UKAD vs Sky : nulla di fatto

Che il Team Sky non fosse tra i più simpatici, a torto o a ragione, a tantissimi tifosi nel mondo è cosa nota. Chiaramente nel Regno Unito le cose stanno un po’ diversamente visto che lo squadrone britannico ha realmente portato sulla carta geografica del ciclismo di vertice la perfida Albione a suon di Tour de France vinti.

Il Team Sky non solo si è sempre presentato come la squadra che ha portato un nuovo livello di professionalità nel ciclismo mondiale, imponendo standard prima mai visti, ma anche come esempio del rinnovamento in termini di lotta al doping. Nessun corridore coi colori nero-azzurri è stato ad oggi trovato positivo o è stato invischiato in questioni legate al doping, facendo le eccezioni di Sergio Henao, sospeso per un’inchiesta interna alla squadra stessa per via di dubbi valori ematici dopo un periodo in altura, ed il licenziamento di John  Tiernan-Locke, avvenuto in base ad irregolarità nel passaporto biologico nel 2012, quando non era ancora alla Sky.

Oliver Cookson ed i fratelli Henao nel 2014

Altri casi per cui la Sky è stata attaccata sono stati la presenza nello staff di Oliver Cookson, figlio dell’allora presidente dell’UCI, come Performance Coordinator tra il 2011 ed il 2015, ovvero come “ufficiale di collegamento” tra la squadra ed i corridori di lingua spagnola (all’epoca i fratelli Henao e Rigoberto Uran). Appena la cosa è diventata di dominio pubblico Oliver ha cambiato squadra andando alla Dimension Data. E poi il caso di Shane Sutton, capo allenatore della Sky e direttore tecnico della federazione britannica, sospeso dopo lo scandalo degli insulti agli atleti para olimpici nel 2016 (accusato dagli stessi di averli chiamati “fottuti storpi” e di aver detto alla campionessa para olimpica Jessica Varnishdi andare a fare un bambino invece di pedalare“, discutendo del non rinnovo del suo contratto). Ora Sutton lavora per la federazione cinese.

Dave Brailsford e Shane Sutton

Tutto sommato niente di clamoroso, perlomeno rispetto certi standard pregressi dell’ambiente. Fino al giorno in cui l’UKAD, l’agenzia britannica antidoping ha accusato la Sky, e Sir Bradley Wiggins in particolare, di aver ricevuto durante il Criterium du Dauphiné 2011 una borsa contenente Kenacort, un corticosteroide utilizzato per perdere peso, ma non potenza. Il caso non è stato né insabbiato né preso sottogamba, tanto che Dave Brailsford, Team Manager della Sky, ha dovuto presentarsi davanti nientemeno che una commissione parlamentare lo scorso Dicembre. Brailsford ha sempre asserito che la borsa contenesse Fluimucil, un decongestionante per le vie aeree.

Dave Brailsfrod e Bradley Wiggins nel 2012

Personaggio chiave della vicenda è il Dottor Richard Freeman, medico della federazione britannica, il quale non ha potuto dare riscontri in merito a cosa ci fosse nella borsa, visto che non aveva caricato nel computer della federazione i dati relativi, mentre il proprio laptop personale gli è stato rubato in vacanza Grecia (documentato da denuncia all’epoca).

Tra gli acquisti della federazione figurano il Triamcinolone (principio attivo del Kenacort), sostanza utilizzabile sotto esenzione medica (TUE), ma non il Fluimmucil. Anche se il Fluimucil è acquistabile senza prescrizione nelle farmacie francesi.

Cosa c’era dunque nella misteriosa borsa? Borsa consegnata in Francia al Dr. Freeman da Simon Cope, responsabile del settore femminile della British Cycling, il quale l’ha portata in volo, dopo averla ricevuta da Shane Sutton, da Manchester sino a Ginevra e poi in auto sino al Dauphiné. Cope ha negato di sapere cosa ci fosse dentro, mentre Freeman si è sempre sottratto agli interrogatori per questioni di salute (fortemente depresso si è anche dimesso dalla federazione).

Probabilmente non si saprà mai cosa ci fosse nella borsa misteriosa. Cosa ammessa anche dall’UKAD, che proprio nei giorni scorsi ha ammesso di non poter proseguire ulteriormente nell’indagine nell’impossibilità di verificare quale fosse il contenuto.

Il Team Sky ha tempestivamente rilasciato un comunicato stampa in cui si dice che “Abbiano sempre affermato che non ci fosse alcun comportamento errato ed abbiamo sempre cooperato con l’UKAD nell’ultimo anno […] abbiano continuamente rafforzato i nostri sistemi e protocolli per fornire il miglior supporto ed impegno nella lotta al doping“.

L’UKAD però non ha assolto con formula piena né la Sky né Wiggins, anzi, ha affermato che “l’inchiesta è stata fortemente ostacolata dalla mancanza di accurata registrazione dei dati medici da parte della British Cycling“. Ma soprattutto ha messo in luce una cosa evidente, ma spesso taciuta, ovvero che: “la relazione tra British Cycling e Team Sky si è sviluppata rapidamente, e come risultato, a volte, ha portato allo sfumarsi dei confini delle due entità. Questo ha portato ad alcuni errori nel modo in cui i protocolli e le persone sono state gestite“. Un bel rospo da ingoiare per Sir Brailsford, Manager prima della federazione e poi della Sky, la “mente” dietro i successi dell’una e dell’altra proprio grazie al cambio di paradigma culturale che ha introdotto. Un paradigma attaccato duramente dall’UKAD che ha espressamente dichiarato che durante la propria inchiesta è arrivata a prove che: “rappresentano un’organizzazione ed una cultura che pur ottenendo risultati di piano mondiale non ha mantenuto gli alti standard che la British Cycling ha sempre vantato“.

Per Wiggins però  non è finita qui. Bradley ha minacciato una causa legale contro la UKAD. Dopo aver vissuto un inferno per 14 mesi, ha dichiarato che “essere accusato di una qualunque indiscrezione riguardo il doping è la cosa peggiore possibile per ogni sportivo professionista, specialmente quando sono assolutamente non basate su solide basi fattuali e si rivelano categoricamente false“. Pertanto Sir Wiggins ora vuole perseguire con una causa legale l’UKAD per non essere stato completamente assolto sulla questione: “Ho mantenuto il silenzio per tutto questo periodo in modo che l’UKAD potesse investigare nel modo piu professionale possibile e non ostacolarli. Questo periodo è stato un inferno per me e la mia famiglia, pieno di illazioni e speculazioni. L’ho percepito niente meno che come una calunniosa caccia alle streghe“.

 

L’UKAD non ha tardato a rispondere: “la conclusione di questa inchiesta non è un’assoluzione per nessuno“.

In effetti, la cosa sembra non finire qui e ci saranno altri strascichi futuri, in particolare per la volontà di Wiggins di uscirne completamente pulito. Al momento l’unico risultato è un danno di immagine collettivo, per il Team Sky, per la British Cycling ed anche per l’UKAD.

Ognuno, a modo suo, ha fallito nel mantenere quanto promesso.

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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