Tokyo 2020: Italia oro e record nell’inseguimento squadre

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Oro per il quartetto italiano nell’inseguimento a squadre su pista in una finale tiratissima contro la Danimarca. Filippo Ganna, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan hanno anche stabilito il nuovo record mondiale, col tempo di 3’42″032.

Conduzione di gara perfetta per gli italiani, con anche la solita prestazione mostruosa di Filippo Ganna, il quale ha colmato in testa un divario di 7 decimi quando mancavano 750mt sino a portare il quartetto azzurro in vantaggio e battere il proprio record stabilito in semifinale di 3’42″300.

Oro e record che valgono il coronamento degli sforzi di Marco Villa, artefice della ricostruzione del settore pista italico (l’Italia non vinceva un oro in questa disciplina dal 1968), ed ovviamente bravo nel valorizzare l’enorme talento di Ganna.

Bronzo all’Australia nella finalina contro la Nuova Zelanda.

Commenti

  1. leandro_loi:

    benissimo. togli gli sponsor e vediamo chi si salva.
    Questo è un altro discorso che segue la piega che ha preso nel tempo il carrozzone, ben diverso dal dire che non producono utili, sarebbe come dire che attorno al calcio non ci sono interessi economici.
  2. golias:

    Questo è un altro discorso che segue la piega che ha preso nel tempo il carrozzone, ben diverso dal dire che non producono utili, sarebbe come dire che attorno al calcio non ci sono interessi economici.
    Perdonami mi sono espresso male. Quello che intendevo è che il ciclismo professionistico non è un mondo che starebbe in piedi da solo, e nel loro piccolo anche gli sponsor tecnici contribuiscono a mantenerlo in piedi.
    Di contro, chiaramente, oltre che visibilità per il proprio brand vogliono anche visibilità per i propri prodotti (e ci mancherebbe altro, dico io).
    Se qualcuno guarda un prodotto e lo compra per le sue caratteristiche, esistono anche molte persone che lo comprano perchè lo mette Sagan o Van Aert o Van Der Poel o chiunque altro.
    Faccio un esempio, il record dell'ora era decisamente poco appetibile anche per le aziende fintantochè la regola era "bici omologata da pista, no bici da inseguimento".
    Quando si sono aperte un po' le maglie, le aziende (per mettere in mostra prodotti che vanno poi principalmente nel triathlon, lenticolari posteriori e caschi e body da crono o bici molto simili a quelle da crono) e i corridori si sono dimostrati un po' più interessati e si sono visti dei tentativi anche seguiti a livello mediatico.
    Aprire un po' le maglie alla ricerca e sviluppo secondo me non è un male, altrimenti saremmo ancora alle biciclette di Coppi e Bartali.
  3. sartormassimo:

    A me di sapere la marca delle scarpe o del casco o della salopette del campione importa davvero poco (leggasi nulla) quando acquisto mi baso sulla comodità in relazione alla mia conformazione fisica. Magari pago caro il prodotto ma perchè mi garantisce un confort maggiore (non solo nel ciclismo).

    Curiosità, cosa intendi per baracca?
    a te, ma se guardi in giro è tutto molto direttamente legato a quello che vedi in vetrina in tv. quando un marchio di bici sparisce per qualche anno dalle corse world tour inizia a sparire anche su strada e viceversa.
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