Grande interesse e apprezzamento ha generato la condivisione della prova mondiale di Micha? Kwiatkowski (per brevità da ora in avanti MK). Infatti già nel tardo pomeriggio/serata di ieri era possibile visualizzare la sua prestazione sul portale Strava (LINK). Quella che segue ora è una veloce analisi di una performance di così alto livello. Ciò può generare spunti e riflessioni che possano coinvolgere ed interessare anche l’atleta amatore. Utilizzerò schermate, parametri e metrics accessibili a tutti, ossia anche a chi non ha la versione premium di Strava così da rendere il tutto completamente fruibile.
Il percorso: come ogni anno si tende sempre ad enfatizzare e spesso a descrivere come più selettivo di quanto poi è in realtà il percorso mondiale. Alla fine ciò che fa e rende la gara veramente selettiva è principalmente il ritmo e le intensità imposte. A questi fattori vanno poi sommate anche le variabili ambientali e meteo che in parte hanno condizionato, anche ieri (28/09), l’evento mondiale. Circuito di 18.1Km caratterizzato da due veloci salite, il punto più tecnico ed anche risolutivo è poi risultato nella fase di congiungimento tra esse. Uno scollinamento solitario sull’ultimo GPM, in considerazione della successiva veloce e lineare discesa, avrebbe dato al fuggitivo (o ad un ristretto gruppo di attaccanti) la possibilità di giungere sul traguardo con un vantaggio difficilmente colmabile anche da un gruppo di organizzati e motivati inseguitori. A maggior ragione se la collaborazione non fosse stata così completa e la stanchezza fosse emersa.
Dal generale al particolare:
Un primo elemento che balza all’occhio è la generale progressività nell’incremento delle intensità. Escludendo il primo (quasi anomalo) giro molto “vigoroso” vi è stato poi un graduale e quasi lineare incremento nei ritmi di corsa se non in alcuni brevi frangenti fino ai -5 giri dall’arrivo. In questo passaggio (170 Km di corsa) vi è stato visivamente un incremento delle potenze e ovviamente un graduale rarefarsi delle possibilità di recupero (fc). Sintomatico il fatto anche che il picco massimo di potenza (1124W) sia sopraggiunto a ridosso di questa fase di gara.
Il mondiale, al pari delle classiche più rinomate, è corsa di pura endurance e logorio mentale oltre che fisico; solamente gli atleti che hanno una gestione parsimoniosa ed oculata delle proprie energie possono poi cercare di scoccare l’attacco e l’azione risolutiva (1 e non molteplici!) nel momento ed attimo più opportuno, proprio come eseguito da MK. A livello energetico spiccano, ma non sono affatto anomali, i 5685kJ di lavoro meccanico (potenza * tempo registrati dal misuratore di potenza). Considerando il fattore di conversione tra kJ e Kcal (rapporto in fattore 4) e che l’efficienza meccanica del pedalare è ~25% (il 75% dell’energia totale viene invece disperso in calore) il dispendio energetico totale è prossimo alle ~6200-6400Kcal. Sempre considerando il lavoro il valore medio orario è stato di 875kJ/h. I valori minimi e massimi raggiunti -identificando tali spezzoni sempre in base al parametro potenza- sono stati di ~670kJ/h nella seconda ora (186W medi, nell’immagine di seguito) e 1030 kJ nell’ultima ora di corsa.
Sempre per il sopra citato fattore di conversione questi possono essere facilmente arrotondabili nei corrispettivi valori in kcal.
Emerge quindi la necessità a) di una gestione di corsa sicuramente oculata e mai dispendiosa e b) la necessità di un apporto energetico costante e prolungato pena la non possibilità di esprimere il proprio elevato potenziale nel finale di corsa, negli ultimi cruciali giri e chilometri. Gestione tattica ed energetica che possono sicuramente fare la differenza in distanze e durate così prolungate anche nel poter superare o essere superiori ad atleti che, sulla carta, hanno uno spunto migliore o una capacità di lavoro anaerobico superiore (per coprire i 2 casi, es Sagan e Gilbert).
Nell’analisi potenza/cadenza emergono elementi ampiamente noti e non sorprendenti: 1) gli atleti “migliori” tendono a pedalare meno (= maggiori fasi a ruota libera/zero rpm, ossia maggior economia e minor dispersione di energia) e 2) quando pedalano…lo fanno ad intensità elevate. Nella piena stocasticità di una prova in circuito (totalmente differente dalle richieste di performance di una salita o di una prova a cronometro) una maggior alternanza di fasi on/off e polarizzazione delle potenze espresse (e delle fasi di recupero) è decisamente vincente e comune ai professionisti, meno in ambito amatoriale, anche per minor bagaglio e “competenze” tecniche nella guida e permanenza in gruppo, anche ristretto.
Dall’andamento frequenza cardiaca emerge come vi sia stata una riduzione sia nei delta recuperi che nella frequenza di “occasioni” di recupero e ovviamente non vi sia stata una deriva di tale parametro su potenza: all’incremento di questa nel finale è sopraggiunta anche ed ancora una risposta fc del tutto similare a quanto espresso 6 ore prima ad inizio prova.
Nell’immagine, un sintetico riassunto giri
Nel dettaglio:
L’azione decisiva è avvenuta ai -7.1 Km dall’arrivo sul divenuto celebre “passaggio” della diga.
l’ultimo giro
Qui MK ha espresso un vero e proprio allungo, per altro molto regolare e costante (nonché consistente) attestandosi sui 780W per 10’’ e poi stabilizzarsi su ~500W. Questi 25’’ di azione si sono rivelati decisivi per aprire il gap con il gruppo e sincronizzare l’aggancio, “nel momento giusto nel posto giusto”, con i 4 fuggitivi. Importante come la prima ascesa dell’ultimo giro sia stata meno selettiva (per ritmi, potenze e velocità espresse) rispetto ai 3 giri precedenti: su ~7′, la media superiore è stata di 364W al quart’ultimo giro; la prestazione cronometrica migliore al giro precedente a fronte del cambio di ritmo “generale” sopra evidenziato. La seconda e più breve ed esplosiva salita del percorso ha poi visto il completamento dell’azione ed il consolidarsi del vantaggio acquisito: notevoli i 503W medi per 2’35’’. Considerevole anche il fatto che una potenza simile, anche se in frangenti e terreni differenti (prima su falsopiano e leggera pendenza a vantaggio) si sia rivelata come il prologo dell’azione vincente; evidentemente ciò è stato sufficiente e gestito/gestibile per poi sferrare l’attacco più violento e definitivo in vista dell’ultimo GPM. Da lì in poi solo un inconveniente avrebbe potuto privare Kwiatkowski di una meritata vittoria. Anche una maggior collaborazione nel gruppo inseguitore avrebbe potuto ribaltare il risultato che, allo scollinamento, pareva quasi definitivo ma una prova di 6h30/250Km è una tattica partita a scacchi sul filo dei 40+Km/h. Non sempre e non necessariamente vince chi sa esprimere il massimo potenziale (teorico) ma chi sa sfruttare al meglio e a proprio favore le circostanze e modellare su queste una economica ed efficace gestione tattica lanciando la propria (e singola, non ripetibile) azione nell’arco di pochi, determinanti, secondi.
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Dott. Massa Roberto
operatore sportivo, allenatore, preparatore atletico, coach
Laureato in Scienze Motorie – Sport & personal trainer
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