10 anni dopo l’ultima ed unica vittoria kazaka al Tour de France (di Alexander Vinokourov) è arrivato il bis grazie ad Alexey Lutsenko (Astana), taciturno corridore 28enne (lunedì prossimo) dal bel palmares, ma a cui mancava una vittoria al Tour, la corsa ovviamente più seguita in patria, che in questi giorni viene trasmessa in prima serata grazie al fuso orario.
Lutsenko è partito in fuga dal via con altri sette uomini di qualità: Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step), Greg Van Avermaet (CCC), Jesus Herrada (Cofidis), Daniel Oss (Bora-Hansgrohe), Neilson Powless (EF Pro Cycling), Nicolas Roche (Sunweb) e Edvald Boasson Hagen (NTT). Il cui vantaggio massimo è stato di poco meno di 6 minuti. Assottigliati poi dalle accelerazioni di Jumbo-Visma sul col de Coste (km 146), e della Ineos Grenadiers sul col de la Lusette, per riportare il gruppo attorno ai 2’30” di ritardo.
Ai -4km Lutsenko si è involato al traguardo lasciando l’ultimo compagno di fuga. Dietro, a completare il podio Herrada (2° à 55”) e Van Avermaet (3° à 2’15”).
Nessun sconvolgimento in classifica generale, con Adam Yates sempre in giallo. Molte le critiche da parte di appassionati e media per la mancanza di “spettacolo”, ovvero di attacchi. I corridori di punta però non hanno rischiato attacchi da lontano, in particolare sul col de la Lusette, indicato da molti come il luogo ideale per piazzarne uno, ma a 13,5km dal traguardo con la fuga ormai in porto non avrebbe avuto molto senso. Ed infatti le squadre più forti hanno solo pensato a tenere i propri capitani in testa su questa salita dalla strada molto stretta.
Ed a ragione, la controprova è arrivata con la foratura di David Gaudu (Groupama), gregario di Thibaut Pinot, per il quale l’assistenza dell’ammiraglia è arrivata in ritardo proprio per la difficoltà di raggiungere il corridore in una strada stretta e col pubblico. Gaudu è stato raggiunto dopo un buon minuto di ritardo, cosa che per un capitano di squadra sarebbe stato un bel problema.
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