Oggi è iniziato il congresso per l’elezione del nuovo presidente UCI. Dopo mesi di battaglia senza quartiere tra “lo sfidante” Brian Cookson e sostenitori, ed il presidente in carica Pat McQuaid il congresso oggi è iniziato nel segno del caos. Alla vigilia di questa elezione le candidature non erano nemmeno ufficializzate, o perlomeno, lo è solo quella di Cookson perché per presentarsi come candidato è necessario essere supportati ufficialmente dalla federazione della propria nazione.
La federazione irlandese si è rifiutata di dare il proprio voto a McQuaid, che però ha giocato l’asso dell’avere la residenza in Svizzera (sede UCI) e farsi quindi supportare dalla federazione biancocrociata. Dopo un primo sostegno però, la federazione Svizzera, dopo una messa ai voti interna, ha ritirato la candidatura di McQuaid, che quindi, regolamento alla mano, non può candidarsi alla rielezione. Ma l’irlandese ha trovato supporto nelle federazioni di Marocco e Tailandia ed ora, in apertura del congresso, sta tentando di far votare un cambiamento dello statuto (servono i 2/3 dei voti) per poter usufruire di questo supporto per candidarsi.
Una volta fatto ciò conta di trovare la maggioranza tra i 42 elettori (rappresentati da federazioni e confederazioni) soprattutto tra gli elettori non europei, dato che praticamente tutte le federazioni europee (tranne l’Italia, che non si è “sbilanciata”) hanno già dato ufficialmente il proprio supporto a Cookson.
Resta da vedere poi se questi 14 elettori europei rispetteranno le intenzioni di voto, perché le carte “nascoste” a livello di amicizie, sponsor e affini di McQuaid e del suo predecessore e mentore Hein Verbruggen sono tutt’altro che scontate.
McQuaid, ieri, ha dichiarato di essere “sicuro” della propria rielezione.
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