La distanza interoculare ha un senso per le visioni da lontano, dove le immagini viaggiano su raggi luminosi paralleli (per i puristi: quasi paralleli). Nelle visioni da vicino, il raggio portatore di immagine viaggia su fasci divergenti ma deve transitare per la lente nel punto in cui viene deviato il suo percorso dal prisma convesso. L'unico modo per farlo è un occhio per volta, prendendo (con l'occhio stesso) delle misure orientative sui punti di riferimento prossimi al punto di passaggio dell'immagine (il nasello, il telaietto dell'occhiale).
Non sono sicuro che con la spiegazione successiva sia tutto più chiaro, ma non so fare di meglio.
Apprezzo la tua dettagliata spiegazione. Un'idea me la sono fatta.
Non sono un esperto in materia, tutt'altro.
Ma ti riporto semplicemente la mia esperienza: occhiali nuovi da vicino prescritti dal mio oculista. Commissionati al mio ottico di fiducia, che me li ha costruiti ed assemblati. Dopo qualche minuto di lettura, mi bruciavano gli occhi. Li ho riportati dall'ottico che, dopo averli visionati, e confrontando il tutto con la ricetta medica, ha ammesso di aver mal riportato la distanza interpupillare.
Io ti riporto solo ciò che lui ha detto.
Mi ha rifatto gli occhiali a spese sue, più nessun problema.