Ho avuto in prova la Pinarello Dogma X per un anno e l’ho usata in tutti i frangenti possibili e immaginabili: lunghi giri alpini, piattoni lagunari, gravel. È venuto dunque il momento di illustrarvi i risultati del test, anche perché nel frattempo le colorazioni sono cambiate.
Il modello che ho pedalato è quello top di gamma montato Shimano Durace Di2 e con ruote Princeton Grit 4540 DB, su cui erano montati originariamente dei pneumatici tubeless Pirelli P-Zero Race da 32mm al posto di quelli da 35mm che si trovano sui primi montaggi commercializzati. 35mm è anche la larghezza massima consentita. Il peso rilevato sulla nostra bilancia senza pedali, in taglia 540, è di 7.48 Kg. Io sono alto 179cm e ho un’altezza sella di 74cm.
Ho usato due set di ruote durante il test: le Princeton e le Fulcrum Sharq, come avete potuto già leggere dal test dedicato. Sempre sulle Sharq vi ho poi montato delle gomme da gravel da 35mm di cui vi parlerò la prossima settimana.
La Pinarello Dogma X è la bici da endurance del marchio trevigiano, vi rimando a questo articolo per vedere i dettagli che la distinguono nettamente dalla classica Dogma F. Impossibile non notare i foderi alti detti X-Stays, pensati per assorbire le vibrazioni provenienti dal terreno. Hanno fatto tanto discutere per il loro aspetto, a me non dispiacciono. La zona di rinforzo vicino al tubo piantone è un qualcosa di particolare che mi aspetto da una bici studiata per essere diversa dalla classica bici da corsa.
E che sia diversa lo si sente dalle prime pedalate, una volta che si è presa la briga di gonfiare le gomme tubeless alla giusta pressione, un dettaglio che fa nettamente la differenza. Ho trovato la quadra mettendo 4 bar al posteriore e 3.8 bar all’anteriore. Peso 71 kg svestito e con questo set up riesco ad avere un’ottima scorrevolezza in pianura e in salita, ed un grip mostruoso in discesa. Unito alla tranquillità di guida la Pinarello Dogma X si trasforma in un razzo anche su strade sconnesse, in particolare appunto in discesa.
Il copertone si deforma quel tanto che basta per avere una tonnellata di trazione, assorbire i piccoli impatti senza battere ciglio, coadiuvato dal telaio. La posizione in sella è più rilassata rispetto a quella della Dogma F, che avevo provato nelle Dolomiti lo scorso giugno, ma è proprio la comodità di guida che ne fa la differenza. Per essere sicuro delle mie sensazioni ho percorso il Sella Ronda due volte in due giorni, la prima con la Dogma X e il giorno dopo con la Dogma F. In entrambi i casi ho beccato la pioggia e il freddo.
Dopo i canonici 1600 metri di dislivello mi è parso subito chiaro come la Dogma X mi avesse dato più sicurezza nelle discese tecniche e/o con aslfalto malconcio, come quella dal Sella, proprio per i motivi citati sopra: maggior assorbimento delle asperità, più grip grazie alla sezione più larga dei copertoni e alle pressioni di esercizio più basse. Certo, la Dogma F è più scattante, più leggera. Più divertente? No.
Lo so che chi pratica bici da corsa se si sta divertendo vuol dire che non sta spingendo abbastanza forte perché non sente il sapore del sangue in bocca, eppure voglio vedere quanti dei centinaia di ciclisti che girano per i passi durante un qualsiasi weekend estivo tirino alla morte ogni salita, oppure se apprezzano una posizioni in sella più rilassata e una sicurezza complessiva nettamente più alta.
La rigidità dei due telai è diversa, e qui la Dogma F ha il naso davanti. Si nota bene sui rilanci a tutta, magari all’entrata di un tornante. Sarebbe strano il contrario. Ma non è che la Dogma X, presa da sola, sia uno spaghetto scotto, è semplicemente una bici pensata per i giri lunghi e non per le competizioni.
I dettagli sono curatissimi, come d’altronde è lecito aspettarsi da un prodotto di questa fascia di prezzo, l’unica cosa che mi ha dato fastidio è uno scricchiolio in zona sella, probabilmente provocato dal reggisella.
I freni con dischi da 160/140mm di diametro sono una sicurezza di cui non potrei fare più a meno, soprattutto su una bici come questa, su cui mi diverto a percorrere le discese a tutta. Va da sé che sul bagnato della scorsa stagione mi abbiano reso la vita più facile in tanti frangenti. Considerato il peso complessivo della bici, non c’è un motivo per cui lamentarsi dei freni a disco.
Conclusioni
Per chi è la Pinarello Dogma X? Per chi ama i giri lunghi, con tanto dislivello, con discese tecniche. Per chi non vede l’ora di tirare le curve al limite o in sicurezza, senza aver paura dell’immancabile piega nell’asfalto. Per chi vuole godersi una pedalata senza scendere dalla bici con il mal di schiena. Insomma, è probabilmente la bici ideale per la gran parte dei ciclisti su strada. Non è una endurance esagerata, il peso ne è la conferma, e l’indole sportiva di Pinarello non viene sottomessa in nome della comodità.
Geometria Pinarello Dogma X

Quindi mi risulta difficile fare un paragone con quello che ho provato in precedenza, dove non ero mai andato oltre i 28mm.