Per chi ha memoria nel recente passato le positività dei propri colleghi venivano liquidate con dei “no comment” o ignorate. Ora non più, sempre più spesso si levano delle accuse e delle critiche per niente velate tra corridori, come nel caso di Dan Martin.
Sul “caso Froome”, la positività-non-positività tra legalese ed acrobazie semantiche è Tony Martin il primo ad alzare la voce in gruppo. Il cronoman tedesco che quest’anno punta tutto sulla Paris-Roubaix, non ci sta, e via Facebook, dichiara:
“Sono assolutamente arrabbiato. Ci sono due pesi e due misure nel caso Froome. Gli altri corridori sono immediatamente sospesi dopo un test positivo. Lui e la sua squadra hanno diritto ad un certo tempo per spiegarsi all’UCI. Non mi ricordo di un caso simile nel recente passato. E’ uno scandalo, e perlomeno non avrebbe dovuto essere autorizzato a correre ai campionati del mondo (Froome ha conquistato la medaglia di bronzo a cronometro con 7″ di vantaggio su Nelson Oliveira -ndr-).
Non solo il pubblico, ma pure io ho l’impressione che ci siano delle macchinazioni dietro le quinte, accordi per uscire in qualche modo da questo caso. Lui (Froome-ndr-) e la sua squadra godono di uno status speciale?
Queste azioni sono un duro colpo portato alla difficile lotta contro il doping, che combatto con altri corridori come Marcel Kittel. Abbiamo bisogno di un approccio trasparente e conseguente da parte dell’UCI. Quello che sta succedendo è illogico, non trasparente, non professionale ed ingiusto“.
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