Questa primavera, prima delle classiche del nord, Trek aveva presentato al pubblico la nuova Domane SLR. BDC-MAG ha potuto provare la versione Project One Race Shop Limited, in carbonio 700 OCLV, cioè il più leggero e resistente.
Le principali novità di questa rivisitazione di una delle più riuscite endurance bike del mercato riguardano principalmente l’aggiunta del Front IsoSpeed, ovvero del sistema che è al cuore della Domane per isolare le sollecitazioni provenienti dalla strada portato anche nella metà anteriore della bicicletta. In questa versione la flessibilità verticale, secondo Trek, è incrementata del 10% rispetto alla precedente. Nella foto qui sotto potete vederne, nascosto nel tubo sterzo, il meccanismo.
Il sistema IsoSpeed vero e proprio è stato rivisitato con l’aggiunta di una slitta sulla parte posteriore del reggisella che permette la regolazione della durezza del sistema. Con la regolazione più morbida la flessibilità verticale è incrementata del 14% rispetto al passato, sempre secondo i numeri forniti da Trek.
Nelle foto qui sopra potete vedere il pomello per la regolazione. Più lo si sposta verso il basso, e più “morbido” sarà il retrotreno della Domane. Molta intuitiva la sua regolazione, sia per le grafiche che riportano il pavè per segnalare la parte più morbida, sia per spiegare come stringere il sistema. La vite che vedete nella foto sottostante viene stretta con il bullone che tiene fermo il portaborraccia fissato sul tubo sella.
Altrettanto importanti, in ottica smorzamento delle vibrazioni, le gomme da 28mm che, se gonfiate con la giusta pressione, rendono tutta la bici molto tranquilla. La Domane in test era dotata anche di cerchi in carbonio Aeolus 3 TLR, con profilo da 30mm e mozzi DT Swiss, dove TLR sta per tubeless ready. I nostri copertoncini erano però dotati di camere d’aria.
Il gruppo è un Shimano Durace meccanico a 11v, scelta oculata in vista del previsto utilizzo della bici, cioè anche su superfici disomogenee su cui è difficile cambiare con precisione se si usano le leve del Durace elettronico, a causa della loro ridotta dimensione che le rende problematiche da maneggiare quando le dita vibrano.
Un altro punto critico per la riduzione delle sollecitazioni e vibrazioni nell’interfaccia tra ciclista e bicicletta è il manubrio. La nuova Domane SLR monta il Bontrager IsoCore, un manubrio costruito con uno strato interno continuo di elastomero termoplastico annegato nel carbonio OCLV, che permette una riduzione delle vibrazioni ad alta frequenza del 20% rispetto un manubrio privo di questo componente (secondo Trek).
La Domane in prova era inoltre dotata di misuratore della velocità integrato, situato sul fodero posteriore sinistro, e di un misuratore della cadenza.
Altra integrazione è quella del supporto per il Garmin e per la telecamera Garmin Virb. Non è possibile attaccarci un Garmin 1000, perché il supporto è troppo corto.
Freni tradizionali sul modello in prova, esiste però anche la Domane SLR Disc, con freni a disco.
Il peso rilevato della bici in test, senza pedali, è di 7.1 kg.
Quando si sale in sella alla nuova Domane si ha l’impressione di entrare in una macchina super accessoriata: vuoi per il supporto per il Garmin e i sensori integrati, vuoi per il manubrio molto comodo. La cosa non cambia quando si “fa partire il motore”, cioè si comincia a pedalare: la sensazione di scorrevolezza quasi stacca il ciclista dalla strada. Sembra uno slogan pubblicitario, ma non lo è. L’insieme delle caratteristiche elencate qui sopra ha come risultato una comodità e un assorbimento delle vibrazioni piuttosto unico. Per evitare di cadere nel tranello dell’effetto placebo, dato dalle tante caratteristiche uniche della Domane, abbiamo pensato bene di testare questa bici per quasi tre mesi, pedalando ogni tanto un mezzo che non fosse da endurance come questo, e le nostre sensazioni si sono rivelate esatte.
Per cominciare abbiamo girato con l’isospeed posteriore regolato sulla massima durezza. In questo caso lo smorzamento delle vibrazioni viene più dalle gomme di sezione generosa che dal retrotreno, rimane comunque quella comodità che permette di chiudere lunghi giri alpini (la foto del passo Albula si riferisce ad una pedalata di 200km e oltre 3000 metri di dislivello) senza affaticare troppo schiena e braccia. Per quando riguarda queste ultime, il manubrio “rivestito” gioca un ruolo fondamentale, anche quando si pedala senza guanti, come nella maggior parte del test.
Se le strade svizzere non fanno testo quando si cercano tratti sconnessi, quelle intorno al Lagorai si prestano di più a questo tipo di prova, così siamo partiti per un altro giro impegnativo (160 km e oltre 4.000 metri di dislivello) intorno al massiccio che si sviluppa fra la Val di Fiemme e la Valsugana.
La stanchezza dovuta alla durezza dell’itinerario non può venire nascosta ma, anche in quel caso, la comodità complessiva della bici si è fatta apprezzare. Comodità che diventa ancora più accentuata quando si lascia lavorare l’Isospeed posteriore: portando il pomello a circa 2/3 della slitta, verso il basso, la differenza è sostanziale. Le vibrazioni provenienti dal retrotreno tendono a sparire, dando una sensazione di scorrevolezza veramente notevole. Il lavoro dell’Isospeed anteriore è piuttosto diverso, perché tende ad attutire gli impatti più violenti, e non a mangiarsi via le vibrazioni. Compito questo che viene svolto dall’imbottitura del manubrio.
La filosofia di Trek é quindi chiara: lasciare lo sterzo molto rigido e “salvare” le mani con il rivestimento del manubrio, ma dare la possibilità di rendere morbido il retrotreno. A guardare bene la scelta è molto ben pensata. Basta andare su una sezione molto brutta di pavé, o di fuoristrada, piana. Il ciclista sarà costretto a star seduto per poter pedalare senza che la gomma posteriore slitti, e dunque non potrà attutire le vibrazioni con le gambe. All’anteriore, invece, il lavoro di braccia sarà sempre possibile, senza però dover diminuire la rigidità della forcella con inserti vari.
La domanda che ora sorge spontanea è se l’Isospeed posteriore non si mangi via anche dei Watt, quando si pedala sul liscio. Ci sentiamo di dire che la perdita di potenza tende allo zero, questo grazie al fatto che i foderi alti non flettono (come su bici di alcuni concorrenti) e che il posteriore risulta molto rigido nel suo complesso, anche quando si scatta.
Al di là della comodità e della sensazione complessiva di scorrevolezza, la Domane è dotata di una geometria lontana dagli estremi garaioli che spesso si vedono in giro, non per niente Trek la chiama “Endurance fit”. Busto piuttosto rialzato, piccolo dislivello sella-manubrio. In poche parole, un reach e uno stack “medi”. Questa caratteristica rende la Domane una bici molto polivalente, anche nella versione Race Shop Pro che avevamo in test che, rispetto al modello “endurance”, ha un tubo orizzontale leggermente più lungo, un movimento centrale più basso e un passo ruota più lungo.
Nel modello in prova le ruote con profilo alto si sono fatte sentire molto nei tratti ventosi, in particolare in discesa, dove l’anteriore sbacchetta facilmente in presenza di folate. Sempre parlando di discese, la frenata é buona, ma i pattini impiegano un discreto lasso di tempo prima di mordere con decisione la pista in carbonio delle ruote, cosa che non permette di fare staccate al limite con la dovuta precisione. A chi gira tanto in montagna consigliamo il modello con i freni a disco e un set di ruote a basso profilo.
Lo spettro di utilizzo della Domane è enorme: va dal granfondista all’amatore che ama i giri lunghi, indipendentemente se in montagna o in pianura, arrivando fino al ciclista con problemi alla schiena. Passati sono i tempi in cui bisognava soffrire in sella per poter essere veloci: le ben pensata combinazione fra accorgimenti smorza vibrazioni, gomme larghe e geometria non estrema fanno delle Domane una delle migliori bici sul mercato.
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