Questo articolo è scritto in collaborazione con un altro utente del nostro forum, Cesare Picco (Cesarotto sul forum), Psicologo esperto di gestione dello stress. Potete leggere una sua breve biografia in calce.
Lo stress viene definito come “una reazione adattiva di un organismo stimolato da fattori esterni. Stress è indifferentemente la risposta a un eccesso o a una mancanza di stimolazione rispetto a un livello ottimale al quale corrisponde il miglior funzionamento dell’organismo” (Selye, 1956).
Prima iniziare a riflettere sul grafico è importante fare una precisazione: questa rappresentazione è solo indicativa del rapporto tra livello di stress e performance, perché ogni persona ha una curva con una forma unica e singolare.
Iniziamo ad analizzare questo grafico; sull’asse orizzontale è indicato il livello di stress, che all’incrocio degli assi è minimo e mentre ci spostiamo verso destra aumenta progressivamente. Sull’asse verticale è indicato il livello della performance/della prestazione, che all’incrocio degli assi è scadente e mentre procediamo verso l’alto migliora, fino a raggiungere livelli ottimali. Guardando attentamente il grafico scopriamo che a livelli bassi di stress, la nostra performance sportiva sarà scadente. Al crescere dello stress, anche la nostra performance migliora, fino a raggiungere un punto massimo (il nostro top). Passato questo livello di stress la performance cala, in un primo momento rimanendo soddisfacente, per poi tornare ad essere scadente ad un aumento ulteriore di stress. Cosa possiamo concludere?
Se sono poco stressato la mia performance sportiva sarà scadente
Se sono molto stressato la mia performance sportiva sarà scadente
Se sono abbastanza stressato la mia performance sportiva sarà buona
Prendiamo a qualche esempio concreto in ambito calcistico. Torniamo indietro di qualche anno: finale di Champions League Milan-Liverpol giocata ad Instanbul. Alla fine del primo tempo il Milan era in vantaggio 3 a 0. Segnarono Maldini e poi Crespo per due volte. E’ ipotizzabile che i giocatori del Milan siano entrati in campo con un livello di stress ottimale, che è quindi coinciso con un livello di performance massimo. Alla fine del primo tempo i giocatori, forse paghi, si sono probabilmente sentiti già al sicuro. Questo ha portato a una brusca riduzione del livello di stress, che ha prodotto una riduzione brusca della performance. Passando a un esempio più generico, capita spesso che importanti squadre di serie A incontrino in coppa Italia degli avversari delle leghe minori e rischino di perdere o perdano per uno scarso impegno e un approccio molto rilassato (basso stress). Questi esempi ci chiariscono come un basso livello di stress possa danneggiare le nostre competizioni sportive. Quindi il primo punto da evidenziare è che per rendere al meglio durante una competizione sportiva è necessario avere un livello di stress sufficientemente alto, mentre se al contrario siamo poco stressati non riusciremo ad utilizzare tutte le risorse a nostra disposizione (punto 1).
Ora pensate al più forte giocatore italiano di calcio degli ultimi 30 anni. Molti di voi staranno pensando a Roberto Baggio. Baggio è stato un giocatore dalla tecnica sopraffina, capace di lanciare e calciare il pallone sempre con grande controllo e precisione. Baggio, per queste sue doti, probabilmente durante gli allenamenti era capace di calciare una lunga serie di rigori con un’altissima probabilità di realizzazione. Ora però pensate al Baggio rigorista durante le partite trasmesse in televisione e vi tornerà alla memoria il rigore sbagliato durante la finale con il Brasile ad USA ’94, come ad altri errori. Come possiamo spiegarci questo fatto? Uno sportivo può essere anche molto competente in un’attività, ma se viene sottoposto ad alti livelli di stress, la sua performance cala vistosamente (punto 2). Per questo, Baggio quando si è trovato alla lotteria dei rigori in una finale mondiale ha provato un forte stress, che l’ha portato a sbagliare.
Quanto ci stiamo dicendo ci porta a concludere, che lo stress per rendere al meglio durante le nostre performance sportive non deve essere ne troppo alto, ne troppo basso. Lo stress deve essere abbastanza alto. Questo ci permette di rendere al meglio. Se pensiamo ai film sul rugby, sul basket o su qualsiasi sport sarà facile ricordare come le squadre si carichino prima di entrare in campo, lanciando urla propiziatorie o promettendosi di sconfiggere l’avversario. L’haka degli All Black, la danza svolta dalla famosa nazioale di rugby, non serve unicamente per spaventare gli avversari, ma anche per alzare il livello di stress. Se tornate alle vostre gare sportive e vi concentrate sui minuti che precedono l’inizio della competizione, vi troverete a ripetervi mantra e a caricarvi emotivamente. Quindi per rendere al meglio durante una competizione sportiva il nostro livello di stress deve essere sufficientemente alto (punto 3).
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La domanda che può sorgere dopo aver delineato questi tre punti credo sia: come faccio a portare il mio stress nella parte della curva indicata con il nome “eustress”, così da rendere la mia performance sportiva massima? Per rispondere a questa domanda bisogna saper rispondere a una ulteriore domanda: dove sono io su questa curva? Sono nella parte destra? Quanto sono a destra? Sono a sinistra? Quanto a sinistra?
Per capire come devo agire sul mio livello di stress, per massimizzare la mia performance sportiva devo sapere il mio attuale livello di stress. Ogni strategia deve essere connessa a quanto è alto il mio attuale livello di stress, per fare in modo da renderla efficace. Inoltre non esistono strategie universali, ma soltanto strategie individuali. Devo sapere cosa funziona per me a quel dato livello di stress. Questa complessità può apparire insoddisfacente, ma se imparo a conoscermi e a conoscere la mia curva dello stress le mie prestazioni potrebbero beneficiarne notevolmente. Per un approfondimento di questa seconda parte e delle modalità per conoscere dove sono posizionato sulla curva dello stress vi rimando alla prossima puntata.
Cesare Picco
Cesare Picco è uno psicologo che si occupa di stress e della gestione dello stress. Su questa tematica ha curato numerosi percorsi formativi per lavoratori di aziende multinazionali e di ogni dimensione.
Ha collaborato come psicologo orientatore presso l’università di Milano Bicocca, in cui ad oggi svolge attività di ricerca. Cesare Picco è specializzando in psicoterapia ad indirizzo Analitico Transazionale e si occupa privatamente di attività clinica presso www.psicologibusto.it
Da sempre appassionato di sport si rivolge prima al calcio, sport che svolge in prima persona fino ai primi anni universitari. Negli ultimi anni si innamora del ciclismo, che pratica come appassionato nel tempo che l’attività lavorativa gli concede. La pratica di questo sport affascinante lo porta a porsi diversi interrogativi di natura psicologica, che desidera affrontare con voi.
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