In una situazione come quella che stiamo vivendo andare avanti sperando che il virus scomparirà per effetto delle misure prese e che possa esistere il giorno X in cui si potrà fare reboot e tornare alla normalità è una folle utopia.
Per questo motivo, tamponata l'emergenza iniziale, credo occorra guardare in faccia la realtà: posto che la diffusione della malattia non può essere arrestata completamente servono misure per rallentare il contagio rendendone lineare la curva di crescita in modo da poter sopportare una diffusione "controllata" del virus.
Le limitazioni dovrebbero essere individuate per portarci nella condizione in cui un individuo contagiato non ne infetti altri N ma soltanto 1. Al contempo a questo nuovo individuo ammalato dobbiamo garantire la possibilità di curasi con i migliori mezzi disponibili in virtù del fatto che le strutture preposte non collassano più sotto il peso dell'esponenziale crescita dei malati.
Sarà indolore? No, di sicuro perché al momento una cura non esiste. Altre persone si ammaleranno, avranno difficoltà, soffriranno ed alcuni di loro moriranno. I più esposti a rischio potranno comunque limitare al minimo i loro contatti con chi nel mondo, prima o poi, ci dovrà per forza tornare.
Badate che non lo dico a cuor leggero: in famiglia e fra gli amici ho avuto 7 casi.
Mio padre è finito ricoverato con polmonite bilaterale. Mio fratello, giovane, è da più di 30gg che si trascina gli effetti del virus, mio cognato l'ha superata con pochi giorni di febbre, una amica è ancora ricoverata. Io stesso ho fatto 20 giorni in isolamento (anche dai famigliari conviventi)per i contatti avuti con gli ammalati.
Però tutte le mattine guardo i miei figli che hanno perso molti dei loro riferimenti, che non sanno più quale giorno della settimana è e la domenica arrivano a chiedermi perché la maestra non ha mandato le lezioni da seguire e mi fanno domande a cui non so dare una risposta.
Beh lasciatemelo dire: se devo scegliere fra un rischio per me e un futuro più luminoso per loro dubbi non ne ho.