Una caduta come quella di Nibali a Rio (a prescindere dal nome dell'atleta) rientra nella categoria "sfortuna", una come quella di K. la farei rientrare nella categoria "imprudenza, imperizia, azzardo": sei a tutta, riprendi lucidità, non andare dietro a chi è superiore a te in discesa. Poi il tutto è opinabile, ma ragionandoci su ci si arriva anche in maniera abbastanza oggettiva. Se cado perché un tifoso mi butta a terra è sfortuna, se cado perché prendo un tornante a tutta, sul bagnato, avendo fatto gonfiare i tubolari a nove atmosfere e le previsioni danno pioggia certa è imperizia e imprudenza.Certo, però allora anche la caduta a Rio non è sfortuna e tutto si compensa.
Quello che voglio dire è che Nibali ha fatto tutto quello che poteva fare, ma se le circostanze non fossero state favorevoli a lui (cosa che non dipendeva ovviamente da Nibali) non avrebbe vinto, perché se l'olandese non fosse caduto non avrebbe recuperato abbastanza... Nibali era sicuro di farlo cadere attaccando? Se rifanno la stessa corsa altre dieci volte siamo sicuri che cadrebbe tutte e dieci? Nibali ha rischiato, gli è andata bene; è stato abile, ma anche un po' fortunato. Almeno in quella specifica occasione. In altre, è stato sfortunato. Alcune corse in più le avrebbe potute vincere con più merito del vincitore ufficiale, ma non si può dire lo stesso del Tour di Wiggins per Froome (per dirne una)?
Savoldelli, nel 2005, fece andare via a inizio salita sul Finestre Simoni, Di Luca e Rujano. Si fosse comportato come K. sarebbe saltato e avrebbe perso il Giro. Salendo del suo passo e gestendosi ha mantenuto uno svantaggio tale per poter recuperare terreno successivamente, grazie anche agli alleati reclutati in corsa.