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<blockquote data-quote="SoftMachine" data-source="post: 7600291" data-attributes="member: 28265"><p>I miei complimenti per l'analisi che trova un numero notevole di cose condivisibili. </p><p>Hai toccato alcuni punti nevralgici: l'ascolto guidato, ad esempio, a mio parere elemento fondamentale che dovrebbe essere introdotto nelle scuole fin dalla piu' tenera età.</p><p>La dodecafonia...è ostica all'ascolto, ovviamente. D'altro canto, si era già partiti da un pezzo ad utilizzare dissonanze anche tra gli autori piu' classici (Brahms, Wagner, Debussy e molti altri...), accordi di tredicesima, etc. Da li in poi, la ricerca di elementi che dessero maggiori possibilità espressive fu un evoluzione non da poco. E via, fino ad arrivare alla musica atonale. E' interessante cio' che Schoenberg annotava relativamente al concetto di "atonale". Lui utilizzava il termine "pantonalità" che intendeva come il punto che determina l'esaurimento delle possibilità della tonalità.</p><p>Ma il discorso si fa piuttosto complesso.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="SoftMachine, post: 7600291, member: 28265"] I miei complimenti per l'analisi che trova un numero notevole di cose condivisibili. Hai toccato alcuni punti nevralgici: l'ascolto guidato, ad esempio, a mio parere elemento fondamentale che dovrebbe essere introdotto nelle scuole fin dalla piu' tenera età. La dodecafonia...è ostica all'ascolto, ovviamente. D'altro canto, si era già partiti da un pezzo ad utilizzare dissonanze anche tra gli autori piu' classici (Brahms, Wagner, Debussy e molti altri...), accordi di tredicesima, etc. Da li in poi, la ricerca di elementi che dessero maggiori possibilità espressive fu un evoluzione non da poco. E via, fino ad arrivare alla musica atonale. E' interessante cio' che Schoenberg annotava relativamente al concetto di "atonale". Lui utilizzava il termine "pantonalità" che intendeva come il punto che determina l'esaurimento delle possibilità della tonalità. Ma il discorso si fa piuttosto complesso. [/QUOTE]
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