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Doping: chi vuol parlare?

xtrncpb

via col vento
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Ecco una interessante dichiarazione rilasciata da Chris Froome, pubblicata in questo articolo tratto da Gazzetta.it

FROOME PER LA RADIAZIONE — "Penso che sia necessario punire più severamente chi infrange le regole". Chris Froome, recente trionfatore al Tour de France, si dichiara favorevole alla sospensione a vita dei corridori che fanno uso di doping. "Potrebbe essere una soluzione nei confronti di quelli che hanno utilizzato trasfusioni di sangue o Epo o ogni prodotto proibito al 100% - aggiunge il corridore del Team Sky al "Daily Mail" -. Il Tour? So che è una corsa nella quale si può avere fiducia, e certamente una corsa che si può vincere con le proprie forze. Mi fido delle procedure di controllo. C'è già stata qualche positività quest'anno, dimostra che certa gente non può più barare".
 

Paolone72

Novellino
22 Febbraio 2007
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Non ho letto tutti i post e me ne scuso se sarò ripetitivo rispetto a quanto magari già esposto da altri...

Penso sia venuto il momento che tutti noi ci rendiamo conto del fatto che in quasi tutti gli sport il doping è largamente diffuso ed anche coperto ed incentivato dalle stesse federazioni, organi di controllo e addirittura organi statali! Del resto i soldi (tanti soldi!) fanno gola a tutti... stampa compresa! Gli sport che forse sono leggermente meno interessati probabilmente sono quelli che richiedono una qualche abilità tecnica e quelli di squadra (anche se qui la differenza c'è quando è dopata tutta la squadra).

Leggete il libro di Alessandro Donati "Lo sport del doping" (già autore di "Campioni senza valore") e capirete come non solo gli ordini di arrivo ma anche le stesse prestazioni assolute sono frutto del doping e quindi i vari record del mondo sono tutti fasulli... Ritengo che il libro sia veritiero dato che riporta stralci di verbali di indagini giudiziarie e racconta la connivenza dell'atletica, dello sci di fondo e del ciclismo con Conconi, Ferrari and co.

Oppure leggete quello di Tyler Hamilton e Daniel Coyle "La corsa segreta"...

Ed inoltre un'ultima riflessione: come fanno ad essere "pulite" prestazioni molto vicine o superiori a quelle ottenute anni addietro da atleti poi risultati dopati?!? Sviluppare potenze superiori ai 6 watt per chilo per più di 45 - 60 minuti sembrerebbe essere qualcosa di sovrumano...

Io non credo più allo sport in generale... (ma nemmeno alla Formula 1 da quando anni fa quel noto team manager fece schiantare la seconda guida per far uscire la sfety car e favorire la prima guida del team che era rimasta indietro...) lo guardo come se fossi al circo! E non credo più che tizio o caio siano campioni che fanno cose eccezionali perché affrontano una vita di sacrifici e duri allenamenti... probabilmente chi fa cosi va cercato dal trentesimo posto in giù della classifica...

Scusate...
 

CONTERALLY

Pignone
5 Febbraio 2012
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Va bè, se il generale non fa niente, potremmo accorgercene noi che il doping è una pratica che dire vintage è poco e appartiene da tutti i punti di vista a quella storia fatta di veleni alimentari che ora sono stati effettivamente banditi, oltre al fatto che non ho ancora capito, come sia così facile che è una rapina nei confronti di tutti, per gli interessi collegati alle vittorie venga osservata e soppesata come se la passione e morte di chi viene poi demolito dall'alto della mondanità, fosse uno spettacolo hard di cui, quegli ammanchi, sono il biglietto di ingresso, per vedere l'alta evidenza della ragione di chi non ne ha neanche quella. Protesto! La cifra é stratosferica e l'atto pubblico peccaminosissimo. E se c'è ancora qualche gnaro in giro che se ne burla, faccio presente che il peccato c'è, non è una farfalla grassa come un maiale, che non vola neanche.
 
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Gigiant
scusa, ma non ho capito una virgola

Va bè, se il generale non fa niente, potremmo accorgercene noi che il doping è una pratica che dire vintage è poco

cioè vuoi dire che il doping ha un certo fascino di qualcosa di una qualità antica?
e che c'entra il generale?

 

CONTERALLY

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Debbo dire che è riconosciuta buona norma non comprendere di default, dei testi esenti da semplicità elementare. Non debbo scrivere un libro di scuola, su un tema così attuale e diffuso, al punto da ritenere tranquillamente digeribili dei passaggi che comprendono un background sottinteso. Capisco che sui pedali la testa dura possa far bene, ma sulla scrivania le cose si ribaltano. Per le lingue straniere, la sommaria traduzione la offre Bing, mentre qui mi pare sia tutto intellegibile con quella saggia distanza che evita di distinguersi per una volgarità puerile. Sono stato chiaro?
 

carbal54

Maglia Amarillo
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alcune :-)

Ripensandoci, hai ragione, però probabilmente ne risentirebbe la noogenesi che non intaccherebbe l'epistemologia delle sinergie di fondo.



In giro si trova di nuovo roba buona

carlo
 

gx2

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chiarissimo, ma ripensandoci ti preferisco criptico
 
Reactions: Zugnajima#11

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Ieri sul blog Pane e Gazzetta, curato da Marco Pastonesi, è stato pubblicato questo divertente articolo... ed è tutto vero, badate bene...

Doping: i cacciatori di balle

Antidoping. E se poi si viene beccati, l’importante è negare, e inventarsi una buona scusa.

La scusa più macabra è di Tyler Hamilton. Ciclismo. Nel 2004 lo statunitense, prima gregario e poi avversario di Lance Armstrong, dice che le cellule di sangue dopato inspiegabilmente trovate nel suo corpo sono da ricondurre a un fratello gemello morto prima della nascita.

La scusa più pulita – la pulizia è un concetto relativo, qui soprattutto – è di Dieter Baumann. Atletica. Il tedesco, vincitore dei 5000 metri all’Olimpiade del 1992, spiega che le tracce di nandrolone siano da attribuire a un tubetto di dentifricio.

La scusa più musicale, almeno per il cognome, e anche la più pungente, per l’accaduto, è di Santos Mozart. Calcio. Il brasiliano dichiara che la sostanza proibita rinvenuta nell’urina deriva da una crema applicata sulla pelle della figlioletta di tre anni, dopo una puntura di insetto.

La scusa più letteraria è di Mario De Clercq. Ciclocross. Agli inquirenti che hanno scoperto due suoi diari con la descrizione degli allenamenti e l’elenco delle sostanze illecite assunte, racconta che si tratta di un suo romanzo di fantasia.

La scusa più frequente riguarda l’alimentazione. Salvatore Monaco e Cristian Bucchi, calciatori, attribuiscono la colpa alla carne di cinghiale. Chiamato in causa, purtroppo il cinghiale non può più testimoniare. Alberto Contador, corridore spagnolo, lamenta una bistecca al clenbuterolo, e mette in crisi l’intero mondo degli allevamenti dei Paesi Baschi. Lenny Paul, bobbista britannico, accusa il macinato di vitello, e anche di nandrolone, usato per un ragù alla bolognese, anche in questo caso con il vitello in contumacia. Astrid Strauss, nuotatrice tedesca, se la prende con un cestino di fragole – se l’è mangiato tutto, cestino escluso – contenenti non solo tracce di vitamine C e A, ma anche testosterone in dosi industriali.

C’è chi scarica la colpa su una zia, come il corridore Gilberto Simoni: caramelle del Perù alla cocaina. C’è chi non risparmia la mamma malata, come Edita Rumsas, moglie del corridore lituano Raimondas Rumsas: nella macchina non c’è solo l’Arbre Magique, ma anche la magica epo. C’è chi accusa, come al solito, la suocera, come lo sciatore austriaco Christian Henn: l’alto valore di testosterone dipende dalla tisana alle erbe consigliata proprio dalla suocera per aumentare la capacità riproduttiva del genero. E chi si accanisce perfino sul cane, come il corridore belga Frank Vandenbroucke: quei medicinali proibiti non sono per sé, ma per il suo cane afflitto da asma.

Doping vegetariano, come quello sostenuto dal velocista inglese Linford Christie: giura che il nandrolone evidenziato nell’antidoping dipende dal consumo di avocado, ma i giudici vogliono saperne di più, e scoprono che Christie avrebbe dovuto mangiarne circa una tonnellata. Doping alcolico, come quello denunciato dal corridore americano Floyd Landis: birra e whisky per una notte ad alta gradazione prima dell’impresa di Morzine, anche se poi tratta di testosterone sintetico. Doping cosmetico, come quello del calciatore portoghese Fernando Couto, che parla di uno shampoo non alla mela verde, e neanche al tè verde, ma al nandrolone. Doping festoso, come quello del velocista americano Denis Mitchell, che parla di eccessi di birra (cinque lattine) ed eccessi di sesso (numerosi rapporti consecutivi con la moglie) per giustificare l’eccesso di testosterone. Doping erotico, come quello proposto dal calciatore romeno Adrian Mutu: la cocaina gli serve per migliorare le prestazioni sessuali. Doping ballerino quello del corridore tedesco Jan Ullrich: l’amfetamina gli è stata passata in una discoteca.
 

posse

Maglia Iridata
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Cervelo R3
in parte condivisibile, comunque interessante
http://www.tuttobiciwe b.it/index.php?page=news&cod=62633&tp=n

Sinceramente, questo clima di purghe e di epurazioni po*stume avvilisce molto. Nell’interminabile gioco di guardie e ladri che segna la storia contemporanea del ciclismo, a mano a ma*no che le guardie riescono a smantellare il castello di porcherie allestito dai ladri - ultima la lista nera del Tour 1998 - saltano per aria i mo*numenti di quei tempi. Sto te*nendo la conta, ma certo qualcuno sfugge. Penso a Olano, rimosso dal trono di direttore tecnico della Vuel*ta. Penso a O’Grady, fatto brillare dal Comitato olimpico australiano. Penso a Zabel, all’epoca bandiera di uno sport equo e solidale, senza divismi e senza eccessi, a sua volta messo alla porta dalla Vat*ten*fall Cyclassic, l’unica corsa tedesca di World Tour, nonché dalla Ka*tusha. Penso a Jens Heppner, sceso con accordo consensuale dall’ammiraglia della Netapp Endura.

Lo ripeto, mi sono segnato so*lo i nomi delle prime teste rotolate nella cesta, dopo che i Robespierre di ultimissima generazione si sono messi all’opera. Altri non vengono rimossi da nulla perché già piuttosto ai margini, co*me Ullrich, come il nostro stesso Ta*fi. Ovviamente possiamo parlare soltanto dei nomi usciti da liste o da confessioni, mentre la conclusione generale, e cioè che il 99 per cen*to dei ciclisti di quella generazione facesse tranquillamente ricorso all’Epo (e ad altro, non dimentichiamolo&#8230, ecco, questa è solo una logicissima conclusione, sostenuta da mille indizi concreti, ma comunque non un fatto conclamato. Tant’è vero che tanti altri volti noti del tempo continuano tranquillamente a svolgere la loro nuova man*sione, in una seconda vita tutta diversa, chi come diesse, chi come meccanico, chi come commentatore televisivo.

Questa generazione ha subìto negli anni un complicato processo di mutazione. All’inizio, di fronte alle accuse di doping, ridevano in faccia alla stampa e all’opinione pubblica, negando con sdegno ogni allusione. Ricordo su tutto il trattamento subito dal povero Eugenio Capodacqua, in*dub*biamente pioniere tra i nemici dei dopati, preso letteralmente a in*sulti, sarcasmi, minacce, quando non direttamente a lanci di boracce (piene) dai terzi piani degli alberghi. Era così: guai a chi si permetteva di dubitare. La cupola imponeva l’omertà al gruppo, minacciava rappresaglie pesanti (chiedere al martire Pippo Simeoni), tagliava fuori i giornalisti appena appena ficcanaso. Questo il clima: non per continuare a menarla in eterno, ma perché niente venga frettolosamente rimosso.

Arrivano però i primi casi, i primi scandali, le prime de*nunce. A seguire, tutti gli tsunami degli ultimi anni che svergognano l’intera epoca. A questo punto, scatta la mutazione. Ovvia*mente i personaggi di quel tempo non possono più negare: c’è un li*mite a tutto, di fronte all’evidenza restano soltanto i mariti a provarci con il patetico “non è come sembra, ti posso spiegare tutto”. Molto più realisti, e pure furbi, i ciclisti sbugiardati adottano lo schema caro ai politici corrotti: una volta presi con la mazzetta in bocca, non possono che rivendicare con rabbia la loro grande attenuante, diavolo, fanno tutti così, proprio con me dovete prendervela??? È questo il nuovo dogma cui si aggrappa un’intera generazione: facevano tutti così, gli stessi diesse ti imponevano di farlo, come potevamo ribellarci? Do*man*da legittima, però io la girerei a quelli che invece, nel loro piccolo, mosche bianche del gruppo, un preciso no lo dissero, finendo magari per cambiare mestiere. Purtroppo, si sa, l’onestà è un bene di extralusso, costa tantissimo - fatica, dolore, sacrifici, rinunce, strade sbarrate - e mica tutti possono permetterselo.

L’ultima evoluzione del “così fan tutti” l’ho ap*presa recentemente da Silvio Martinello, nel suo accorato e orgoglioso editoriale di autodifesa, al grido non devo spiegare niente, non mi devo vergognare di niente, per lavorare in quell’epoca bisognava fare in un certo modo. Siamo cioè all’ultimo stadio, raffinatissimo, della mutazione: dal negare tut*to, sempre e comunque, al facevo così perché lo facevano tutti, fino al sublime “stato di necessità”. Sì, bi*sognava drogarsi per necessità, per trovare un contratto, per continuare a correre, come la pensionata che ruba il cotechino al supermercato per non svenire dalla fame. Sce*na*rio drammatico, quasi mette il ma*gone.

Io direi questo. La piantassero di arrampicarsi sui vetri e la chiudessero lì. Sul doping co*me stato di necessità le parole sono superflue: ci arriva chiunque a capire che un conto è rubare per mangiare, un altro è barare per fare uno sport in modo professionale. Ri*cor*do che milioni di brocchi, per quanto innamorati della bicicletta (io tra questi) si sono rassegnati alla loro pochezza e hanno cercato un’altra occupazione, chi in banca, chi in fabbrica, chi in agricoltura. Non sta scritto da nessuna parte che un ap*passionato di bici debba per forza fare il ciclista professionista. E co*munque basta, per favore. La storia è andata in un certo modo, ormai sappiamo come. Per filo e per se*gno. La smettano loro di blaterare, la smettano anche i segugi zelanti di ricostruire morbosamente i dettagli di troppi anni fa. Di fronte allo scempio di questi tempi attuali, con tutti questi uomini di mezza età co*stretti a sparire nella vergogna per colpe di due decenni fa, è possibile soltanto un atto: la moratoria. Loro la smettono una volta per tutte di sparare menzogne - questa la colpa imperdonabile: le menzogne di vent’anni, molto più del doping, ce la fa a capirlo Martinello? -, noialtri beffati e traditi ci mettiamo una pietra sopra e non pretendiamo stupide epurazioni fuori tempo massimo. Restino pure a fare i commentatori, i diesse, i dirigenti di corsa, magari cogliendo questa seconda oc*casione per emendare gli errori del*la prima, a beneficio dei giovani che cominciano adesso e anche del pubblico che ancora ci crede.

Bisogna voltare pagina, a tut*ti i costi: non per dimenticare frettolosamente, o per buttare tutto in ridere. Ma abbiamo già troppi stress a controllare e candeggiare il ciclismo d’oggi, perché ancora si possa sprecare tempo con i Dannati degli anni Novanta. Oggi siamo al punto che il vincitore di quattro tappe al Tour (Kittel) si sottopone alla macchina della verità pur di convincere il mondo della sua pulizia. A questo siamo arrivati, a queste aberrazioni assurde. Al*me*no la storia lontana, ormai chiara e definita, deve arrivare al punto fi*nale. Chi era nella liste, chi ha confessato, chi continua a fare finta di nulla: moratoria per tutti e non se ne parli più. Se eventualmente qualcuno giustamente non ci sta, perché allora correva pulito, si faccia avanti: con la macchina della verità, il ciclismo assegna medaglie al valor civile. Ho seri dubbi però che la macchina avrà molto da lavorare.

di Cristiano Gatti, da tuttoBICI di settembre
 

posse

Maglia Iridata
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anche se, visto che si parla di martinello, ho trovato questo articolo del 2000 dove "qualcosa" (ben piu' di qualcosa) aveva detto..

http://archiviostorico.corriere.it/...denuncia_doping_tra_noi_co_0_0009159125.shtml

Martinello denuncia: «C' è doping tra noi»
Dura requisitoria del ciclista veneto contro medici, tecnici, Collinelli, Pantani e il mondo dei dilettanti

Martinello denuncia: «C' è doping tra noi» Dura requisitoria del ciclista veneto contro medici, tecnici, Collinelli, Pantani e il mondo dei dilettanti DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SYDNEY - «I furbi sono tanti e i nomi si conoscono. Adesso è ora che le mele marce finiscano nel cestino». C' è un momento nella vita in cui devi parlare chiaro e, pane al pane vino al vino, sfidare le regole dell' omertà. Che sia l' ora? Che sia venuto il tempo di denunciare che il doping non è una invenzione o un complotto ma che c' è chi lo prescrive, chi lo procura e chi lo prende? E che l' Olimpiade sia davvero l' occasione di prendere le distanze in modo deciso da chi inquina la storia, la leggenda delle due ruote? «Non siamo santi. Non lo siamo per niente. E chi passa per finto tonto o per vittima di chissà quali trame non rende un bel servizio alle nuove generazioni, ai giovani ciclisti». Alle sei di pomeriggio, seduto su una panchina della zona internazionale al villaggio degli atleti, appena tornato dall' ultimo allenamento e ancora in tuta, Silvio Martinello, oro olimpico ad Atlanta, ha proprio voglia di togliersi qualche sassolino rimasto a lungo nella scarpa. Sarà perché è un campione maturo. Ha trentasette anni, tre figli, una solida posizione economica per sua ammissione «con interessi nel mondo immobiliare» e un centro fitness gestito assieme alla moglie Emanuela. Sarà perché ha una carriera disseminata di vittorie su pista e su strada, quattro titoli mondiali e dodici italiani. Sarà perché di passare alla sua età per uno che gonfia il sangue o mastica pastiglie o beve intrugli non gli garba tanto. Sarà, magari, per chissà quali altri motivi personali. Il risultato è comunque che Silvio Martinello, padovano, un liceo classico abbandonato a diciassette anni per saltare in sella alla bicicletta, con il papà odontotecnico arrabbiato e sbalordito, confessa, morde e attacca. Al velodromo di Bankstow il 20 settembre cercherà di mettere al collo l' oro della individuale a punti, bis di Atlanta e 24 ore dopo punterà a quello dell' americana in coppia con Marco Villa. Poi abbandonerà la nazionale. Ma può un curriculum di prima grandezza restare vuoto alla casella che ti suggerisce l' esame di coscienza su quanto hai visto, su quanto hai sentito in due decenni di corse? È proprio ora di fare piazza pulita. Costi quel che costi. «Purtroppo ci sono molte persone da allontanare dal mondo del ciclismo. Medici che all' estero e in Italia hanno prescritto prodotti illegali o li hanno procurati. Medici senza scrupoli. Alcuni sono già indagati, altri non ancora. Ma i nomi si conoscono tutti. Nel nostro ambiente chi vuole qualcosa sa benissimo dove andare e da chi andare. E con questi medici, che non so come definire, ci sono tecnici altrettanto scorretti. E poi atleti. Sì, miei colleghi che non hanno capito che i tempi sono cambiati. Basta. O si volta pagina e restituiamo credibilità a uno sport fantastico o è giusto che intervengano i carabinieri o la guardia di finanza». Sul ciclismo italiano pesano le ombre e i sospetti recenti dei casi di Marco Pantani e di Andrea Collinelli, anche lui olimpionico ad Atlanta, lasciato a casa per doping. «Per Andrea mi dispiace. Però l' evidenza è evidenza. Io non credo alle analisi da cui risultano tracce di anfetamine. Non credo che Andrea sia così stupido da prendere quelle sostanze alla vigilia dei campionati italiani sapendo che poi ci saranno i controlli. La storia del Bernina è invece diversa». Da un paio d' anni le Fiamme gialle seguivano i movimenti del quartetto azzurro di inseguimento su pista. «Dalle carte delle indagini si è capito che pedinavano e tenevano sotto controllo i telefoni. Sono andate a colpo sicuro e hanno trovato nella sua auto quello che hanno trovato. Andrea ha parlato di complotto, ma io gli ho detto e ripeto: quale complotto? Perché mai un complotto? È difficile organizzare un complotto del genere. Insomma, se alla fine il Coni ha deciso di non portarlo qui ci saranno stati dei buoni motivi. Mi dispiace tanto ma è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Piuttosto mi auguro che la severità, la giusta severità adottata dal Coni in questa circostanza, non sia smentita da un atteggiamento permissivo nei confronti di certi altri nomi e di certe altre vicende». Marco Pantani? I valori di ematocrito fuori dalla norma? Un altro complotto? Nuovi controlli e recenti timori? «Marco Pantani ha perso e sta perdendo l' occasione di dare una spallata allo sport poco pulito. Ha tenuto e continua a tenere un atteggiamento che non capisco. Ma insomma perché nessuno ha il coraggio di ammettere ' ' ho sbagliato' ' . Sono sicuro che Pantani, se avesse semplicemente affermato ' ' signori, sono caduto in errore' ' , ne sarebbe uscito più forte di prima, più ammirato di prima. La gente lo avrebbe perdonato immediatamente. Un periodo di stop e di nuovo in sella a testa alta. Lui è un grande. Ho conosciuto Pantani tanti anni fa, quando era sconosciuto. È cambiato. In gruppo ci parlavamo, era motivato. Ora fa certe sparate che sono infelici. Se la prende col mondo intero. Arriva al punto di autoconvocarsi per la nazionale a Sydney scavalcando tutti e subito dopo essersi ritirato dal Tour. E giusto? Mi auguro che a posteriori, almeno nel suo intimo, sappia ammettere che ha gestito malissimo la sua storia». Il Giro d' Italia dello scorso anno? Silvio Martinello risponde tranquillamente mentre la sera scende sul villaggio. «Quando è accaduto il fatto di Madonna di Campiglio, in verità, circolavano da tempo certe voci. Circolava la voce che lo avessero già sorpreso e ammonito. Che lo avessero invitato a smetterla. Non so. Certamente in quel Giro lui andava come un treno. In salita è sempre andato ma... E la sua squadra, tutta la sua squadra, filava che era un piacere. Lui a caldo affermò: mi hanno fregato... Come interpretarla? Io la interpretai così: fino a questo momento è rimasto tutto coperto, mi hanno coperto, adesso mi hanno scaricato. Anche lui ha parlato di complotto. E ha insistito all' infinito. Per trascinare nel tempo e chissà per quale motivo l' attenzione sulla sua vicenda. Forse le persone attorno lo hanno consigliato male». Il futuro del ciclismo? Silvio Martinello è spietato: «Non si guardi in faccia nessuno. Si proceda fino in fondo. E si mettano le mani fra i dilettanti dove il fenomeno è a livelli scandalosi. È possibile che i primi quattro al mondo fra gli juniores siano italiani? Siamo solo noi i fenomeni?». Silvio Martinello, che tifava da bambino per Gimondi e poi per Moser, se ne va alla ricerca dell' ultimo oro olimpico. Fabio Cavalera

Cavalera Fabio
 

xtrncpb

via col vento
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la mia e basta
...e nel frattempo la Belkin ha rescisso il contratto con Luis Léon Sanchez per i suoi coinvolgimenti in vicende di doping (Eufemiano Fuentes e Michele Ferrari sono due bei nomi associati a Sanchez nel Report USADA 2012, anche se poi non sono state riscontrate prove oggettive delle sue frequentazioni).
 

bach7

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10 Gennaio 2011
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Pinifarina
Qui un interessante articolo del NY Times:

Anti-Doping Agency Exposed Armstrong, but What About Others?

Da leggere tutto, anche la seconda pagina, mi raccomando...

grazie mille per la segnalazione
onestamente è davvero inquitante quanto descritto nell'articolo circa il tour del 2012...

certi fatti andrebbero divulgati maggiormente per dare possibilità a tutti di potersi fare un'idea su certi personaggi.

inoltre la cosa che maggiormente mi ha colpito è che finalmente si guarda con occhio critico all'operato della wada.

e ricollegandomi al tema del thread è chiaro che se non garantisci un po' di "tatto" è inutile che la wada o un ente terzo si aspettino che qualcuno parli.
 

xtrncpb

via col vento
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Eh si, l'omertà regna sovrana... :lookaround:
 

bach7

Passista
10 Gennaio 2011
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Pinifarina
Eh si, l'omertà regna sovrana... :lookaround:

infatti anche la stessa wada avrà sicuramente "barattato" la tranquillità di qualcuno pur di avere la testa di armstrong.

poi se è vero che alcuni testimoni/pentiti abbiano fatto nomi di altri atleti e soggetti che utilizzavano tale sistema e di cui non sappiamo nulla se non qualche sussurro dei testimoni/pentiti stessi, è ovvio che la wada, che non ha accusato nessun altro oltre armstrong, abbia "coperto" o dimenticato in qualche modo alcuni fatti.

a chiara dimostrazione che anche un ente esterno sicuramente non sarebbe perfetto ma sempre meglio dello stato attuale.
 

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