Tour 2020: Pogačar fa il bis mentre la Jumbo prende il volo

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Tadej Pogačar (UAE) ha messo il secondo sigillo su questo Tour, davanti il connazionale Primoz Roglic (Jumbo-Visma), rosicchiandogli 4″ e portandosi a 40″ in classifica generale. Il dato più importante della tappa di ieri però è il crollo di Egan Bernal (Ineos) arrivato a 7’20” (ora a 8’20”) dal duo sloveno e vaporizzando ogni chance di vittoria, ma anche di podio.

Il crollo di Egan Bernal è oltretutto arrivato subito, ai piedi della salita finale, il temuto Grand Colombier, grazie al ritmo infernale imposto da Wout Van Aert (Jumbo-Visma), che ormai è il factotum della squadra olandese: vince in volata, vince le classiche e fa pure esplodere il gruppo degli scalatori in salita. Il tutto si potrebbe riassumere proprio nell’immagine di Bernal che arriva al traguardo con Van Aert a ruota.

Insomma la squadra delle meraviglie ormai è la Jumbo-Visma, mentre la Ineos registra la prima débâcle da anni ed anni a questa parte. I motivi sono al vaglio di mezzo mondo: preparazione sbagliata, squadra sbagliata, guai fisici per Bernal….non si sa. Il dato è che Bernal non è competitivo coi migliori, e non parliamo solo degli sloveni delle meraviglie, ma pure dei suoi compatrioti colombiani, come lo stagionato Uràn (35 anni) ed il sempre solido Miguel Angel Lopez (Astana). La squadra d’altronde non lo ha supportato a dovere come nel passato. Il celebre “trenino” Sky/Ineos non si è mai visto, se non in rare occasioni e mai nei finali. Presumibilmente perché comunque Bernal non avrebbe potuto fare la differenza, ma anche perché a parte la buona copertura in pianura di Luke Rowe e Castroviejo, e quella ad inizio salita di Dylan Van Baarle, sul ripido l’unico ad avere un passo all’altezza della Jumbo è stato Kwiatkowski. Sivakov acciaccato, quindi scusato, ma non pervenuti Andre Amador e Richard Carapaz. In particolare l’ecuadoriano pare non essere stata scelta azzeccata come gregario da portare al Tour: probabilmente in ritardo di condizione visto che il suo obiettivo stagionale è difendere il titolo al Giro, e per lo stesso motivo forse disinteressato a spremersi troppo.

Certo, con la condizione del Delfinato di Froome e Thomas non si poteva pretendere (o anche solo pensare) che fossero loro ad aiutare Bernal, ma la scelta di Carapaz si è rivelata comunque infelice, soprattutto in prospettiva Giro, dove potrebbe arrivare stanco. Ad ogni modo Dave Brailsford conosce chiaramente meglio la situazione della Ineos rispetto chi scrive qui, quindi sono considerazioni che lasciano il tempo che trovano, ma resta il dato che quest’anno la differenza tra Jumbo e Ineos è impietosa. Se nella formazione olandese volano tutti, in quella britannica ci sono vari punti interrogativi, dalla condizione di Froome a Thomas a quella di Rohan Dennis e Gianni Moscon.

Dire che nella Jumbo-Visma volano però è riduttivo o comunque impreciso. Se Sepp Kuss si sta imponendo come uno dei migliori gregari in salita del Tour, Tom Dumoulin sembra in crescita di forma e Primoz Roglic sta gestendo il possesso della maglia gialla con autorità, quello che letteralmente vola è Wout Van Aert.

Il belga non è nemmeno delegato solo a compiti di protezione in pianura come ci si potrebbe aspettare. Ieri ha letteralmente brutalizzato mezzo gruppo in salita dopo aver preso il comando delle operazioni da Robert Gesink. Van Aert ha preso il comando del gruppo dai piedi del Grand Colombier sino ai -8,8km dal traguardo, imponendo il ritmo in salita per 8,6km, più di metà dell’ascesa. A lavoro finito, quando Van Aert ha lasciato la cabina di pilotaggio del Jumbo-Jet a George Bennett, il gruppo maglia gialla era ridotto a 18 corridori. Bernal e Quintana già fatti fuori.

L’unico ad aver tentato di mettere fuori la testa dal treno giallo-nero è stato Adam Yates ai -7km. A quel punto è stato il capotreno Tom Dumoulin a riportarlo nei ranghi, in soli 1300mt.

All’ultimo kilometro la Jumbo era l’unica squadra con due corridori: Roglic e Kuss. Kuss si è limitato a portare Roglic ai -500mt tirando il gruppetto dei favoriti per solo qualche centinaio di metri. Poi, solo la dinamite nelle gambe di Pogačar ha tolto la ciliegina sulla torta.

In sintesi: anche la salita al Grand Colombier ha un nuovo record, come tutte quelle affrontate nei giorni scorsi. Il record precedente era detenuto da Steven Kruijswijk (altro Jumbo-Visma), ma il suo tempo è stato polverizzato ieri di 2′ abbondanti.

Ora non resta che vedere se Roglic (e tutta la Jumbo) avrà cali nella terza settimana, come già in passato è successo. Tenendo a mente che la cronoscalata finale lo vede in ogni caso favorito assoluto.

 

Da segnalare la caduta con conseguente frattura della mano e ritiro  di Sergio Higuita (EF Education First) causata da una distrazione e dal movimento di Bob Jungels.

Jungels che però poi è stato giustiziato a sua volta da un’ambulanza dell’organizzazione che lo ha fatto cadere, senza conseguenze.

Commenti

  1. jan80:

    mah per quello la prendi dopo Cima Campo,quindi sei relativamente fresco,io conosco un ragazzo che e' arrivato nei 20 del lungo,eppure pur con un bel tempo ha fatto il Manghen con meno di 1200 di vam per capirci......per questo mi fa' ridere quando sento gente sparare numeri a caso.....
    Vero che sei fresco, ma non puoi neanche strafare sapendo mancano 120 km alla fine dalla cima e altre due salite non durissime ma lunghe. Comunque devi 'gestirti'.
  2. gibo2007:

    Vero che sei fresco, ma non puoi neanche strafare sapendo mancano 120 km alla fine dalla cima e altre due salite non durissime ma lunghe. Comunque devi 'gestirti'.
    ovvio quello si.....infatti i tempi vanno sempre presi con le pinze
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