l'unico vero eroe!!!!! grande marco!
devo postarlo xchè è bellissimo!........non è mio!
L'avevo postato il 14/03/2004.
Per chi non l'avesse letto.
Zac
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Un cash and carry, la ferrovia, la strada, quattro aiuole, quattro pini,
poi un muro e nel muro due cancelli. Dentro il cimitero di Cesenatico.
Aperto tutti i giorni dalle 7,30 alle 16,30.
Prima c'era un'ora, intorno a mezzogiorno , in cui era chiuso.
Prima della morte di Marco Pantani. Adesso orario continuato.
Per fare entrare tutti.
Però è severamente proibito entrare con biciclette,
cani o qualsiasi mezzo non autorizzato.
I cani sono mezzi?
Nel dubbio, legittimo, qualche bici entra.
220 passi, i primi 170 dritti, gli altri 50 verso sinistra, sezione G, loculo 262.
Marcello Siboni va al cimitero di Cesenatico due volte la settimana,
10 Km e 220 passi ad andare, 10 km e 220 passi a tornare.
"Ho conosciuto Marco sulla strada, in bici, lui 16 anni io 21.
Lui ultimo anno da allievo, io primo da professionista.
Un gruppetto: Alfio Vandi, Claudio Savini, io più qualche dilettante e lui.
Ogni tanto si faceva anche la distanza,
sei sette ore con Fumaiolo e Carpegna, belle salite.
E Marco si capiva che aveva questa dote in salita, però ci ascoltava in silenzio
o domandava con educazione, gli occhi attenti che non ti mollavano mai,
come se dovesse leggere le labbra.
Più il tempo passava, peggio andava: per noi.
Lui si attaccava alla ruota,
poi sul più bello, per lui, sul più brutto per noi, ci mollava".
La facciata della tomba è bianca, la più bianca,
la più fresca e anche con l'aria più provvisoria.
Una fotina di Pantani in maglia girocollo e giacca,
una fotona di Pantani maglia gialla del Tour,
berretto sulla pelata, occhiali sul berretto.
Sia nella fotina che nella fotona sorride.
Siboni: E' il 1994, non riesco a trovare una squadra,
passo dal suo chiosco di piadine e Marco esplode:
- Sibo, vuoi correre con me?
I suoi occhi brillano, i miei piangono.
E io : -Guarda che non vengo a fare il portavaligie.
E lui:- Guarda che ti prendo perché so cosa vali e il lavoro che fai.
Quasi tutti i giorni insieme ad allenarci.
Il giorno prima dice:- Domani facciamo quel giro lì.
Poi spesso cambia programma, mai di meno, semmai molto di più.
Da tre ore si passa come niente a sei, con le salite.
Sulla facciata della tomba c'è un foglio e sul foglio c'è scritto tutto in maiuscolo:
MARCO PANTANI 13.01.1970 e sotto 14.02.2004.
C'è un orsacchiotto aggrappato come un sesto gradista aggrappato alla parete,
poi un letto di fiori e una dedica del Club Marco Pantani società sportiva Enzo:
Dalla terra dei camosci Paglieta saluta il camoscio d'Italia.
Siboni: In salita quando Marco si provava.. ciao.
Prima, sempre il San Marino, 7 km.
il punto di riferimento a metà, quando 100 volte su 100 mi staccava.
Il riferimento non era se mi staccava ma quanto mi dava.
Lo ritrovavo in cima, chiavi in mano, smanettava sulla sella, tormentava il manubrio,
si accaniva sui tacchetti delle scarpe.
Un'ossessione.
Una volta per certe viti siamo stati in ballo ore
prima di trovare un meccanico che ci aiutasse.
All'inizio quando lo vedevo fermo mettevo i piedi a terra anch'io,
un po' per rispetto, un po' per respirare.
Poi invece:- Hai bisogno?
Lui:- No. Vai pure. Mi riprendeva in discesa
Certi giorni, prima di qualche corsa cui teneva si tornava che era buio,
lui tirato a lucido, io svuotato.
I compagni a me: Non ti invidiamo.
Altri giorni andava via da solo,
aveva bisogno di stare da solo,
io tiravo il fiato però mi dispiaceva.
Prima di Giro e Tour il solito giro, liscio, 160 km.
Siccome non era mai liscio,
perché ci metteva qualche salita prima e per pareggiare qualche salita dopo,
i km passavano da 180 a 210.
A volte mi avvertiva mentre eravamo fermi a bere una bibita,
con quelle frasi sempre con il punto interrogativo.
E io:- Ma sei sicuro?
E lui: Sì.
A me cascavano le orecchie.
Poi bastava un suo sguardo per ripagarmi.
Cognomi da corridori nelle tombe accanto a quella di Pantani:
Fabbri, Crepaldi, Levati, Buratti, Zanetti, Poletti, Monti.
Come un gruppo, come il gruppo.
Siboni: Pantani mi faceva sentire importante,
la gente mi fermava per strada e mi chiedeva:
Come sta Pantani?
Mai che ci fosse uno che mi chiedesse: - E come stai tu?
Ma lo sapevo e mi stava bene,
quello era il mio ruolo e mi stava bene,
facevo parte della sua squadra, anzi facevo parte di lui.
Un piccolo grande uomo di 57 chili, quei lineamenti da italiano anni Cinquanta;
me lo vedevo in bianco e nero fra Bartali e Coppi;
e poi quelle imprese, quelle fatiche.
Per certe tappe del Giro o del Tour
la gente chiudeva baracca e burattini e si mangiava la TV..
E pensare che Marco era un anarchico del ciclismo,
un jazzista della programmazione.
Improvvisava.
Il cardio lo usava un po' all'inizio della preparazione,
poi via. Neanche il computerino.
Andava a ore, a percorsi, a sensazioni.
Una volta parte dopo aver fatto una colazione normale,
forse solo un
caffè, come se andasse in ufficio.
Così becca una crisi di fame, si ferma in un negozio entra e dice:-
Sono Marco Pantani, non ho un soldo, mi può dare una barretta di cioccolato?
Domani ve la pago.
Gliene regalano 2, lui ne prende solo una.
A Savignano, 15 km da casa, altra crisi di fame:
- Sibo, ho attraversato il semaforo sulla via Emilia,
non so neanche se era rosso o verde.
Se solo avessi preso anche l'altra barretta...
Comunque il giorno dopo è tornato indietro e l'ha pagata.
16 passi a destra della tomba c'è una fontanella,
16 passi a sinistra un rubinetto.
Il cimitero ha un suo via-vai:
fiori, carriole, anime, foglie cadute, rami tagliati, vite spezzate,
lacrime, preghiere, sospiri, suoni del silenzio.
Siboni: Campionato italiano 1998, caduta, ematoma a un rene, salto il Tour.
Il penultimo giorno lo chiamo:
- Marco tranquillo, arrivi primo con una gamba sola, ci vediamo a casa.
Vado a prenderlo, si sta cambiando, magro come un chiodo,
ci abbracciamo, io e quel mucchietto di ossa;
però gli occhi, i suoi occhi.
- Sibo, non eri al Tour ma per 22 giorni eri lì, come se fossi stato con noi.
Sotto la tomba di Marco Pantani
c' è quella del nonno Sotero Pantani 3.1.1907; 30.6.1992.
A destra c'è un loculo vuoto: in fuga o non accasato?
Siboni: Dopo Campiglio è già il Pantani 2 .
Dopo Sanremo 2001 ( blitz negli alberghi) non è più lui.
Dopo il Giro 2003, in luglio, vuole che vada a trovarlo;
vado e lui è scappato a Saturnia.
Lo cerco, gli lascio messaggi, niente.
Finalmente lo incontro ai primi di dicembre a una festa,
alterna momenti di lucidità ad altri di assenza, non mi guarda dritto negli occhi,
non c'è.
La sera di San Valentino sono a mangiare fuori, mi arriva una telefonata:
- E' morto il Panta.
- E io:- ***** dici?
- Dicono che è lui!
- Ma se lo conoscono anche i muri sarà lui!.
Poi il funerale, la mia ultima corsa, mi viene la febbre, stringo i denti, tengo duro.
Altro che Mortirolo.
Per Marco il bello doveva ancora venire.
Ma Marco è vivo, c'è, esiste, sento l'eco delle sue parole,
anche se mi manca qualche chiacchierata.
- Cosa facciamo Sibo quando smettiamo di correre?
- E io: Un negozio di bici.
- E lui:Un ristorante.
- E io: Va bene, un'industria di bici.
- E lui:Ma no, un disco pub.
- E io: Dai, rimaniamo nell'ambiente.
-E lui: Sei tu che devi rimanere con me, sei tu il mio uomo di fiducia.