Come preannunciato qui, dopo l’esperienza dello scorso anno con una Cervelo R5, quest’anno sarà una Cannondale Supersix Evo Hi-Mod Ultegra disc ad accompagnarmi per qualche migliaio di km e alcune granfondo in occasione delle quali vi darò delle impressioni sulla bici. Evento clou in programma (salvo new entry a sorpresa) sarà la 3Epic del 3 giugno di Auronzo di Cadore con arrivo alle 3 Cime di Lavaredo. Ho un bel risultato lì, non dico da difendere (non è aria quest’anno), ma quantomeno da onorare.
La bici mi è giunta verso la fine di marzo dopo aver concordato, sulla base della disponibilità, taglia e componenti anche sulla scorta delle indicazioni preventive di JFB’07 , biomeccanico che molti qui su Bdc-Mag già conoscono, col quale ho poi impostato le quote.
In attesa dell’esordio in gara ci ho già percorso un migliaio di km per adattamento, acquisire feeling col mezzo, rodare e lasciare assestare i componenti.
La trasmissione Shimano, come al solito, la si regola la prima volta e poi ce se ne dimentica, ma stavolta c’era l’incognita dell’impianto disc, che sulle bdc è ancora componentistica giovane. Sinora non hanno dato alcun problema di funzionamento e/o affidabilità. Le pastiglie metalliche non sono prontissime nella frenata a freddo e all’anteriore tendono, a volte (devo ancora capire in base a cosa a volte si, a volte no) ad essere rumorose in frenata. Parlo ovviamente del confronto con pastiglie in resina, non rispetto al sistema caliper, rispetto al quale la differenza è sostanziosa già su asciutto, mentre non ho ancora avuto modo di provare col bagnato ( e non ho urgenza di farlo).
La bici nel suo complesso ha sinora dato ottime risposte. Me ne sono già fatto una idea, sono per primo io curioso di verificarla nel corso dei mesi e soprattutto in gara.
L’esordio in gara:
Location prescelta, la GF Garibaldina di Mentana, location di una famosa battaglia di Garibaldi per l’unificazione d’Italia, che già lo scorso anno mi vide ai nastri di partenza con la Cervélo e che ben conosco per averla corsa anche nelle edizioni precedenti.
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Un percorso, abbastanza veloce, mediamente impegnativo (il lungo sono 134 km per 2000 mt di dislivello) con un’unica salita un po’ lunga ma pedalabile, e con molti saliscendi e cambi di ritmo, buono per rifinire la gamba e saggiare la Supersix in gara in vista di quelle che saranno prossime e più impegnative granfondo.
In questa occasione, le uniche modifiche alla dotazione di serie, sono una sella San Marco Aspide, al posto della Fizik, alle quali non riesco proprio ad adattarmi essendo abituato da sempre ad un minimo di scarico perineale e la guarnitura, una Rotor Inpower dotata di misuratore di potenza con analoghe corone 52-36 alla HollowGram di serie, che sarà alternata alla Rotor.
Due modifiche che non influiscono sulla resa della bici in sé. La cassetta, già di serie 11-28, sarà verosimilmente sempre conservata, offrendo quella rapportatura buona praticamente per tutte le salite (alle 3 Cime ci si abbinerà un 34 davanti).
La Gara
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Location problematica, per la gestione del traffico, come tutte quelle ambientate nell’immediato hinterland romano, asfalto, come di consueto, tutt’altro che impeccabile, e ogni anno un po’ peggio, ma organizzazione che di anno in anno migliora, sia nella gestione del traffico stesso (detto dall’ottica di chi viaggia sempre piuttosto avanti, nel primo, al più nel secondo gruppo), che dell’organizzazione delle griglie, nelle prime edizioni abbastanza caotica e che, giunta alla sua 6 edizione, consolida la propria tradizione di una manifestazione onesta, senza pretese di offrire panorami irrinunciabili (che non ci sono), ma che promette una giornata a misura di amatore, senza eccessive difficoltà di percorsi e con buona fruibilità di servizi. Quest’anno poi, oltre ad essere campionato regionale FCI era valida anche come campionato italiano Vigili del Fuoco. Due titoli che certamente ne hanno innalzato la partecipazione (oltre 1200 iscritti) e il livello qualitativo dei concorrenti.
Toccante nei minuti pregara il minuto di silenzio per la commemorazione di Michele Scarponi. Un minuto di un silenzio assordante come non ho mai sentito. All’improvviso, di migliaia di persone non si sentiva nemmeno il respiro, quando spesso, in queste occasioni, c’è sempre un irrispettoso brusio di sottofondo.
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Fasi di partenza classiche e consolidate con una andatura controllata dentro la cittadina, e il lancio della corsa su una salita di circa un km ancor dentro il centro abitato, in cui sembra quasi che la gara finisca dopo pochi km e tutti vogliono star davanti quindi anche quest’anno prima fase ad andatura esagerata, tanto che al bivio lungo/corto, dopo 40 km e 700 mt di dislivello eravamo ancora con 39 di media (concluderò i 134 km per 2000 metri ad oltre 34 di media).
Qualche consueta caduta, almeno davanti dove ero io, ma senza grosse conseguenze.
Era la mia prima gara quest’anno, ero dunque sempre un po’ a rimorchio per un po’ di mancanza di ritmo e ho preso diversi elastici e qualche buco, l’ultimo dei quali dopo una cinquantina di km mi ha fatto salutare il primo gruppetto. Non che cambiasse molto, mi avrebbero cotto e poi salutato più avanti. Sono rimasto con un una ventina di altri ciclisti con i quali come di consueto in questo percorso che non ha grossi tratti dove fare la differenza e soprattutto l’ultima salita molto lontano dall’arrivo. Sono andato al traguardo, raccattando qualcuno che era stato cotto da quelli di testa. Nella seconda parte di gara stavo molto bene, probabilmente meglio di molti dei miei compagni, ma una caduta all’ultima curva proprio davanti a me mi ha fatto perdere qualche posizione nella volata, fatta più per gioco che non per ottenere chissà cosa. La mia categoria vedeva già 5 concorrenti nei primi 10 assoluti.
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Sicuramente un buon allenamento per me e una giornata ottima, per una gara non distante da casa, quindi nemmeno impegnativa come tempo e trasferta.
La Cannondale
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Livrea di telaio e ruote a parte, perfettamente intonata con i colori della mia divisa, alla stregua delle personalizzazioni che si vedono al Tour per la maglia gialla (nel mio caso è una casualità, ovviamente), la Supersix si è comportata piuttosto bene, pur su un percorso più veloce che tecnico e poco in grado di far risaltare le doti di una bici. Sembra molto reattiva e pronta nei cambi di ritmo, soffrendo un po’ sui tratti sconnessi di asfalto. Nessun problema di sfregamento dei dischi sulle pastiglie, né nei rilanci in piedi sui pedali né a seguito di lunghi tratti da fare in frenata, segno di una buona graniticità del telaio ed efficienza delle pinze frenanti. Non c’erano grosse discese dove testare i dischi, ma nell’unica discesa vera, in prossimità delle frenate importanti, mi è sembrato, rispetto a quelli del mio gruppo, di aver un margine decisamente superiore sia nelle misure di frenata che nella sicurezza. Aspetto discese alpine per avere risposte più probanti, così come per le ruote, il cui medio profilo aiuta nei tratti veloci e nei saliscendi da far lanciati, mentre manca la prova di pendenze importanti per verificarne la resa in salita.
Prossimo appuntamento, probabilmente, alla Gf Valerio Agnoli che si correrà il 7 maggio a Fiuggi.
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