Resoconto della giornata.
Ieri sera avevo dato un'occhiata alle mie previsione di fiducia: davano pioggia nel pomeriggio.
Pertanto mi alzo alle 6.30, alle 6.50 sono già al bar trota blu per farmi timbrare il libretto. Mangio qualche cosa e salgo in sella.
Pedalo in agilità per 8 chilometri e poi comincio l'ascesa per rocca Leonella.
Le gambe girano bene, salgo più forte di quello che avevo programmato, ma mi sento bene e non mi preoccupo.
La velocità non scende mai sotto gli 11 km/k, mi impongo di non farla mai salire sopra i 13 km/h....devo farlo tre volte sto monte!!
ai meno 2 alla vetta entro all'interno di una nuvola candida...la nebbia mi avvolge, una fitta pioggerellina batte silenziona sulle gambe.
Mi dico...oggi giornata epica..da eroi.
La temperatura scende, siamo attorno ai 10 gradi ed il vento gelido si fa sentire soprattutto in corrispondenza del ripetitore televisivo, è il punto più scoperto e tutti sanno che li ci son spesso folate anche robuste...ma oggi sono veramente forti.
57 minuti netti, forse troppo forte, ma non sarà qullo i problema della mia giornata.
All'altezza del Don Orione la pioggerella di prima si trasforma in pioggia...comincio a temere, ma confido ancora che sia solo una cosa momentanea, succede spesso negli appennini.
Sono le 8,20 ed il Bar La Cupa è chiuso, non posso farmi mettere il timbro. Poco male, me lo farò mettere al prossimo passaggio; mi fermo metto la mantellina e cominio la discesa.
La pioggia diventa diluvio, la nuvoletta candida di prima diventa nera, non si vede a più di 10 metri, la bici non frena, mi attacco con le dita alle leve dei freni ma nulla, troppa acqua su cerchi.
La strada è allagata, le dita congelate; incontro qualche macchina di cercatori di funghi che mi guardano con gli occhi increduli.
La discesa è impegnativa con tutta quell'aqua, il freddo e la visibilità azzerata: gli occhiali pieni d'acqua ed appannati, se li togli la pioggia ti entra negli occhi ma nella mia testa non ho ancora mollato l'idea di tentare l'impresa.
Arrivo al bivio di Pian del trebbio di Serravalle.
Mi fermo, scruto il cielo, rifletto.
Devo fare una scelta difficile, a sinistra per tentare l'ascesa da Pianello, a destra verso Piobbico a casa dei miei genitori.
Il cielo è nero, le mani gelate, le gambe tremano, la pioggia insistente.
Faccio la scelta più dolorosa, ma più saggia: non si può tentare in queste condizioni, è troppo freddo, c'è troppo acqua.
A malincuore dirigo la bici verso Piobbico, e faccio bene.
Sono intirizzito dal freddo, tremo come una foglia, le scarpe sono piene d'acqua, ad ogni pedalata esce uno spruzzo d'acqua dal tallone.
Nel tratto di pianura tra la Val di Meti e Piobbico sfogo tutta la rabbia: 50x12 e 60 all'ora.
Ora il tempo è migliorato quaggiù, ma dalla finestrea non vedo la vetta del Nerone, abbracciata da una nuvola nera il cui abbraccio ha rischiato di stritolarmi.
E' triste, da ogni finestra di casa dei miei si vede il nerone.
Tornerò