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Le ruote Bontrager Aeolus Pro 3 Tlr: 19,5mm il canale interno. 1600gr il peso, che in versione disco potremmo definire buono. I meccanismi dei mozzi sono il riferimento, ovvero i DtSwiss 240. Tubeless ready.
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Il tipico reggisella “invertito”, marchio di fabbrica di Trek.
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Il design globale del telaio ricalca gli stilemi tipici della famiglia Trek. Nel complesso abbastanza essenziale.
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Molto minimale la forcella, che non presenta il passaggio interno della guaina. Non molto elegante rispetto altre soluzioni, ma probabilmente più leggero.
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Uno dei miti persistenti nel mondo amatoriale è quello che riguarda la “sensibilità”, ovvero la dote di accorgersi o meno delle differenze tra bici e componenti, o delle caratteristiche di questi. Secondo questo mito ci sono persone in grado di accorgersi di differenze minime di peso o rigidità o flessibilità o altro tra due bici o due componenti o addirittura di singoli componenti di una bici, come una forcella o un reggisella. Noi non vogliamo negare che ci sia la possibilità di avere delle “sensazioni” diverse riguardo questi elementi, anche se spesso accorgersi della differenza data da pochi grammi di peso o di “rigidità” di un singolo componente è cosa che sfugge persino a strumenti di misura piuttosto precisi (chi è capace di accorgersi di differente di +/- 5 Watt mentre pedala con un misuratore di potenza?).
E soprattutto, ammesso che si percepisca la differenza, la si percepisce rispetto a cosa? A quanti altri componenti? A quante altre bici? Senza voler particolarmente tirare acqua al mio mulino, c’è una grossa differenza tra provare molte bici e molti componenti e provarne 1-2, nel senso che nel tempo ci si forma un database, seppur di soggettive sensazioni, che serve a comparare e mettere in relazione tra di loro queste sensazioni.
Il caso della prova della Trek Émonda SLR 8 disc in oggetto è un esempio di questo, nel senso che la bici è arrivata il giorno prima della restituzione della BMC RoadMachine, provata in concomitanza con la Cannondale Synapse.
Fatte le opportune regolazioni di base, salire in sella ad una bici nuova il giorno dopo averne provate altre due, sui propri percorsi, da la possibilità di accorgersi abbastanza bene delle differenze, anche senza sensibilità paranormali. Ed è stato il caso della Émonda, che fa parte di una categoria diversa rispetto le altre due bici appena provate, ovvero una macchina da salita votata alla leggerezza piuttosto che all’endurance.
La versione del test è montata con trasmissione Shimano DuraAce 9100 (50/34-11/28), , ruote Bontrager Aelous Pro 3 TLR con profilo da 35mm, sella Bontrager Montrose Elite in titanio, reggisella Bontrager Ride Tuned in carbonio, offset 20mm, attacco manubrio Bontrager Pro, 31.8mm, 7 gradi, con supporti per computer e luci e manubrio Bontrager XXX, carbonio OCLV, VR-C, 31.8mm e copertoni Bontrager R3 28mm (invece dei 25mm di serie).
Senza pedali, in taglia 60 (geometria H2) il peso è di 6,95kg alla nostra solita bilancia.
La Émonda è la prima bici provata con freni a disco sotto i 7kg. Ovvero 1 etto meno della versione rimbrakes provata da noi tempo fa.
In attesa di una nuova versione della Madone, che oramai si pone come bici “aero”, la Émonda si pone come la bici “da salita” della casa di Madison. Una bici essenziale, ovvero senza trovate particolari come per le due sorelle Madone e Domane, due delle bici più caratterizzate del panorama bici attuale, grazie a soluzioni particolari. La Emonda è una bici con un telaio che fa della leggerezza la sua forza, anche in questa versione per freni a disco.
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La trasmissione Shimano DuraAce 9100, in versione meccanica, si fa apprezzare per l’ergonomia superlativa dei comandi e per una funzionamento impeccabile. In questa versione meccanica un gradino sopra SRAM ad opinione di chi scrive, sia per qualità dei materiali che ergonomia. In versione elettronica invece la spunta l’eTap, personalizzabilità a parte.
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Rispetto alle bici endurance di cui si parlava in apertura la differenza è subito percepibile. Sono solo 6 etti di differenza nel complesso, quindi non aspettatevi di misurare le differenze cronometriche con la clessidra, ma la sensazione di “prontezza” e vivacità che dà la Émonda è subito evidente. In particolare in fuorisella dove il peso del telaio si fa più sentire oscillando continuamente rispetto la retta direttrice. Ovvero il telaio “viene su” più agevolmente e accompagna bene il colpo di pedale. Anche le ruote fanno bene il loro lavoro. Pur in versione disco, le R3 sono ruote da 1,4kg ed il loro profilo da 35mm sembra veramente il giusto compromesso per una bici come la Émonda.
Insomma una bici che con questo peso e comportamento dinamico non ha niente da invidiare alle versioni analoghe per freni classici. Se questo era l’obiettivo è stato centrato.
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La Émonda del test è in geometria H2, ovvero la geometria un po’ più comoda, ed alta sul davanti, di Trek. In opzione (solo come telaio attraverso il ProjectOne) c’è la geometria H1, più “race” e bassa sull’anteriore. In taglia 60 la Émonda ha lo stesso Reach delle bici endurance menzionate prima (entrambe in taglia 58).
A mio avviso in questa geometria H2 è davvero una bici perfetta per granfondo. La posizione non è troppo aggressiva, e si riesce a caricare comunque bene sull’anteriore anche in discesa, ma al contempo avendo una posizione un po’ più sostenibile per molte ore durante le fasi pedalate. In discesa il comportamento è molto neutro, ed anche molto equilibrato tra anteriore e posteriore. Una cosa che ho notato ultimamente è il grande grado di assorbimento dato dal posteriore delle bici attuali, probabilmente dovuto alla flessibilità verticale dei pendenti posteriori e dei reggisella. Cosa però spesso non perfettamente “in tuning” con l’anteriore che spesso invece è molto più secco, presumibilmente per offrire il massimo della rigidità torsionale in discesa pur contenendo i pesi. Nel caso della Émonda invece i due comparti sono molto ben equilibrati tra di loro.
Forse un po’ più “ballerina” delle bici endurance provate prima di lei, in particolare sul dritto, ma niente di clamoroso. D’altronde la base è quella della sorella rimbrakes che già avevamo apprezzato, ed i due perni passanti per l’impianto freni a disco non possono che aver giovato nel complesso della rigidità del telaio.
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La Émonda non è una bici endurance, quindi il paragone con le bici provate prima di lei ha solo titolo indicativo, ma la comodità di questa bici è davvero ottima. Merito in particolare della geometria H2, che a mio avviso potrebbe benissimo essere lo standard per utilizzo amatoriale e granfondistico in generale. Questa geometria consente una posizione non estrema, senza spessori inutili anche per schiene non super-flessibili ed ottimo controllo del mezzo. La possibilità di scelta da queste due geometrie è obiettivamente un plus notevole che offre Trek.
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Da quanto scritto finora sarà chiaro come questa Trek sia una bici che mi sia piaciuta parecchio, in particolare per il comportamento rispetto alle bici provate precedentemente. Questo non va a loro detrimento, visto che fanno parte di una categoria diversa. La Émonda si confronterebbe con TeamMachine e SuperSix Evo. Mi è piaciuto molto il carattere spiccato di questa bici e l’equilibrio generale. Non una bici “estrema”, in particolare grazie alla geometria, ma con un peso eccellente ed ottima guidabilità. E questo lo dico non da fan del marchio, in particolare esteticamente, ma a mio avviso se la Émonda è una delle bici che mi è piaciuta di più in questa categoria in passato, la versione disc in prova si conferma. Senza avere grande concorrenza per il momento. Chiaramente una versione rim peserebbe ancora meno, ma 6,9kg con una rigidità ottimale, probabilmente data dai perni passanti, non fa rimpiangere niente, anzi. In particolare in questa versione meccanica, con un DuraAce impeccabile e leggero. Un po’ anonima la livrea.
6499eu il prezzo
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