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Alto Adige: paradiso per salitomani!
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<blockquote data-quote="rapportoagile" data-source="post: 6187755" data-attributes="member: 10802"><p>Risveglio questo thread, che pisola da un po'.</p><p>L'avanzare dell'etá (in agosto saranno 57 gli anni che ho passato su questa Terra), e la scarsa preparazione mi fanno sembrare tutte le salite -che conosco e ho giá affrontato- più ripide. E come per esorcizzare l'invecchiamento continuo "farmi del male" e le sfido ancora.</p><p>Ieri la meta tardo-pomeridiana è stata il <em>Villaggio di San Martino</em>, una specie di agglomerato formato da belle casette in legno, tutte uguali, che godono di un vista strepitosa sulla conca di Merano. Ma per arrivarci bisogna affrontare una ostica salita di quasi 8 km con una pendenza media di 9,8%, caratterizzata da tratti più facili, ma anche rampe al 15/16%. `</p><p>Parto da casa alle 16:30 in punto, e percorro i 30 km fino a Lagundo con un fortissimo vento contro. Poi inizia la bella ciclabile lungo le rapide dell'Adige, con il tratto denominato piccolo Stelvio. Questo pezzo l'ho sempre sofferto e guardando il computerino capisco anche perché: segna 7- poi 8, e infine 9% con il solito vento contro, che mi sembra pure più intenso. Stringo i denti, e proseguo. Mi sorpassa un ciclista panzone, o meglio...più panzone di me, e nel farlo mi squadra come dire:" tssss, vedi come vado forte io!". Beh con la bici elettrica vanno forte tutti, ...<em>insemenio</em>!</p><p>Finalmente arrivo a Tel (Töll), dove passato il ponte sull'Adige inizia la salita. Sono decisamente stanco; pedalare contro un vento così forte e fastidioso toglie energie, non solo fisiche, ma anche mentali. La tentazione di rinunciare è tanta, ma poi? Ho bisogno di concludere i progetti, non di tornare a casa con la coda fra le gambe. Però questa salita è bastarda subito, e i primi kilometri al 12/13% mi ammazzano!</p><p>Inizia un "lavoro diplomatico" tra testa e gambe, con la testa che cerca di convincere le gambe a non mollare, e che in cima c'è lo strudel; e le gambe che rispondono:" <em>...che ce frega? tanto finisce nello stomaco, che non sta facendo un caxxo!...mentre noi scoppiamo</em>" Questi pensieri scemi mi consentono di distrarmi, e metro dopo metro di avanzare. La strada è stretta, e l'asfalto in buone condizioni. L'aria si fa frizzantina, e l'alternanza bosco/prati è una panacea per la mente. E di questa panacea paiono trarne vantaggio pure le gambe. Alla fine raggiungo la meta, e il tanto agognato "Eggerhof" (trattoria), che - <em>porcoggiuda- </em> è chiuso. Per fortuna il titolare è all'interno, e pur non avendo lo strudel, mi concede una Coca Cola grande, che sorseggio ammirando le montagne dell'Ifinger e Hirzer e del gruppo del Tessa.</p><p>Il gestore incosapevolmente mi tira su il morale, facendomi i complimenti per essere arrivato in bici da corsa: sono rarissimi i "bitumari" quasù e mi dice che ormai il 70% dei ciclisti che vede sono "elettrificati". Queste parole mi inorgogliscono e mi fanno quasi scordare che fino a poco prima zigzagavo in salita al limite del surplace.</p><p>Il vento e l'altitudine (1300 m) hanno abbassato la temperatura a 16°. Non voglio raffreddarmi troppo e riparto, anche perché sono quasi le 20:00 e la strada per tornare è ancora lunga. Raggiunto il fondovalle il vento è -per fortuna- a favore; cosa non così scontata, non sarebbe la prima volta che ad un certo punto cambia direzione e me lo sono trovato contro sia in andata che al ritorno. Se l'avessi trovato contro, sarei tornato in treno, giuro! Invece è favore, e pedalo tranquillo gustandomi <em>-nel vero senso della parola</em>-questo tratto di ciclabile che corre a fianco dell'Adige, con il sole già tramontato da un pezzo, ma con una luce particolare che colora le nuvole di rosa, con in mezzo la luna quasi piena- è una limpidezza del cielo unica (il vento serve a qualcosa).</p><p>Arrivo a casa alle 21:05 ...stanco, ma molto appagato!</p><p>Alla fine 82 km e 1300 m di dislivello....e 2020 calorie consumate (<em>lo so, è un dato approssimativo</em>), e questo mi convince a darci dentro con la cena...esagerando come al solito. NON DIMAGRIRÒ MAI!!</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="rapportoagile, post: 6187755, member: 10802"] Risveglio questo thread, che pisola da un po'. L'avanzare dell'etá (in agosto saranno 57 gli anni che ho passato su questa Terra), e la scarsa preparazione mi fanno sembrare tutte le salite -che conosco e ho giá affrontato- più ripide. E come per esorcizzare l'invecchiamento continuo "farmi del male" e le sfido ancora. Ieri la meta tardo-pomeridiana è stata il [I]Villaggio di San Martino[/I], una specie di agglomerato formato da belle casette in legno, tutte uguali, che godono di un vista strepitosa sulla conca di Merano. Ma per arrivarci bisogna affrontare una ostica salita di quasi 8 km con una pendenza media di 9,8%, caratterizzata da tratti più facili, ma anche rampe al 15/16%. ` Parto da casa alle 16:30 in punto, e percorro i 30 km fino a Lagundo con un fortissimo vento contro. Poi inizia la bella ciclabile lungo le rapide dell'Adige, con il tratto denominato piccolo Stelvio. Questo pezzo l'ho sempre sofferto e guardando il computerino capisco anche perché: segna 7- poi 8, e infine 9% con il solito vento contro, che mi sembra pure più intenso. Stringo i denti, e proseguo. Mi sorpassa un ciclista panzone, o meglio...più panzone di me, e nel farlo mi squadra come dire:" tssss, vedi come vado forte io!". Beh con la bici elettrica vanno forte tutti, ...[I]insemenio[/I]! Finalmente arrivo a Tel (Töll), dove passato il ponte sull'Adige inizia la salita. Sono decisamente stanco; pedalare contro un vento così forte e fastidioso toglie energie, non solo fisiche, ma anche mentali. La tentazione di rinunciare è tanta, ma poi? Ho bisogno di concludere i progetti, non di tornare a casa con la coda fra le gambe. Però questa salita è bastarda subito, e i primi kilometri al 12/13% mi ammazzano! Inizia un "lavoro diplomatico" tra testa e gambe, con la testa che cerca di convincere le gambe a non mollare, e che in cima c'è lo strudel; e le gambe che rispondono:" [I]...che ce frega? tanto finisce nello stomaco, che non sta facendo un caxxo!...mentre noi scoppiamo[/I]" Questi pensieri scemi mi consentono di distrarmi, e metro dopo metro di avanzare. La strada è stretta, e l'asfalto in buone condizioni. L'aria si fa frizzantina, e l'alternanza bosco/prati è una panacea per la mente. E di questa panacea paiono trarne vantaggio pure le gambe. Alla fine raggiungo la meta, e il tanto agognato "Eggerhof" (trattoria), che - [I]porcoggiuda- [/I] è chiuso. Per fortuna il titolare è all'interno, e pur non avendo lo strudel, mi concede una Coca Cola grande, che sorseggio ammirando le montagne dell'Ifinger e Hirzer e del gruppo del Tessa. Il gestore incosapevolmente mi tira su il morale, facendomi i complimenti per essere arrivato in bici da corsa: sono rarissimi i "bitumari" quasù e mi dice che ormai il 70% dei ciclisti che vede sono "elettrificati". Queste parole mi inorgogliscono e mi fanno quasi scordare che fino a poco prima zigzagavo in salita al limite del surplace. Il vento e l'altitudine (1300 m) hanno abbassato la temperatura a 16°. Non voglio raffreddarmi troppo e riparto, anche perché sono quasi le 20:00 e la strada per tornare è ancora lunga. Raggiunto il fondovalle il vento è -per fortuna- a favore; cosa non così scontata, non sarebbe la prima volta che ad un certo punto cambia direzione e me lo sono trovato contro sia in andata che al ritorno. Se l'avessi trovato contro, sarei tornato in treno, giuro! Invece è favore, e pedalo tranquillo gustandomi [I]-nel vero senso della parola[/I]-questo tratto di ciclabile che corre a fianco dell'Adige, con il sole già tramontato da un pezzo, ma con una luce particolare che colora le nuvole di rosa, con in mezzo la luna quasi piena- è una limpidezza del cielo unica (il vento serve a qualcosa). Arrivo a casa alle 21:05 ...stanco, ma molto appagato! Alla fine 82 km e 1300 m di dislivello....e 2020 calorie consumate ([I]lo so, è un dato approssimativo[/I]), e questo mi convince a darci dentro con la cena...esagerando come al solito. NON DIMAGRIRÒ MAI!! [/QUOTE]
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