Buone notizie per i ciclisti urbani e viventi lungo la verde A4. Una ricerca condotta dall’Ospedale universitario di Bruxelles è il primo studio che dimostrerebbe l’impatto degli inquinanti dell’aria sui vasi sanguigni dei polmoni. Ricerca presentata all’annuale meeting EuroEcho-Imaging 2016 dalla European Association of Cardiovascular Imaging (EACVI).
L’emodinamica polmonare, ovvero lo studio dei flussi sanguigni nei polmoni, è stata misurata in 16295 pazienti nell’arco di tempo tra il 2009 ed il 2013, ed incrociata con uno studio individuale sull’effetto dei fumi di scarico diesel su 10 volontari maschi in ambiente controllato, a cui è stato somministrata dobutamina, che simula gli effetti dell’esercizio fisico sui vasi sanguigni.
I livelli di PM10 e PM2,5, il particolato fine, associati alle emissioni diesel, danno degli effetti negativi sulla funzionalità del ventricolo destro del cuore, parte anatomica che rifornisce di sangue i polmoni.
Il Dr Jean-Francois Argacha, cardiologo all’ospedale universitario UZ Brussels in Belgio, ha dichiarato:
“E’ un serio problema per le persone che vivono e praticano sport in ambienti urbani inquinati per cui l’esercizio può danneggiare i polmoni e portare in teoria ad uno scompenso cardiaco fatale. L’inquinamento atmosferico associato ad un maggiore tono vascolare dei polmoni rende più difficile per il sangue fluire ai polmoni. Un’esposizione più lunga agli inquinanti atmosferici sembra necessaria per stabilire l’effettiva capacità del cuore di pompare efficacemente sangue ai polmoni”.
L’esposizione alle emissioni di gasolio esausto non avrebbe effetti negativi sui polmoni a riposo, ma lo sarebbe durante un’attività fisica.
Il Dr. Argacha ha aggiunto che per minimizzare i rischi alla salute l’unico modo è limitare le attività fisiche durante i giorni di intenso inquinamento atmosferico. Altri studi saranno necessari prima di poter dare indicazioni sull’intensità e durata degli esercizi.
“Le fonti di inquinamento che stanno diventando sempre più importanti sono le emissioni inquinanti dei motori oltre alle polveri dovute all’usura di pneumatici e freni. Non esistono evidenze sulle capacità di riduzione del particolato fine inalato grazie a maschere facciali. […]Purtroppo la quantità di emissioni diesel definite negli standard dell’Unione Europea differiscono da quelle dell’Organizzazione mondiale della sanità, ed è pertanto difficile proteggere la popolazione tramite la legislazione vigente.”
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