Ormai è assodato che viviamo nell’epoca delle “bici tutte uguali” come si legge in lungo ed in largo in rete, è quindi con curiosità che ci accingiamo a parlare di una bici che uguale a tutte le altre non è, anzi, esce dagli schemi estetici imperanti con una soluzione ardita, di quelle che si amano o si odiano a prima vista. ovvero la Trek Madone gen 7, qui nella versione SLR 7.
La Madone SLR 7 ha fatto parlare di sé dalla prima sua introduzione sui campi di gara, al Criterium du Dauphiné 2022, facendo subito intendere la propria collocazione nella gamma Trek, ovvero una bici da gara, aerodinamica, senza compromessi. Il telaio della Madone gen 7 è infatti studiato per avere la migliore aerodinamica possibile, senza concessioni ad altro, come testimoniato dalla scomparsa del sistema IsoSpeed, presente nelle due precedenti versioni della Madone, ed ora rimasto appannaggio della sola Domane, la sorella da Endurance/gravel.
Al posto dell’IsoSpeed troviamo l’IsoFlow, che è stato popolarmente ribattezzato semplicemente come “il buco” sotto il reggisella.
Il sistema IsoFlow non utilizza componenti meccanici o elastomeri per fornire flessibilità verticale, ma si basa sulla flessibilità della fibra di carbonio e sulla forma imposta tra il reggisella e il tubo sella. La tecnologia IsoFlow consente al reggisella di flettersi per aumentare il comfort, migliorando l’aerodinamica del telaio e riducendone il peso.
Questo elemento caratterizza la bici in maniera netta a livello visivo. Allo stesso tempo questa soluzione ed il re-design completo delle tubazioni sono servite a Trek per ottimizzare il peso del kit telaio, rendendo la Madone SLR la più leggera finora.
La costruzione si basa sull’utilizzo della fibra di carbonio che Trek chiama OCLV 800, ed il risultato è un considerevole risparmio di peso rispetto alle versioni precedenti, di 300 grammi rispetto alla sesta generazione. Trek ha dichiarato che la Madone SLR, in versione 9 (la top), ha un peso di poco inferiore ai 7,4 kg nella taglia 56. La bici che vedete qui, la SLR 7 montata Ultegra, in taglia 58 l’abbiamo pesata a 8,2kg.
Venendo al montaggio, la bici in test è appunto montata con la trasmissione Shimano Ultegra Di2 12V, con corone 50-34 e pacco pignoni 11-30. Per quanto riguarda le ruote troviamo le Bontrager Aeolus Pro 51 TLR, ruote da 51mm di altezza cerchio appunto, tubeless, con canale interno da 23mm e mozzi DT Swiss 350, dal peso di 1600gr la coppia. Le ruote erano equipaggiate con copertoncini sempre Bontrager, gli R3 da 25mm.
Essendo il telaio con cavi integrati viene accompagnato da un manubrio integrato proprietario, sempre in carbonio OCLV. Un manubrio con una forma alare nella parte alta, ma con una curvatura verso la parte posteriore, inoltre è dotato di un Flare pronunciato (la larghezza ai comandi è di 39cm su un 42 nomimale), ovvero l’inclinazione dei comandi verso l’interno, come da dettami più attuali.
Ultimo componente del montaggio la sella, Bontrager, modello Aelous Elite da 155mm di larghezza
Venendo al comportamento su strada, è evidente che Trek negli ultimi anni abbia incattivito le bici più garaiole come la Émonda e la Madone, rendendo invece più “universali” la Domane e le altre proposte per gravel/adventure spinto, come la Checkpoint.
La Madone è quindi una bici a tutta prova per chi vuole una bici rigida e da gara. In particolare farà felici i ciclisti più pesanti che non avranno certo da ridire su questo telaio a livello di rigidità. Il rovescio della medaglia è una minor polivalenza, anche se i generosi passaggi ruota rendono facile cambiare il carattere della bici montando coperture anche >30mm nel caso si volesse percorrere questa via, anche se il senso di questa bici non è certo quello della comodità o delle lunghe distanze fatte al piccolo trotto.
In particolare il carattere di questa Madone viene fuori nei percorsi vallonati, con corte salitelle da prendere a tutta, in cui resta molto composta e granitica. Su salite lunghe invece un telaio più leggero come quello della Émonda dà la sensazione di essere più scattante e facile da rilanciare su pendenze elevate. Tutto nella logica delle cose insomma, discese comprese, dove l’elevata rigidità della Madone la rende molto precisa e stabile, ma allo stesso tempo meno incline a correzioni in curva ad alta velocità.
Per quanto riguarda la comodità questa si è accordata alla rigidità del telaio e senza l’IsoSpeed a fare da filtro le vibrazioni ed eventuali buche arrivano dirette a chi ci pedala sopra. Personalmente trovavo l’IsoSpeed, in particolare la versione regolabile della Madone 6, un ottimo ausilio nel rendere la bici più o meno polivalente in base alle situazioni, ma evidentemente per molti non è stato cosi. Spesso ho sentito di proprietari che mai si sono messi a cambiare regolazioni dell’IsoSpeed, preferendo forse giocare con coperture più o meno generose e montaggi tubeless e relative pressioni di gonfiaggio. Nel complesso comunque la gen 7 è più secca della precedente, sia al posteriore che all’anteriore.
Parlando di anteriore una lode al manubrio integrato. Componenti di cui non sono un grande fan, in particolare nelle versioni aero, ma in questo caso devo parlarne positivamente, in quanto sia la curvatura arretrata della parte superiore, sia il flare pronunciato, lo rendono molto comodo facendo assumere una posizione raccolta ed una piega naturale dei polsi in presa alta.
Nel complesso una bici quindi che soddisferà ciclisti di peso e che cercano una bici granitica sui rilanci di potenza e con cui fare velocità in pianura. O per chi ne ama il design originale e dalla forte personalità, che la rende sicuramente un mezzo con cui distinguersi.
Elevato il prezzo, di 10.999€ in questa versione.
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