Primoz Roglic è entrato nella storia, con la 4^ Vuelta España vinta in carriera, una corsa che evidentemente è la sua corsa visto che in 6 partecipazioni l’ha vinta 4 volte, una volta è arrivato 3° (l’anno scorso) ed una volta si è ritirato. Una Vuelta tutto sommato strana, in gran parte dominata da Roglic, ma anche dal vantaggio preso da Ben O’Connor alla 6^tappa, che ne ha condizionato l’andamento. Una Vuelta segnata anche da errori tattici abbastanza marchiani di varie squadre.
Primoz Roglic, voto 9. Lo sloveno ha fatto tutto quello che ci si poteva aspettare da lui in questa Vuelta. Assenti i contendenti più pericolosi, come i vari Vingegaard, Pogačar e Evenepoel, il favorito n°1 era lui, e non è mancato all’appello, vincendo le tappe che doveva vincere e gestendosi molto bene e come ormai ci ha abituati a fare. L’unico vero ostacolo, o avversario, che ha avuto è stata la propria squadra, la Red-Bull-Bora-Hansgrohe, voto 5. Un po’ di pathos a questa Vuelta, altrimenti abbastanza scontata, l’ha data propria la formazione tedesca, in particolare facendo prendere un vantaggio abbastanza assurdo a O’Connor alla 6^tappa. Roglic non ha mai perso le staffe ed ha pazientemente colmato lo svantaggio, andando poi anche a vincere abbastanza agevolmente, ma lasciare 6′ ad un avversario non banale come O’Connor è stata sicuramente un’assurdità. In altre occasioni la RedBull si è comportata molto bene, avendo anche a disposizione la squadra più forte sul campo, con gli ottimi Adrià, Aleotti, Lipowitz, Felipe Martinez e Vlasov a lanciare egregiamente Roglic in salita, ma all’episodio della fuga di O’Connor si è aggiunto l’altro passo falso in occasione del cambio bici alla 15^tappa: un’idea forse per agevolare Roglic ed il suo mal di schiena sulle ripidissime rampe del Cuitu Negru, ma che si è trasformata in un fiasco. Alla fine tutto bene per Roglic, anche di fronte ad avversari nettamente meno forti, ma gli errori commessi in ammiraglia avrebbero potuto costare molto caro di fronte ad avversari migliori.
Ben O’Connor, voto 9. L’australiano è diventato a sorpresa il protagonista di questa Vuelta, vincendo una tappa (il suo probabile obiettivo della gara) e poi vestendo la maglia rossa per 13 giorni. Tredici giorni in cui ha lottato al meglio, mostrando grande caparbietà, compattando attorno a se una eccellente Decathlon-Ag2R, voto 9, che ha corso aggressivamente e senza fare errori, galvanizzata dal trovarsi ad essere la squadra che doveva difendere la maglia. Un coronamento a questa stagione d’oro per la squadra francese, che pur trovandosi con la maglia rossa per caso ha saputo poi onorarla nel migliore dei modi, e torna a casa con O’Connor che centra un magnifico 2° posto in classifica generale. Meritato.
Enric Mas, voto 8. Non è stato il solito Mas in questa Vuelta. Ha veramente lottato per essere protagonista, provandoci svariate volte. Non certo supportato da una grande squadra, abbastanza evanescente la Movistar, voto 6, infatti, con Quintana e Rubio che hanno fatto proprio il minimo. In ogni caso non una squadra capace di mettere pressione agli avversari. Alla fine nettamente meno forte di Roglic in ogni terreno può chiaramente rammaricarsi del vantaggio fatto prendere a O’Connor nella fuga, senza il quale avrebbe colto il 2° posto sicuramente.
Richard Carapaz, voto 6. Mi aspettavo di più dall’ecuadoriano. Il suo 4° posto in CG forse è quello che a cui brucia di più l’aver lasciato prendere il largo a O’Connor, allo stesso tempo non si è quasi mai reso protagonista con attacchi o tentativi decisi. Anzi, il più delle volte ha giocato di rimessa sembrando non averne per fare di più. L’aiuto avuto dalla squadra, la EF Education-EasyPost, voto 5, è stato molto contenuto.
Mattias Skjelmose, voto 7. Il danese porta a casa la maglia bianca di miglior giovane. Si conferma corridore tenace e poliedrico, capace di essere coi migliori in salita (3° sull’Alto de Moncalvillo) e competitivo a cronometro. Inoltre ha fatto una Vuelta in crescita, con una terza settimana brillante. Può sicuramente essere un protagonista nel futuro. Solida la Lidl-Trek, voto 7. Con Verona e Oomen buoni gregari in salita, Vacek ottimo jolly che ha colto due secondi posti di tappa ed un bel 6° nella crono finale. Tao e Ciccone si confermano in annata no invece.
David Gaudu, voto 6. Il nuovo look alla Salt Bae lo ha visto ritrovarsi, dopo una stagione piuttosto opaca. In particolare nelle ultime tappone di montagna, dove ha anche colto un 2° posto a Moncalvillo. Chiude con un 6° posto in CG in rimonta. Da rivedere un po’ la Groupama al suo servizio, visto che non ha brillato. La vittoria di tappa arriva in extremis con Stefan Küng nella crono finale, ma nel complesso i risultati mascherano un po’ una situazione non rosea.
Carlos Rodriguez, voto 5. Il talento spagnolo è sembrato in netta regressione dopo una stagione fin qui piuttosto brillante, con il 2° posto ai paesi baschi, la vittoria al Romandia, il 4° al Dauphiné ed il 7° al Tour. Qui ha colto la Top10, ma perso la maglia bianca, senza vittorie di tappa. La sua Vuelta è stata un po’ lo specchio della Ineos attuale, voto 4, ovvero una squadra ormai senza grande identità, venuta alla Vuelta con una squadra un po’ abborracciata e che ha perso pedine importanti proprio per Rodriguez (Arensman, De Plus). Narvaez non ha fatto da jolly per le tappe, ed il ritiro di Tarling ha precluso ogni speranza per le crono, anche se alla prima aveva deluso e per fare quella di Madrid avrebbe dovuto sopravvivere ad una valanga di dislivello e temperature che soffre molto.
Mikel Landa, voto 5. Il basco coglie l’8° posto in classifica generale, ben supportato da Mattia Cattaneo, che si conferma il miglior gregario della Soudal assiema a van Wilder. Landa, come d’abitudine, ha fatto lavorare molto la sua squadra negli approcci e nelle prime parti delle salite, per poi però non sferrare attacchi decisi. Le volte che lo ha fatto si è poi fatto anche riprendere dopo poco. Vansevenant e Lecerf hanno provato varie volte ad inserirsi nelle fughe, ma senza fortuna. Nel complesso una Soudal, voto 6 1/2, buona, ma niente più. Sfortunati in occasione della crisi mistica di Landa con le radio che non andavano ed i cellulari che non prendevano.
La UAE-Emirates, voto 9. Perso Almeida alla 9^tappa e con un Adam Yates incapace di stare coi migliori si sono reinventati squadra da fughe. Alla fine la qualità complessiva dell’organico gli ha consentito di essere protagonista e di portarsi a casa 3 tappe, il premio di supercombattivo con Soler, la maglia a pois con Vine e la classifica a squadre.
Alpecin-Deceuninck, voto 9. La squadra belga ha fatto quello che doveva fare: 3 tappe vinte e la maglia verde con Kaden Groves, chiaramente con la strada spianata dall’uscita di van Aert. Al primo GT corso e finito Vergallito ha fatto vedere belle cose, con anche un 9° posto a Puerto de Ancares. A questo punto il suo posto nel gruppo se lo è ampiamente meritato anche agli occhi dei più critici. Un augurio di trovare una squadra per l’anno prossimo.
Visma-LAB, voto 6. Sulla Visma va fatta una media tra risultati e sfortuna. 3 tappe vinte con Wout van Aert prima che il meteorite affondasse definitivamente questa squadra, che quest’anno sta scontando ampiamente i successi di quello passato. GC Kuss, 14°, fa 3 passi indietro rispetto le aspettative. Kruijswijk coglie la Top20 confermandosi solido come la roccia. Opaco Attila Valter. Ultimo valzer per Gesink che si ritira a fine stagione. Con una rogna simile difficile fare meglio.
Jayco-AlUla, voto 8, due tappe vinte con Eddie Dunbar, che coglie anche l’11° piazza in generale. Zana stava facendo il colpaccio a Covadonga, Mauro Schmid ha colto due secondi posti. Bravi.
Cofidis, voto 4. La solita Top20 di G. Martin e finita li. Dalla prossima stagione si spera cambino passo, e le premesse ci sono grazie agli acquisti ed i saluti a Martin. Intermarché, voto 5. Vito Braet, Arne Marit e Simone Petilli ci hanno provato in tutti i modi e Braet ha colto anche un 3° posto di tappa. Difficile chiedere di più a questo organico. Bahrain-Victorious, voto 4. Persi Tiberi e Caruso sono andati alla deriva. Male Jack Haig e Traen. L’unico che si è visto nelle fughe è stato Miholjevic. Israel-PremierTech, voto 7. Una squadra da fughe che è riuscita a cogliere la vittoria di tappa con l’inossidabile Woods. Marco Frigo è entrato in un’infinità di fughe cogliendo il 2° posto a Yunquera. Riccitello ha il margine per diventare un osso duro in salita. Eusakaltel, voto 5. Lontana dai fasti del passato, ha colto un 3° posto con Aberasturi. Lotto-DSTNY, voto 5. Altra squadra calamitata dalla sfortuna. Perso van Eetveld potevano solo dedicarsi alle tappe, perso pure Kron hanno mandato all’assalto Campenaerts e Moniquet, che sono stati anche bravi, ma non si poteva prendere di più. Team-DSM, voto 7. Con l’organico che hanno portato possono essere più che contenti. Colto una vittoria di tappa col sorprendente Pavel Bittner ed il 21enne Max Poole si è reso protagonista come pochi altri, cogliendo 3 terzi ed un secondo posto di tappa. Arkéa, voto 5. Non una squadra da cui si potesse pretendere molto. Il 13° posto di Cristiàn Rodriguez non è male però. Astana, voto 5. La squadra kazaka sembra rinvigorita dagli acquisti e dall’arrivo di nuovi sponsor per la prossima stagione. Fortunato 16°, Tejada e Garofoli si sono infilati in vari attacchi senza fortuna. Certo, lungi dall’essere brillanti, ma qualcosa si muove.
Kern-Pharma, voto 10. Assolutamente sorprendente la squadra spagnola: 3 tappe vinte e 17° posto di José Parra, più due quarti posti per Pau Miquel. Castrillo è il nuovo fenomeno ed è al centro dell’interesse di varie squadre, in primis la Ineos. Urko Berrade pare anche lui al centro di trattative. Per ora non svegliateli dal sogno.
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