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Il caro vecchio doping
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<blockquote data-quote="Ser pecora" data-source="post: 7480252" data-attributes="member: 1850"><p>Su questo non saprei onestamente. Perlomeno se si resta al ciclismo, che è uno sport pallosetto da guardare a livello di "spettacolo". Sarà un caso che da anni si sente ripetere la critica al ciclismo noioso perché "con lo scattino all'ultimo km". In particolare dalla generazione che è nata (ciclisticamente) guardando le bombe atomiche e mitizza un passato che non conosce fatto di immaginifiche "fughe da lontano", che televisamente erano una zappata negli zebedei.</p><p></p><p></p><p></p><p>Ma nemmeno solo quello, contano la motivazione, la psicologia in generale, i fattori ambientali (il supporto nella crescita, la disponibilità famigliare, etc..). Ed infine la fortuna. Perché senza un po' di quella non vai lontano comunque. Puoi essere fortunato ad avere la migliore genetica del mondo, ma basta un infortunio al momento sbagliato, il nascere nel posto sbagliato, etc... e non avrai una carriera di successo. <a href="https://www.bdc-mag.com/la-triste-storia-dellanti-merckx-jempi-monsere/" target="_blank">O te la vedrai stroncata</a>. Non a caso gli anglosassoni hanno l'aforisma <em>The more I practice, the luckier I get</em>.</p><p></p><p>E comunque pensare al doping come una "livella" per la sfortuna genetica per me fa mancare proprio il punto stesso dello sport, che è accettare i propri limiti. Tutte le solite pippe che vengono propinate in continuazione sullo "scoprire i propri limiti" hanno senso proprio e solo....se li trovi...ed ognuno ha i suoi. Pensare di annullarli con aiuti esterni rende lo sport una burla in cui non c'è niente da imparare e quindi "nessuna scuola di vita". Un circo totalmente fine a se stesso dove vince solo quello disposto a rischiare di più. Tipo certi body builder. Di fatto li trovo molto vicini alla droghe in genere: dei modi per rifiutare la realtà che non ci piace e crearsene una artificiale in cui sono felice, fiko, faccio benchpress da 600kg e ho la ftp da 500w. Ma è una balla.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Ser pecora, post: 7480252, member: 1850"] Su questo non saprei onestamente. Perlomeno se si resta al ciclismo, che è uno sport pallosetto da guardare a livello di "spettacolo". Sarà un caso che da anni si sente ripetere la critica al ciclismo noioso perché "con lo scattino all'ultimo km". In particolare dalla generazione che è nata (ciclisticamente) guardando le bombe atomiche e mitizza un passato che non conosce fatto di immaginifiche "fughe da lontano", che televisamente erano una zappata negli zebedei. Ma nemmeno solo quello, contano la motivazione, la psicologia in generale, i fattori ambientali (il supporto nella crescita, la disponibilità famigliare, etc..). Ed infine la fortuna. Perché senza un po' di quella non vai lontano comunque. Puoi essere fortunato ad avere la migliore genetica del mondo, ma basta un infortunio al momento sbagliato, il nascere nel posto sbagliato, etc... e non avrai una carriera di successo. [URL='https://www.bdc-mag.com/la-triste-storia-dellanti-merckx-jempi-monsere/']O te la vedrai stroncata[/URL]. Non a caso gli anglosassoni hanno l'aforisma [I]The more I practice, the luckier I get[/I]. E comunque pensare al doping come una "livella" per la sfortuna genetica per me fa mancare proprio il punto stesso dello sport, che è accettare i propri limiti. Tutte le solite pippe che vengono propinate in continuazione sullo "scoprire i propri limiti" hanno senso proprio e solo....se li trovi...ed ognuno ha i suoi. Pensare di annullarli con aiuti esterni rende lo sport una burla in cui non c'è niente da imparare e quindi "nessuna scuola di vita". Un circo totalmente fine a se stesso dove vince solo quello disposto a rischiare di più. Tipo certi body builder. Di fatto li trovo molto vicini alla droghe in genere: dei modi per rifiutare la realtà che non ci piace e crearsene una artificiale in cui sono felice, fiko, faccio benchpress da 600kg e ho la ftp da 500w. Ma è una balla. [/QUOTE]
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