[Test] Specialized Aethos S-Works: un telaio sotto i 600 grammi!

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Una bici da corsa con un telaio che pesa meno di 600 grammi, viteria e forcellino compresi? Quando ho visto l’ago della bilancia mentre pesavo la Specialized Aethos in taglia 52 fermarsi sui 592 grammi, sono rimasto a bocca aperta, devo ammetterlo. Ma ancora più sorpreso sono rimasto quando ho messo alla frusta la nuova creazione del brand californiano. Nel mio caso, si tratta di una taglia 54 che, senza pedali, pesa 6.2 kg (a cui vanno tolti 78 grammi da quando ho montato le camere d’aria Schwalbe Aerothan). Sì, ha i freni a disco, e il rotore anteriore è da 160mm.

Quello che salta subito all’occhio è che ci troviamo di fronte ad una bici apparentemente senza tanti fronzoli. Niente tubi oversize, niente discorsi sull’aerodinamica o sulla comodità per distanze endurance. Tubi dritti, scatola del movimento centrale minimalista e con calotte filettate, tubo sterzo smilzo anch’esso, manubrio classico e con passaggio cavi esterno. A prima vista un design classico, senza tempo.

A guardare bene, però, questo è anche l’unico modo per poter concentrarsi su peso e rigidità, compito preso in carico dallo specialista tedesco Peter Denk, padre del progetto, che ha cominciato a lavorarci quando in Specialized disegnavano la Tarmac SL6. Per arrivare ad un peso del genere si è evitato di usare le cosiddette “lazy fibers”, cioè non ci sono rinforzi per aumentare la rigidità grazie alla forma del telaio, a cui si è giunti tramite 100.000 prototipi virtuali analizzati con un supercomputer noleggiato per l’occorrenza.

Rinunciando ai rinforzi, è stato necessario evitare che ci fossero punti del telaio stressati in maniera particolare, i cosiddetti “hotspots”, da qui l’elevato numero di prototipi virtuali. Lo spessore dei tubi è uguale ovunque, cosa che li rende più pesanti di quelli della concorrenza. Il peso viene risparmiato nelle giunzioni. Questo anche per dire che se uno si siede sul tubo orizzontale, non rischia di rompere niente.

Di seguito un grafico fornitoci da Specialized che mostra il peso della Aethos rispetto alla concorrenza (sx) e il rapporto della rigidità rispetto al peso.

Alla mia domanda su quale tipo di carbonio fosse stato usato, mi è stato risposto che è lo stesso Fact12r della Tarmac SL7 che avevo provato questa estate. La differenza di peso è quindi data esclusivamente dalla forma del telaio, più versato all’aerodinamica quello della Tarmac, più classico quello della Aethos.

Interessante la scelta del movimento centrale a calotte filettate, molto più facile se si vuole fare manutenzione e meno soggetto a schricchiolii nel tempo, malgrado sia più pesante del press fit. Neanche sull’impianto frenante è stata data particolare importanza al peso, infatti i freni Durace hanno dei dischi da 160/140mm (ant/post) di diametro. Da notare che all’anteriore si può montare solo un disco da 160mm, visto che, per tenere basso il peso della forcella, è stato sviluppato un adattatore che funziona con ogni flat mount disponibile sul mercato.

Il manubrio e l’attacco sono in carbonio ma non integrati, questa infatti è un’opzione di serie sull’edizione limitata a 300 pezzi “Founder Edition”, grazie ad un manubrio sviluppato da Roval, l’Alpinist. Gli ordini della Founder Edition potranno essere effettuati tramite il proprio rivenditore Specialized a partire da mercoledì 14 Ottobre ore 9.00, ogni Paese riceve un numero limitato di esemplari.

Bella, oltre che comoda e con un ottimo grip, la nastratura del manubrio.

6.2 kg con i freni a disco possono essere raggiunti con un set di ruote leggere, ed infatti la Aethos in prova monta le Roval Alpinist CLX in carbonio, con un canale interno di 21mm, un profilo di 33mm, esclusivamente per copertoncino, malgrado il loro canale interno con forma per gomme tubeless – e già nastrato.

La larghezza massima delle gomme è di 32m, come sulla SL7. In test ho usato delle Specialized Turbo Cotton da 26mm.

Qui sopra potete vedere la presa per la ricarica della batteria Di2.

Geometria

La geometria è la stessa della Tarmac SL7, l’unica differenza è stata dallo stack e dal reach, perché la SL7 necessita di 10mm verticali e 3mm orizzontali per farci stare il passaggio dei cavi interno al manubrio e alla serie sterzo.

La prova

Sono passato direttamente dalla Tarmac SL7 alla Aethos, potendo ancora sfruttare almeno un mese di temperature estive e quindi di percorsi alpini. 600 grammi di differenza, ma soprattutto un look completamente diverso, tanto che nessuno dei ciclisti che ho incontrato mi ha fermato per chiedermi di quale bici si trattasse. Troppo classiche le forme, poco appariscente il colore, e poi nessun logo sovradimensionato sul tubo obliquo che facesse da catalizzatore. Così, nel mio anonimato, ho potuto fare pause senza problema sui passi alpini, mettermi in scia ad ignari ciclisti per poi staccarli in salita e fermarmi al bar a bere qualcosa senza alcun tipo di stress da embargo. La Aethos è come una macchina con il motore truccato, ma senza alettoni e marmitte gigantesche. E senza motore.

Non ha neanche un montaggio esoterico, visto che monta un classico gruppo Shimano Durace con Powermeter Specialized su entrambi i lati, ma il bello di questa bici è proprio la sostanza, che è tantissima. Al di là del peso piuma del telaio, quello che si nota subito è la rigidità complessiva del mezzo, sia quando si spinge a tutta in fuorisella, sia quando si prende una curva in velocità. È proprio il rapporto peso/rigidità che fa la differenza nella Aethos, e non è una caratteristica che si valorizza con colori sgargianti o adesivi enormi.

Le tubazioni dritte, così bistrattate negli ultimi anni, sono i fondamentali della rigidità e della leggerezza del telaio, sia se si usa il carbonio che l’alluminio. In Germania poi, Paese di Peter Denk, la questione dei tubi dritti ha un che di filosofico oltre che di innato nel pragmatismo teutonico, con discussioni infinite nei forum di settore. A tal proposito mi ricordo in una diatriba fa gli ingegneri Canyon e quelli Syntace qualche anno fa (finirono entrambi nel presentare due mountain bike quasi identiche con i tubi dritti, la Liteville 601 e la vecchia Canyon Torque).

Certo, salire in sella ad una bici con un telaio che pesa come una borraccia piena può intimorire, ed è per questo che l’ho messa per bene alla frusta portandola sul Passo della Novena, girandoci anche un video. Purtroppo mi sono beccato vento contrario, ed il Garmin non è sempre ben visibile a causa della controluce, comunque sono riuscito a toccare gli 80 km/h su un asfalto a “beton”, cioé con giunzioni fra una placca e l’altra di cemento, cosa che richiede di lavorare un po’ con le gambe per non partire per la tangente.

La Aethos è stabile e facile da guidare anche con il vento, questo anche grazie alle Roval Alpinist, molto più adatte alle Alpi rispetto alle sorelle Rapide (51 e 60mm di profilo, rispettivamente davanti e dietro), con le quali dovevo stare molto attento sulla Tarmac SL7. Ho fatto la stessa discesa anche con quella bici, ho dunque un metro di paragone. La ciliegina sulla torta è data dai freni a disco, spesso bistrattati per il loro maggiore peso rispetto ai pattini. La frenata è precisa, costante su ogni superficie e condizione atmosferica, anche se bisogna come saper frenare sul bagnato con le pressioni richieste da un copertoncino con camera d’aria, nel caso.

Specialized la definisce una bici “per il piacere di pedalare”, non la vedremo quindi alle gare dei Pro, anche perché bisognerebbe piombarla un bel po’ per entrare nei requisiti di peso dell’UCI. La vedrei però benissimo a qualche granfondo alpina con tanti metri di dislivello, considerando anche che i fanatici del peso potranno pimparla e scendere senza grossi problemi verso i 5 kg.

Mi vedo già la domanda: “È comoda?”. Non la definirei una bici comoda come una endurance, ma non ho avuto nessun tipo di problema anche durante uscite lunghe, probabilmente anche grazie alle ruote, non così dure come altri prodotti concorrenti e alle gomme da 320 TPI. Ho sempre usato una pressione intorno ai 7 bar.

Conclusioni

La Specialized Aethos S-Works si può tranquillamente definire come la bici dei sogni, non solo per il peso (e il prezzo), ma anche per il design senza tempo che la renderà piacevole alla vista anche fra una decade. Facile da guidare anche quando le discese diventano tecniche, un piacere da spingere in salita per la leggerezza e la rigidità che trasmette alla grande la potenza a terra, incarna pienamente lo spirito della bici da corsa: essere veloci.

Prezzi

AETHOS SW FOUNDERS EDITION: 12.999 euro

AETHOS SW ETAP Argento Sat/Perlato Rosso e Oro/Cromo | TAGLIE 49-52-54-56-58-61: 11.299 euro
AETHOS SW DI2 (in test) Carbonio Sat/Cangiante Rosso e Oro/Bronzo | TAGLIE 49-52-54-56-58-61: 11.099 euro
AETHOS SW TELAIO Carbonio Sat/Cangiante Rosso e Oro/Bronzo | TAGLIE 49-52-54-56-58-61: 4.499 euro
AETHOS SW TELAIO Carbonio Sat/Kerosene | TAGLIE 49-52-54-56-58-61: 4.499 euro
AETHOS SW TELAIO Verde Occhio di Serpente Cangiante/Nero: 4.499 euro

Specialized.com

 

Commenti

  1. ghesso:

    Può essere che una versione un pò più pesante e meno costosa abbia un buon riscontro di vendite, però personalmente ritengo che se togli il fattore peso questo progetto perda molto del suo "significato" ed appeal.
    non ha nessun significato ed appeal, a parte il peso....se lo togli?
  2. ghesso:

    Può essere che una versione un pò più pesante e meno costosa abbia un buon riscontro di vendite, però personalmente ritengo che se togli il fattore peso questo progetto perda molto del suo "significato" ed appeal.
    indubbiamente.
    pesasse 7 kg per dire , non so gli altri ma io avrei gia' girato pagina.

    purtroppo o per fortuna io sono un peso leggero e con pochi watt , dopo la sicurezza : telai testati ( quindi no cina), i disc (per me) ecc. , il peso e' la discriminate.

    pesassi 80 kg con watt , francamente me ne fregherei di mezzo chilo di differenza

    - Restando lucidi ora pero' non resta che aspettare . cosa?
    1) che esca il D12 e ruote identiche ma ufficialmente tubeless ready
    2) che la concorrenza si adegui e presumo lo fara' , con anche una guerra sui prezzi (spero)
  3. marco:

    sono tubi dritti. Se vuoi tenere il peso basso non c'è altra strada.
    in parte è vero, ad esempio l’emonda prima e seconda generazione da questo punto era più originale, questa è di una banalità unica.
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