare il punto 1 o al massimo il 2, altrimenti non riuscirò a riallinearmi per la competizione diventando performante.
A mio avviso, credo sia molto importante interrogarci su come il nostro corpo ci parla e di come noi possiamo rispondergli. Per fare questo potete domandarvi come il vostro corpo parla a questi 3 livelli di stress e se avete delle strategie, che possono funzionare a questi livelli. Buona riflessione.
Ciao,
Cesare

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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