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Addio ai compagni di uscite
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<blockquote data-quote="martin_galante" data-source="post: 7136915" data-attributes="member: 108600"><p>Ciao</p><p> io svolgo un lavoro specializzato, ricerca scientifica, consulenze e formazione. In Russia sono andato con la mia famiglia, ma lavorativamente il mio obbiettivo era quello di partecipare alla ricostruzione di una tradizione scientifica di alto livello che era scomparsa con la fuga degli scienziati russi trent'anni fa. Anche se negli ultimi anni ho pubblicato molto peggio di quel che potevo fare, credo di aver svolto un buon lavoro a livello di integrazione nella comunita' scientifica internazionale e di formazione di nuovi talenti. A Mosca avevo la possibilita' di lavorare con i migliori giovani del paese, dottorandi o anche studenti piu' giovani che sono molto competitivi. La Russia sanguina talenti ancor peggio dell'Italia, ai tavoli della silicon valley a pranzo si parla russo. All'inizio della guerra, sono stati immediatamente cancellate praticamente tutte le iniziative di collaborazione con gli istituti russi, anche piccole conferenze etc, distruggendo anni di lavoro miei e di tanti altri. I talenti che abbiamo cresciuto sono in molti casi partiti immediatamente, e sebbene io abbia sempre incoraggiato i giovani ad andare fuori, in questo caso e' per non tornare/collaborare mai piu'. In questo contesto ho firmato una lettera pubblica, apparsa sui principali canali di opposizione e sui siti di varie istituzioni occidentali, in cui si attaccava duramente la scelta del governo dicendo appunto quanto brevemente espresso. Pensavo che sarei stato licenziato al momento, invece no, la repressione e' stata per ora piuttosto moderata. Molte firme della lettera erano ben piu' prestigiose della mia, quindi penso che il mio nome si notasse poco. Comunque le prospettive di lavoro mio e di mia moglie, e di opportunita' dei miei figli sono cambiate drasticamente in pochi giorni. Quindi sono partito, perche'</p><p>- era un viaggio gia' previsto</p><p>- e' un buon momento per vedere la situazione 'da fuori' e cercare lavoro.</p><p>- i miei amici e conoscenti in Russia di certo non sono persone allineate al potere, e molti sono partiti. Idem i colleghi piu' brillanti che ho, o sono partiti o sono pronti a farlo.</p><p>- sia io che mia moglie perderemo il lavoro o peggio, in caso inizi una repressione piu' dura.</p><p>- il mio datore di lavoro vuole assolutamente trattenermi, mi anche offerto un aumento. quindi se la situazione dovesse cambiare e dovessi decidere di rientrare, penso che ne avrei comunque l'opportunita'.</p><p> -Al tempo stesso, dovesse esserci un cambiamento rapido, la situazione diventerebbe davvero instabile e pericolosa a Mosca, e preferisco non esserci.</p><p></p><p></p><p>Mi dispiace molto che la Russia sia accusata per tutto quello che sta accadendo. E' vero che molti russi non partecipano alla vita politica, io stesso pur non avendo mai nascosto le mie simpatie, non ho mai agito in prima persona contro il potere perche' in quanto straniero non lo sento ne' un mio diretto ne' un dovere. Ma l'idea del dovere di partecipazione e' qualcosa di molto raro, di relativamente presente nella cultura europea ed in particolare francese da qualche secolo. Non è la regola.</p><p></p><p>Quindi potenzialmente in Russia se dovesse esserci un cambiamento, la gente comune lo accetterà, come accetta la situazione attuale. Ma il tempo di un cambiamento 'dal basso' è passato, forse c'era uno spiraglio i primi giorni della guerra, quando la repressione era poco più stretta del solito, e tutti erano sotto shock. Poi, quando il corpo delle forze che in genere si occupa delle manifestazioni è partito in Ucraina, la musica è cambiata. Per paura di non riuscire a gestire, hanno inasprito le pene e riempito il centro di poliziotti. Manifestare anche illegalmente vuol dire farsi arrestare in pochi secondi.</p><p></p><p>Ormai la partita si gioca 'ai piani alti. Gli stessi che hanno depredato il paese per decenni, che lo hanno privato delle sue ricchezze e della sua gioventù, che lo hanno portato in questo stato, sono gli stessi che ora potrebbero imporre un cambiamento. Difficile trovarci della speranza. </p><p></p><p>Poi certo, credo che la realtà della guerra sia molto più complessa di quel che si legge sui giornali europei (o russi), credo che Putin in qualche senso sarebbe disposto pure al sacrificio personale per riparare alla situazione (ammesso che questo non riguardi la sua famiglia), e penso che in teoria la Russia ha tutte le risorse per pagare l'indennità di guerra e ricominciare con un'immagine diversa. Ma è molto difficile immaginare che un cambio in questo senso avvenga, di certo non pacificamente.</p><p></p><p>Io spero solo che la guerra finisca presto e che in Russia ci sia una transizione pacifica. Perché non siamo in Norvegia e Danimarca. Siamo in un paese in cui la storia dei diritti umani è giovanissima, e gli esempi di morti a milioni purtroppo non mancano. Non dico che accadrà una catastrofe, probabilmente non accadrà niente. Ma questo rischio seppure piccolo, c'è e fa paura.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="martin_galante, post: 7136915, member: 108600"] Ciao io svolgo un lavoro specializzato, ricerca scientifica, consulenze e formazione. In Russia sono andato con la mia famiglia, ma lavorativamente il mio obbiettivo era quello di partecipare alla ricostruzione di una tradizione scientifica di alto livello che era scomparsa con la fuga degli scienziati russi trent'anni fa. Anche se negli ultimi anni ho pubblicato molto peggio di quel che potevo fare, credo di aver svolto un buon lavoro a livello di integrazione nella comunita' scientifica internazionale e di formazione di nuovi talenti. A Mosca avevo la possibilita' di lavorare con i migliori giovani del paese, dottorandi o anche studenti piu' giovani che sono molto competitivi. La Russia sanguina talenti ancor peggio dell'Italia, ai tavoli della silicon valley a pranzo si parla russo. All'inizio della guerra, sono stati immediatamente cancellate praticamente tutte le iniziative di collaborazione con gli istituti russi, anche piccole conferenze etc, distruggendo anni di lavoro miei e di tanti altri. I talenti che abbiamo cresciuto sono in molti casi partiti immediatamente, e sebbene io abbia sempre incoraggiato i giovani ad andare fuori, in questo caso e' per non tornare/collaborare mai piu'. In questo contesto ho firmato una lettera pubblica, apparsa sui principali canali di opposizione e sui siti di varie istituzioni occidentali, in cui si attaccava duramente la scelta del governo dicendo appunto quanto brevemente espresso. Pensavo che sarei stato licenziato al momento, invece no, la repressione e' stata per ora piuttosto moderata. Molte firme della lettera erano ben piu' prestigiose della mia, quindi penso che il mio nome si notasse poco. Comunque le prospettive di lavoro mio e di mia moglie, e di opportunita' dei miei figli sono cambiate drasticamente in pochi giorni. Quindi sono partito, perche' - era un viaggio gia' previsto - e' un buon momento per vedere la situazione 'da fuori' e cercare lavoro. - i miei amici e conoscenti in Russia di certo non sono persone allineate al potere, e molti sono partiti. Idem i colleghi piu' brillanti che ho, o sono partiti o sono pronti a farlo. - sia io che mia moglie perderemo il lavoro o peggio, in caso inizi una repressione piu' dura. - il mio datore di lavoro vuole assolutamente trattenermi, mi anche offerto un aumento. quindi se la situazione dovesse cambiare e dovessi decidere di rientrare, penso che ne avrei comunque l'opportunita'. -Al tempo stesso, dovesse esserci un cambiamento rapido, la situazione diventerebbe davvero instabile e pericolosa a Mosca, e preferisco non esserci. Mi dispiace molto che la Russia sia accusata per tutto quello che sta accadendo. E' vero che molti russi non partecipano alla vita politica, io stesso pur non avendo mai nascosto le mie simpatie, non ho mai agito in prima persona contro il potere perche' in quanto straniero non lo sento ne' un mio diretto ne' un dovere. Ma l'idea del dovere di partecipazione e' qualcosa di molto raro, di relativamente presente nella cultura europea ed in particolare francese da qualche secolo. Non è la regola. Quindi potenzialmente in Russia se dovesse esserci un cambiamento, la gente comune lo accetterà, come accetta la situazione attuale. Ma il tempo di un cambiamento 'dal basso' è passato, forse c'era uno spiraglio i primi giorni della guerra, quando la repressione era poco più stretta del solito, e tutti erano sotto shock. Poi, quando il corpo delle forze che in genere si occupa delle manifestazioni è partito in Ucraina, la musica è cambiata. Per paura di non riuscire a gestire, hanno inasprito le pene e riempito il centro di poliziotti. Manifestare anche illegalmente vuol dire farsi arrestare in pochi secondi. Ormai la partita si gioca 'ai piani alti. Gli stessi che hanno depredato il paese per decenni, che lo hanno privato delle sue ricchezze e della sua gioventù, che lo hanno portato in questo stato, sono gli stessi che ora potrebbero imporre un cambiamento. Difficile trovarci della speranza. Poi certo, credo che la realtà della guerra sia molto più complessa di quel che si legge sui giornali europei (o russi), credo che Putin in qualche senso sarebbe disposto pure al sacrificio personale per riparare alla situazione (ammesso che questo non riguardi la sua famiglia), e penso che in teoria la Russia ha tutte le risorse per pagare l'indennità di guerra e ricominciare con un'immagine diversa. Ma è molto difficile immaginare che un cambio in questo senso avvenga, di certo non pacificamente. Io spero solo che la guerra finisca presto e che in Russia ci sia una transizione pacifica. Perché non siamo in Norvegia e Danimarca. Siamo in un paese in cui la storia dei diritti umani è giovanissima, e gli esempi di morti a milioni purtroppo non mancano. Non dico che accadrà una catastrofe, probabilmente non accadrà niente. Ma questo rischio seppure piccolo, c'è e fa paura. [/QUOTE]
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