Un'altra dura, durissima giornata nelle Alpi. 109 km e tre passi storici per scrivere e stravolgere la storia di questo Tour de France. Ci si aspettava battaglia: il giorno prima la grande difficoltà di Contador, che sebbene una buona condizione non è riuscito ad essere al top tutti i giorni come un leader che punta alla classifica generale dovrebbe. L'azione di Andy Schleck seppur fantastica per averci riportato a tempi abbastanza lontani dopo due anni in cui al Tour rischiare per qualcuno sembrava morte certa non aveva portato alla maglia gialla, che sarebbe potuta giungere proprio in cima all'Alpe; ma meglio dare qualche secondo a Cadel Evans per partire con più sicurezza nella crono di Grenoble. Basso all'ultimo appello, ma sembra già troppo tardi, per cercare l'obiettivo minimo, il podio, che di giorno in giorno si è allontanato un pò di più. Cunego alla ricerca di un posto al sole, Voeckler nel disperato tentativo di tenere la maglia un altro giorno. Salita sin dalla partenza, mai un vero tratto di pianura dopo e infine l'Alpe, dove si sono scritte pagine della storia del ciclismo e del Tour.
Ma Contador non ci sta. 4'40" dietro, veramente molto. In difficoltà negli ultimi km del Galibier, non si è riuscito a difendere come a Luz Ardiden e ha perso tanto; quando parte il Telegraphe, scatto secco e via all'avventura, il primo vero attacco da lontano di Contador: tentare di prendersi la maglia gialla? Ci vorrebbe uno stallo dietro e lui che guadagna minuti e minuti tra la prima salita e il Galibier per poi tentare di arrivare all'Alpe con molto vantaggio: ma così non accade.
Andy Schleck parte e va a seguirlo, consapevole che l'impresa di ieri non basta per avere il Tour in tasca: Contador è una ruota buona, la tappa è breve e di pianura ce n'è poca, meglio rischiare invece di correre il pericolo di rimuginare dopo. Evans invece ha un pò di paura, ma alla fine dopo poco tempo capisce anche lui che è tempo di andare: così Voeckler, che rientra. Ma si capisce presto che quello del francese è un tentativo più che mai disperato, cercando di reggere il più possibile sapendo già dall'inizio probabilmente l'esito. Basso sta dietro, non supportato dalle gambe che sperava e diceva di avere: come lui sa di certo, il Tour è tutta un'altra dimensione. Inoltre inizia ad esserci l'età e 6 anni di differenza più sacche di sangue in meno sono un bel gap da colmare. Fa tirare tutta la squadra e tiene il distacco nell'ordine del minuto e mezzo.
Davanti intanto si riprendono sul Galibier i fuggitivi del mattino: nel frattempo Evans costretto a fermarsi per problemi alla bici si fa sfilare e riprendere dal gruppo di Basso, dove ci sono gli altri big, mentre Voeckler si stacca e con l'aiuto di Jerome Pineau (ex compagno di squadra e stessa nazionalità) tiene il distacco lì. A 90 km dalla fine vedere un corridore ciondolare in quella maniera è un brutto segno, ma Voeckler non è uno qualunque...intanto sul Galibier Evans si sfoga e inizia l'inseguimento: il gruppo subito si assottiglia e a pagare è proprio Birillo, una delle nostre bandiere. Non va in crisi, ma perde e con l'aiuto di Szmyd resta lì vicino, ma in discesa una delle sue pessime prestazioni lo riporterà nel gruppo di Voeckler, che intanto va quasi in crisi e sale scortato da prima due e poi tre gregari: e qui si rivela un volto che non avevamo mai visto nel corridore francese, logorato fisicamente e psicologicamente, urlando contro i gregari e insultandoli con rabbia. La maglia gialla probabilmente è andata, ma non riesce ad accettarlo. Non è certo un bel momento, davanti alla tv.
Intanto davanti parte Sanchez, mentre Contador e anche Andy Schleck oltre che alla testa devono fare i conti con le gambe e rallentano un pò: per il primo una reazione d'orgoglio, mentre per l'altro un'altra conferma che la stoffa c'è, perchè prima farsi una fuga di 60 km e tirare da solo per 30 con tutto il Galibier più Lautaret a vento contrario, il rischio di saltare c'è, il giorno dopo. Invece è lì in testa alla corsa e dà pure qualche cambio, com'è giusto che sia, dal momento che è suo interesse non far rientrare Evans.
Invece nella discesa rientrano tutti, persino il logorato Basso che si è fatto riprendere intanto dal gruppo di Voeckler, proprio all'imbocco della salita: Rolland, che era stato lasciato libero di fare la sua corsa, riscatta. E' giovane e ha fatto vedere grandi cose, ma dove potrà andare?
Riparte la salita: tutta la fatica inizia a manifestarsi sui volti e nelle azioni dei corridori. Il gruppetto molto allungato all'imbocco della salita la inizia ad un ritmo veramente elevato e il primo a tentare l'attacco è proprio Cadel Evans, con una bella azione, in caccia del francese e di Rider Hesjedal, che si fa rivedere: dopo la sorpresa (7°) dell'anno scorso veramente poche briciole per lui quest'anno. I due Schleck fanno vedere di non essere più freschi (già Frank sul Telegraphe si era lasciato sfilare dopo aver seguito in un primo momento Contador e il fratello), ma pian piano rientrano. E Contador non ci sta: sa bene che ormai il Tour finito, ma la tappa la vuole e cerca di dare il tutto per tutto. E quando dalla telecronaca si sente che ha guadagnato 2' in tre km il pensiero va subito a quel Floyd Landis che tanto si conosce, prima per doping e poi per false accuse in televisione. Ma in realtà sono 50, i secondi: una bella azione ma non quella travolgente che sembrava. Rolland viene ripreso ma non si stacca, che classe questo francese: non si sa che margini possa avere ma dalla sua carriera si toglierà certamente delle soddisfazioni, se farà il corridore vero come deve. Dietro la corsa si addormenta, Samuel Sanchez, uno dei delusi dalla tappa del Galibier, ci prova e prima riprende Rolland che si è staccato, che però gli resta incollato, e poi va all'inseguimento di Contador. E quell'alleanza tra spagnoli, ora che tutto o quasi è finito, non si vede più: prima il basco riporta il francese alla ruota del Saxo-Bank e poi si fa staccare e rivedrà il francese solo al traguardo (stringendogli la mano: lezione di stile). Errore di valutazione. Contador non ne ha più, rapporto agile ma non molto di più.
Dietro Voeckler inquadrato dalle telecamere è furente, non riesce a capacitarsi della sconfitta (ah, dovrebbe solo essere orgoglioso di ciò che ha fatto...): bestemmia, insulta i tifosi e arriva fino al traguardo. Nel finale reazione di orgoglio, passando da oltre 4' a 3'30" di ritardo: non certo una scalata che sapeva, ed era, di vera e propria resa come Lance Armstrong a Morzine. Le telecamere francesi lo hanno seguito per buona parte della scalata e il francese resta ancora in lizza per un piazzamento nei cinque, il verdetto lo vedremo oggi. Damiano Cunego è lì: dopo anni di critiche, invocare (giustamente) a riscrivere le classifiche (sarebbe 2° al Giro 2006 e 3° al Giro 2007), si parlava in questi ultimi anni di corridore finito, sempre in bilico. Cunego in questo Tour c'era, è andato meglio di Basso, nelle salite ha avuto un calo solo a Plateau de Beille, una delle giornate più calde del Tour (e lui, si sa, non sopporta il caldo) ed è lì, alla posizione che si spetta. L'unico attacco oggi, sull'Alpe, un Tour corso in difesa cercando di reggere il più possibile perchè anche lui non conosceva i suoi limiti. Bravo Cunego, a prescindere da come andrà oggi. Schleck non riesce a staccare Evans, la buona volontà non è bastata ma è comunque un'ottima prestazione considerando l'azione del giorno precedente. Adesso i conti si faranno nella crono, 42 km vallonati dove potrebbe succedere di tutto. Si vedrà. Ivan Basso intanto arriva insieme a Levi Leipheimer, simboli di una vecchia generazione: il primo sperava in un podio, il secondo è stato condizionato dalle cadute. In entrambi i casi, un vecchio ciclismo, di quelli capaci di fare grandi cose prima. Leipheimer con l'età che avanza potrebbe restare ancora un anno o due con come obiettivi le piccole corse a tappe, Basso dal Tour ha avuto un responso: ma non quello che voleva.
Dopo dei Pirenei fermi che ci facevano ripensare al Tour 2010, all'attendismo e alla mancanza di attacchi, tentativi e di vera battaglia, le Alpi hanno fatto tornare lo spirito del Tour. Queste due tappe hanno regalato vere emozioni agli spettatori e hanno tolto un pò di delusione. Ora si decide il Tour, ed è una faccenda tra Andy Schleck e Cadel Evans: il primo se le cose dovessero andare male potrebbe rimpiangere la scalata pirenaica di Plateau de Beille dove forse poteva dare qualcosa di più, il secondo la mancata interpretazione della corsa nella tappa del Galibier. Ma con i se e con i ma non si fa niente, ora chiudo e vado alla tv consapevole che il Tour non è ancora chiuso e si può vedere ancora molto, non solo la lotta per la vittoria: chissà infatti se Contador troverà ancora energie per balzare sul podio, piccola consolazione di un Tour de France non certo eccelso e con qualche giornata negativa di troppo. Più Voeckler, Cunego, Basso, la vittoria di tappa....insomma, un Tour che nell'ultima settimana si è riscattato.