Forse più che le bici ad essere cambiate è cambiato chi ci sta sopra, cambiando, di fatto, il ciclsmo amatoriale.
Dopo 50 anni di bicicletta io oggi sono soddisfatto di avere scalato il Mont Ventoux, di avere pedalato innumerevoli volte sulle cime dolomitiche, come il Pordoi, il Fedaia, il Rolle e molte altre.
Di aver conosciuto le pendenze del Mortirolo.
Di avere visto il tramonto in montagna prima di affrontare le salite di notte per poi vedere l'alba sui laghi alpini.
In quei momenti non mi importava sapere se a cambiare, quando dovevo farlo, fosse un chip o un cavetto.
Quando sono sceso dallo Stelvio sotto una nevicata o dall'Iseran sotto il diluvio o dai Pirenei con la pioggia o dalle Dolomiti del Brenta sotto un acquazzone poco importava avere freni a disco o a pattino.
La bici frenava e questo bastava.
Magari diversamente e meno di un freno a disco, ma se sono qua a raccontarlo evidentemente era più che sufficiente.
Ho sempre amato la bici e ho cercato di acquistare sempre e solo quelle che mi gratificassero, ma senza dimenticare che è un mezzo.
Cioè un tramite, un qualcosa che mi serve per raggiungere i miei obbiettivi.
Purtroppo tutta la tecnologia della quale oggi si dispone su una bici (powermeter, 12v, elettronico ecc ecc) ha un costo, non tanto a livello produttivo, quanto commerciale e da qui i prezzi assurdi.
Credo che poco mi importerebbe dimenticare a quale wattaggio sono salito sul Rombo (dato che comunque non conosco in quanto non disponevo e non dispongo del misuratore) ma molto di più perderei se dimenticassi cosa ho provato in cima.