La 13^ tappa con 4500mt di dislivello ha visto vincere allo sprint su una pendenza del 10% il colombiano Daniel Martinez (EF Education first), il quale è riuscito ad avere la meglio del duo tedesco della Bora-Hansgrohe Lennard Kämna 2° e Maximilian Schachmann 3°. Allo stesso tempo in montagna è chiaro il dominio sloveno grazie a Primoz Roglic (Jumbo-Visma) e Tadej Pogačar (UAE-Emirates) che hanno allungato su tutti i concorrenti con grande facilità.
In particolare a perdere terreno sul duo sloveno è Egan Bernal (Ineos) il quale ha perso 38″ ed ora si trova a + 59” da Roglic e +15″ da Pogačar. Dietro i due sloveni infatti ci sono ben 4 colombiani: Bernal, Uràn (EF), Quintana (Arkea) e Lopez (Astana), tutti in 1’30” dietro Roglic.
Bernal non da l’impressione da inizio Tour di essere particolarmente in palla. Resta a contatto con i super-sloveni, ma da l’impressione di non poter nemmeno lontanamente attaccarli con successo. Anzi, un’accelerazione del suo super-gregario Kwiatkowski sul col de Néronne, lo ha persino messo in difficoltà. Cosa poi confermata sulla salita finale al Puy Mary, dove ha perso contatto con Miguel Angel Lopez e Richie Porte (Trek).
Bernnal per poter impensierire Roglic e Pogačar deve trovare un notevole supplemento di forma, mentre al momento deve più che altro guardarsi le spalle dal drappello di connazionali.
Tour nero-profondo per la Francia, partita con ambizioni di grandeur che si sono schiantate ben presto prima con l’ennesima défaillance di Thibaut Pinot, e ieri con l’abbandono di Romain Bardet (AG2R), ritiratosi per una commozione cerebrale in seguito alla caduta a metà tappa, nella quale è rimasto coinvolto anche Bauke Mollema (Trek-Segafredo) , fuori gioco anche lui con fratture a polso sinistro, radio e scafoide.
Il gran ritmo della Ineos sul col de Néronne ha fatto un’altra vittima: Guillaume Martin (Cofidis), sin li sul podio contro ogni pronostico, ma ha pagato caro lo sforzo per stare coi migliori a quel ritmo sulla penultima salita, visto che poi sull’ultima è arrivato già con poca benzina nelle gambe, anche perché a quel punto la Bahrain-McLaren ha cercato di metterlo ulteriormente in difficoltà a favore di capitan Mikel Landa, il quale infatti ho guadagnato due posizioni ed ora è 8° a +1’55” da Roglic. Mentre Guillaume è scivolato al 12° posto a +3’14”.
Insomma, la tappa ha delineato al meglio la situazione attuale, con i due sloveni due gradini sopra gli altri, per forza e facilità, poi i colombiani, quindi il resto del mondo, con Adam Yates, Mikel Landa, Enric Mas e Richie Porte a completare una Top 10, ma soprattutto attenti a non farsi distanziare troppo.
Grande novità di questo Tour è il comportamento della Ineos, che aldilà di qualche segnale qua e la, come sul Col de Néronne, sembra il fantasma dello squadrone dominante negli ultimi 8 anni. Non tanto per le prestazioni in se, ma per la mancanza della personalità che l’ha contraddistinta. Segno che Chris Froome, Geraint Thomas erano dei punti di riferimento aldilà delle semplici performances. Idem per la mancanza in corsa dello scomparso DS Nico Portal, che garantiva lucidità nella direzione in corsa.
Detto questo, Bernal non molla, ma dalle sue dichiarazioni trapela una sorta di rassegnazione: “Ho guardato le cifre dei miei dati della tappa e non avevo mai fatto cose del genere. Questo vuol dire che gli altri andavano molto più di me. Non mi piace affossarmi nei dubbi o nelle domande senza risposta. Lascio fare al destino su questo Tour. Andiamo avanti giorno per giorno restando concentrati sul nostro obiettivo. Niente è perduto”.
Davanti però per il momento se la ridono.
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