Tadej Pogačar (Slovenia) era il favorito n°1 della vigilia del mondiale di Zurigo ed ha mantenuto i pronostici laureandosi campione del mondo. Lo ha fatto a suo modo però, con un attacco ai -100km e rimanendo completamente da solo ai -50km realizzando una cavalcata senza precedenti. Secondo l’australiano Ben O’Connor, terzo il campione uscente Mathieu van der Poel (Paesi Bassi).
Gara senza storia o quasi questa prova in linea mondiale. Formatasi una fuga con una decina di corridori che hanno raggiunto i 3′ di vantaggio e con le squadre principali in controllo, Pogačar ha deciso (senza pianificazione a suo dire) di partire all’attacco quando mancavano 100km al traguardo. Raggiunti i fuggitivi con il compagno di squadra Jan Tratnik ad aspettarlo è rimasto nel gruppetto per un po’, mentre dietro si è scatenato il panico con il Belgio a tirare forsennatamente.
A Pogačar è bastato farsi accompagnare sino alla salita della Zurichbergstrasse per poi partire accompagnato solo da Pavel Sivakov. Il francese a suo volta gli ha fatto compagnia per un giro del circuito ancora per poi vedere lo sloveno involarsi ancora sulla salita principale. Da li, -50km dal traguardo, è stato un assolo di Pogačar che ha gestito la propria corsa mantenendo sempre circa 45″ su chi rincorreva. Dietro la corsa è esplosa con tentativi raffazzonati da parte di svariati corridori, che però non sono mai riusciti ad organizzare niente, oltre a non avere le gambe per recuperare lo sloveno. Nel caos è riuscito a scappare dal gruppeto Ben O’Connor che completa la stagione della vita con l’argento mondiale. MvdP terzo allo sprint degli altri.
Solo altri due corridori nella storia sono riusciti a vincere Giro, Tour e mondiale nella stessa stagione: Eddie Merckx (1974) e Stephen Roche (1987).
Primo degli italiani (mai in corsa) Giulio Ciccone 25°.
Qualunque atleta di buon livello è "geneticamente portato", nel senso che è molto difficile/impossibile arrivare a certi risultati senza caratteristiche fisiologiche lontane dalla media; ma poi c'è il fattore allenamento, che affina/sfrutta quelle caratteristiche per arrivare alle prestazioni massime possibili. Per cui ci sono atleti in cui il lato "genetico" è "più prevalente" ed altri in cui è "più prevalente" l'applicazione. Ecco, Mennea era senz'altro dotato geneticamente (o non sarebbe riuscito a competere a quei livelli) ma non ai livelli di tanti suoi avversari; ma altrettanto certamente faceva dell'allenamento, della disciplina, dell'applicazione il suo punto di forza.
A me non importa se è dopato o no, se è un fenomeno o no. Questo dovrebbe essere sufficiente a squalificarlo da tutto e per tutto!!! :azz
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