FONTE: Il tramadolo non essendo classificato come stupefacente non è considerato doping. Secondo quanto riportato da diverse testate sportive, l’agenzia mondiale antidoping Wada ne avrebbe riscontrato il consumo nel 4,4% dei controlli effettuati tra i ciclisti professionisti.
Simona Pichini, direttrice dell’Unità di farmaco tossicologia analitica del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità, conferma che tra gli sportivi sottoposti ai controlli da parte della Wada il tramadolo era consumato in particolare dai ciclisti, “motivo per cui dal 2019 la Uci, Unione Ciclistica Internazionale, ne ha vietato l’uso – spiega – a differenza della Wada che nemmeno lo tiene sotto controllo”. Il tramadolo ha un effetto antidolorifico fondamentale per il ciclista, perché non fa sentire dolore e fatica e permette di spingere il corpo al massimo. “È decisamente meglio di altri antiinfiammatori, perché è pur sempre un oppioide” commenta Pichini che aggiunge anche come in seguito a questo divieto, i casi tra i ciclisti sarebbero spariti. Tra gli atleti monitorati dall’Iss invece, nell’ambito della legge 376 del 2000, dalla commissione antidoping del ministro della Salute, non risulterebbe l’uso di tramadolo.