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[Test] Canyon Endurace CF SL Disc 9.0 Di2 con ruote DT Swiss ER 1100 DCUT

Qualche mese fa ci siamo fatti dare da Canyon l’ennesima Endurace per una prova un po’ speciale: quella dell’ormai comprovato telaio da endurance della casa tedesca in versione Disc, novità 2017, a cui abbiamo montato le nuove ruote DT Swiss ER 1100 DCUT che vi abbiamo presentato qualche mese fa, abbinate ad un paio di copertoncini Schwalbe Pro One tubeless da 28mm.

Analisi statica

Come ormai dovreste sapere, Canyon vende solo online, quindi anche a noi è arrivato il classico cartone con la bici da “montare”. Ho messo volutamente le virgolette perché, in pratica, c’è molto poco da fare, se non montare la ruota anteriore, raddrizzare il manubrio e fissare la pipa. Un lavoro molto semplice fattibile da chiunque anche senza attrezzi specifici.

Il modello CF SL Disc 9.0 Di2 costa 3.799 Euro ed è montato con Shimano Ultegra Di2, ruote Zipp 30 Clincher, freni a disco Shimano Ultegra e copertoncini da 28mm con camera d’aria, per un peso rilevato da noi di 7.990 grammi in taglia 54.

Non voglio tediarvi con i dettagli del telaio, visto che lo abbiamo analizzato più volte per quanto riguarda geometrie e altri particolari, dunque vi rimando a questo link. Va detto che in questa versione disco è interamente nuovo, progettato e realizzato per andare incontro alle esigenze della tipologia dell’impianto frenante, pur rimanendo appositamente studiato per essere comodo sulle lunghe percorrenze, e non solo.

La prova si è svolta prevalentemente in inverno, con freddo e anche con strade bagnate, dopo aver cambiato le ruote come citato ad inizio articolo (tranne l’uscita iniziale). Il peso della bici “pimpata”, e senza camere d’aria, è di 7.680 grammi. Considerando che l’altezza del cerchio DT Swiss è di 47mm contro i 30 delle Zipp, si capisce subito che le ER 1100 DCUT sono un prodotto di alta qualità, e anche di un’altra fascia di prezzo (qui i dettagli). L’assenza delle camere d’aria fa risparmiare qualche grammo, visto che al loro posto è stato messo del lattice per sigillare i pneumatici.

A proposito di gomme, il montaggio dei Pro One sui cerchi DT è stato semplice, anche se sono stati necessari dei cacciagomme, perché la tolleranza è minore rispetto ad un copertoncino classico, per evitare di stallonare. Con l’aiuto di un compressore è stata poi portata in sede la gomma, gonfiata ad una pressione di 5.5 atmosfere sia all’anteriore che al posteriore.

In azione

Ero alla mia prima esperienza con la Canyon Endurace, e la curiosità era grande, perché avevo appena provato sia la Trek Domane (qui il test) che la nuova Specialized Roubaix (la prova). Sulla Canyon non ci sono elastomeri o mini ammortizzatori, in compenso il sistema reggisella / tubo piantone è piuttosto unico e mi ha dato fin da subito delle ottime sensazioni a livello di comodità e smorzamento delle vibrazioni.

Ho provato la bici prima con le Zipp e i relativi copertoncini con camera d’aria, per poi passare ai Schwalbe Pro One tubeless. La differenza di comportamento si potrebbe quasi definire “epocale”, e la posso paragonare solo all’avvento dei freni a disco su strada.

Innanzitutto la sensazione di scorrevolezza è aumentata molto: grazie alle pressioni più basse, la bici fluttua meglio sugli ostacoli dati dall’asfalto ruvido o dalle buche, permettendo di mantenere la stessa velocità facendo meno fatica. È un concetto conosciuto nel fuoristrada, questo, ma anche il motivo per cui i pro montano i tubolari. Sulle lunghe percorrenze è tutta energia risparmiata.

Il grip in discesa è aumentato, permettendomi di strappare alcuni KOM molti combattuti qui in zona, nonché di avvicinarmi al tempo di Nibali sulla discesa da Carona (suo giro di allenamento quando è a casa), pur essendo stato frenato da un camioncino nell’unico rilancio in salita. Lasciando da parte le discese a tutta, in curva sono riuscito a portare meglio in piega la bici, e a curarmi meno delle asperità del terreno.

Considerate che stiamo sempre parlando della stagione fredda, quando l’asfalto non è alla temperatura ideale per avere la migliore trazione. Non per niente sono andato a finire anche sul ghiaccio / neve, facendo lo slalom per rimanere sulle parti libere.

E qui veniamo all’altro componente aggiunto, le ruote DT Swiss. Al di là della loro leggerezza, considerando il profilo e il fatto che siano Disc, si sono rivelate molto robuste e con una larghezza interna del cerchio che si sposa alla grande con i copertoncini da 28mm. Questi non spanciano, malgrado le pressioni basse, e sono ben supportati lateralmente. Sulla qualità dei mozzi 240s c’è poco da dire, se non che sono il punto di riferimento e che la loro tecnologia viene usata anche da altri marchi.

Dove c’è qualcosa da segnalare è sull’altezza dei cerchi: 47mm vanno bene per girare in pianura, possibilmene senza vento di traverso. In montagna proprio il vento diventa un problema, con conseguente perdita della traettoria per folate improvvise, cosa che può diventare pericolosa in discesa.

Tornando alla bici nel suo complesso, montata in questo modo mi è piaciuta molto. Comoda, facile da guidare, e con una posizione in sella non esasperata che si presta molto a giri lunghi. Il manubrio integrato è stata l’unica parte che non ho ritenuto molto confortevole in presa alta “mediana”, perché piuttosto squadrata.

Sui freni a disco si è detto di tutto e di più, e dovreste sapere che ne sono un grande fan. Con delle gomme tubeless da 28mm, poi, si arriva all’apoteosi del discesista, o di chi gira per i monti, perché la potenza di frenata viene trasmessa a terra meglio, in particolare grazie alla pressione più bassa, soprattutto in condizioni di bagnato. Vale la pena ricordare che le ruote montate di serie, le Zipp 30 Clincher, sono anch’esse tubeless ready.

Conclusioni

Se qualcuno dovesse chiedermi consiglio su una bici per amatori, non avrei dubbi: un mezzo da endurance con freni a disco e gomme tubeless farebbe felici la grande parte degli stradisti, sia per la sua comodità che per la sicurezza in ogni situazione. Per questo motivo il peso leggermente maggiore di una equivalente con freni a pattino si fa più che compensare. Nello specifico, la Canyon Endurace rientra nelle cerchie delle bici da endurance ben riuscite, per di più ad un prezzo molto competitivo.

Canyon.it

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Pubblicato da
marco

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