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Oggetto di questo test è la Wilier Zero.7 montata con Campagnolo Superrecord a 11 velocità. Il nome dovrebbe già dire tutto: si tratta di un telaio in monoscocca di carbonio dal peso inferiore agli 800 grammi. Praticamente una piuma. Unica cosa che abbiamo scelto del montaggio è la versione Compact 50×34 della guarnitura, visto che il tester (io) si muove sopratutto in montagna. Il pacco pignoni è un 11×25.
La bici senza pedali pesa 6.26 chilogrammi (peso rilevato da noi) e monta normali copertoncini Michelin PRO3 montati su ruote Fulcrum Racing Zero.
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Qualche informazione sul tester: peso 69 kg ignudo, per un’altezza di 179cm, prediligo i percorsi montuosi e scrivo questo test proprio alla fine di un percorso “classico” della mia zona (l’ultimo con la Wilier, che ho testato per circa un mese) dove ho provato a vedere quanto sia comoda la Zero.7 (vedere qui sotto per i dettagli, qualcuno forse conosce l’Alpe di Neggia da nord. Se non si vede rinfrescate la pagina). La taglia del test è una 56, a cui ho cambiato l’attacco manubrio di 110mm mettendocene uno da 90mm.
Appena saliti in sella e fatte le prime pedalate salta subito all’occhio la brutale accelerazione della bici. Il peso piuma, abbinato ad una posizione sportiva, catapultano il ciclista in avanti, è un vero piacere spingere sui pedali. Ma è quando si affrontano le salite che si apprezza fino in fondo la Zero.7: questa bici è nata per scalare i passi alpini. Agile e reattiva ma sopratutto leggera, qualità che si lascia apprezzare sulle lunghe salite dove ogni grammo è di troppo.
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Le Fulcrum Racing Zero con cuscinetti ceramici pesano 1450 grammi la coppia (qui si potrebbe quindi scendere ulteriormente di peso con un altro set di ruote) e scorrono molto bene.
Il gruppo Campagnolo Super Record si fa apprezzare sul cambio anteriore per la fulminea scalata e per il fine tuning che si ha a disposizione con la leva per evitare che il deragliatore anteriore sfreghi sulla catena quando si usano l’11 o il 25. Anche il passaggio dalla corona piccola a quella grande è preciso, anche se necessita di un po’ più di movimento della mano, dato che l’indice deve portare proprio fino in fondo la leva.
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Da apprezzare il dente di cane per non far cadere la catena e perdere il Tour de France alla Schleck.
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La cambiata posteriore mi ha soddisfatto nel passaggio ai rapporti duri, dove con un semplice movimento del pollice si riescono a scalare praticamente tutti in un colpo solo. Al contrario, andando verso i rapporti più agili, non mi sono trovato molto bene. Il Super Record a 11 velocità necessita di attenzione per una cambiata pulita in questo frangente, cosa che spesso non si ha quando ci si trova di fronte ad una rampa.
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Dicevo che in salita la Zero.7 è nel suo elemento. Il rovescio della medaglia si ha in discesa. La bici è piuttosto nervosa, bisogna guidarla con attenzione, sopratutto in impostazione di curva. Una volta entrati però in traettoria, la Zero.7 dà sicurezza e permette di fare delle belle pieghe. Sulla alte velocità (> 60 km/h) nei rettilinei è meglio concentrarsi bene. La leggerezza ha un prezzo, non solo per il portafogli.
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Spettacolari sono i freni: modulabili e potenti al tempo stesso (in condizioni asciutte), i Campa Super Record mi han fatto divertire un sacco nelle staccate. Se dovessi dare loro un voto sarebbe un 10 e lode.
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Veniamo alla comodità della bici, domanda che mi ponete in ogni test. Questa volta, come ho detto sopra, ho fatto un’uscita lunghetta (4 ore e 1/2 per 105 km per 2600 metri di dislivello) proprio stando attento a questo aspetto. Ebbene, la Zero.7 assorbe bene le vibrazioni, potrei definirla una bici comoda. Rapportata ad un altra bici che ho testato recentemente (e che ho ancora in test per dei set di ruote – state sintonizzati), la Canyon Aeroad, la Wilier risulta addirittura molto più comoda.
Allo stesso tempo la bici mi è parsa rigida. Ci vorrebbe un test al bancone per dei dati reali, ho cercato anche nell’archivio di Tour ma non è presente la Zero.7, quindi dovete accontentarvi della mia sensazione, comunque positiva.
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Parlando della leggerezza, un telaio riesce ad arrivare ad un peso inferiore agli 800 grammi solo se si risparmia sul materiale lì dove non si ritiene necessario. Questo vuol dire che in alcuni punti si hanno 2-3 strati di carbonio – that’s it. A livello strutturale, con i test che Wilier ha effettuato prima di mettere in vendita la Zero.7, non c’è da preoccuparsi, se il ciclista non pesa 100 KG. Invece c’é un altro aspetto da tenere in considerazione, e cioè che questa bici è un attrezzo sportivo evoluto: basta farla cadere una volta per terra nel posto sbagliato e il carbonio va a farsi benedire.
Per farvi un esempio, un mio amico ha bucato il fodero posteriore con una brugola mentre cambiava i pattini dei freni. Gli è scappata la mano mentre tentava di sfilare il gommino che si era bloccato (invece di togliere il pattino completo), la brugola, tenuta in mano, è andata a sbattere contro il telaio con tutto il peso del corpo che la spingeva e ci ha lasciato un bel buco del 5.
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Il passaggio cavi non è interno
Conclusioni: la Zero.7 è la perfetta compagna per chi ama le scalate e le granfondo alpine. È un mezzo per chi sa andare bene in bicicletta, no principianti. Per questi la Wilier è troppo nervosa e reattiva e non perdonerebbe molti errori in discesa. In pianura non ha l’aerodinamicità che altre bici offrono, pur compensando a questo elemento con il peso. Nota negativa: il prezzo molto elevato, anche del solo telaio che si aggira sui 4000 Euro.
Prezzo della bici in test: 7.799,- Euro
www.wilier.it
Scusatemi se non ho foto di azione, questo è il problema quando il tester e il fotografo sono la stessa persona.
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