Un amatore francese di 43 anni, la cui identità non è stata rivelata dalla procura competente di Périgueux, è stato smascherato da un controllo al termine di una gara amatoriale a Saint-Michel-de-Double, in Dordogna (di 3^categoria, con 16 partecipanti -ndr-). Avvisata la polizia da un funzionario dell’agenzia antidoping francese (l’ex professionista Christophe Bassons, noto per aver rifiutato di doparsi ed aver dovuto abbandonare la carriera negli anni ’90), l’amatore è stato interrogato dai gendarmi, ed alla fine ha ammesso l’uso del sistema proibito, un piccolo motore elettrico dissimulato nella bici. Secondo le federazione ciclismo francese si tratta del primo caso di doping tecnologico scoperto in Francia.
Il primo caso in assoluto resta quello della belga Femke Van den Driessche, scoperta nel Gennaio 2016 ai mondiali di ciclocross, e poi sospesa sei anni dall’UCI.
L’amatore è stato notato la settimana precedente in un’altra gara dove in salita aveva fatto il vuoto. Da qui l’interesse dell’agenzia antidoping francese che ha mandato il suo funzionario alla corsa successiva a cui l’amatore era iscritto. Amatore che ora rischia non solo una sospensione di almeno 2 anni, ma anche un processo, visto che dal 2012 esiste una legge nel codice penale francese per “frode sportiva”. Per ora la procura sta valutando quanti premi in denaro abbia vinto l’amatore nel corso della sua poco onorevole carriera.
Michel Callot, successore alla presidenza della federazione francese dopo la nomina di David Lappartient a capo dell’UCI, si è detto molto preoccupato riguardo al caso specifico ed alla probabile diffusione i questo tipo di frodi in ambito amatoriale, visto che la federazione non ha i mezzi per controlli efficaci ed a tappeto come in ambito professionistico, ed a quanto pare, gli amatori temono meno le conseguenze dei professionisti. Forse l’esito di questo caso farà cambiare idea ad alcuni.
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