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Triathlon
Iniziare ma...non so nuotare!
Testo
<blockquote data-quote="ziojo" data-source="post: 3751120" data-attributes="member: 5787"><p>Questa storia dell'acquaticità "innata" è un tipico luogo comune.</p><p> </p><p>Ormai tutti sanno che non è così e che, con volontà e determinazione, si può imparare a "sentire" l'acqua e scivolarci dentro con crescente naturalezza e confidenza.</p><p> </p><p>Ciò che è innato, ovviamente, è l'insieme di caratteristiche fisiche che portano un individuo a essere più portato di un altro verso una disciplina sportiva. Il nuoto non fa eccezione, per cui ci sarà sicuramente qualcuno più portato di un altro per nuotare, ma non c'entra niente con "l'acquaticità".</p><p> </p><p>Esempio di carattersitica fisica importante per il nuoto: la mobilità articolare.</p><p> </p><p>La capacità di tendini, legamenti e articolazioni di allungarsi e sciogliersi facilmente è una caratteristica prima di tutto innata. E' questione di "materia prima". Poi ovviamente si migliora con esercizi specifici, ma oltre un certo livello non ci si va. Bene, questa caratteristica, nel nuoto di altitssimo livello, può arrivare a giocare un ruolo discriminante. Le micro-rigidità innate che un soggetto si porta dietro come caratteristica "di fabbrica" (ad es. nella spalla) si traducono, dopo qualche minuto di gara, in aumento dello sforzo muscolare per tenere la medesima velocità con conseguente affaticamento, irrigidimento e perdita di scivolamento con tutte le conseguenze nefaste che conosciamo. Puoi fare tutto lo stretching che vuoi e tutta la tecnica (in vasca e a secco) che vuoi ma il conto arriva. Ribadisco però: parliamo di livelli altissimi.</p><p> </p><p>A livelli normali, chiunque può prendere coscienza delle sue aree di miglioramento, lavorarci con impegno e arrivare a essere "acquatico".</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="ziojo, post: 3751120, member: 5787"] Questa storia dell'acquaticità "innata" è un tipico luogo comune. Ormai tutti sanno che non è così e che, con volontà e determinazione, si può imparare a "sentire" l'acqua e scivolarci dentro con crescente naturalezza e confidenza. Ciò che è innato, ovviamente, è l'insieme di caratteristiche fisiche che portano un individuo a essere più portato di un altro verso una disciplina sportiva. Il nuoto non fa eccezione, per cui ci sarà sicuramente qualcuno più portato di un altro per nuotare, ma non c'entra niente con "l'acquaticità". Esempio di carattersitica fisica importante per il nuoto: la mobilità articolare. La capacità di tendini, legamenti e articolazioni di allungarsi e sciogliersi facilmente è una caratteristica prima di tutto innata. E' questione di "materia prima". Poi ovviamente si migliora con esercizi specifici, ma oltre un certo livello non ci si va. Bene, questa caratteristica, nel nuoto di altitssimo livello, può arrivare a giocare un ruolo discriminante. Le micro-rigidità innate che un soggetto si porta dietro come caratteristica "di fabbrica" (ad es. nella spalla) si traducono, dopo qualche minuto di gara, in aumento dello sforzo muscolare per tenere la medesima velocità con conseguente affaticamento, irrigidimento e perdita di scivolamento con tutte le conseguenze nefaste che conosciamo. Puoi fare tutto lo stretching che vuoi e tutta la tecnica (in vasca e a secco) che vuoi ma il conto arriva. Ribadisco però: parliamo di livelli altissimi. A livelli normali, chiunque può prendere coscienza delle sue aree di miglioramento, lavorarci con impegno e arrivare a essere "acquatico". [/QUOTE]
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