Credo che a suon di numeri e, soprattutto, di "se" (ci fosse stato Contador, ci fosse stato Froome ecc.) non si comprenderà mai la portata dell'opera che il messinese sta portando a termine. Un Tour che va letto per bene a mio giudizio e, attenzione, sin dalle prime tappe. Perché non dimentichiamo che Nibali ha attaccato in una fase della corsa nella quale, abitualmente, coloro che ambiscono ai piani alti della classifica finale nemmeno si vedono. Lui invece va a vincere una tappa, prende la maglia e sovverte tutte le regole non scritte del ciclismo. Poi compie quell'irripetibile capolavoro sul pavè: è lì che sconfigge Froome e Contador. Infine dà spettacolo vincendo in maniera diciamo classica sulle grandi salite. Il resto è gestione oculata della corsa: evita le cadute, non si fa staccare in discesa ma nemmeno attacca perché non ne ha più bisogno ecc.
Alla luce di tutto ciò, cosa avrebbe potuto fare una macchina come Froome di fronte a un improvvisatore come Nibali? Nient'altro che perdere. Così è andata, il ritiro è stato la salvezza per Froome, altro che.
Quanto a Contador, non dimentichiamo che aveva perso 2 minuti e mezzo sul pavè: ne aveva da recuperare...
Ma, come detto, la storia non si fa con i se. Per questo, facendo tutti gli scongiuri del caso per la crono di oggi e la passerella di domani, metto in frigo la bottiglia di Ferrari da stappare domani. Lo feci anche con Pantani nel 1998, confesso che cominciavo ad avere davvero sete :-)