Copia della email da me inviata al comitato organizzativo della MDD. Mi paicerebbe conoscere il vostro pensiero in merito.
"Mi chiamo Fabrizio Carboni , ed ero iscritto alla Maratona dles Dolomites con il pettorale 5115.
Devo purtroppo contattarvi per segnalare un disservizio di cui sono stato protagonista, una nota davvero stonata in una manifestazione così bella.
Credo, nella mia Maratona di ieri, di aver battuto un piccolo, triste record, e se avete notizia contraria smentitemi, perché mi consolerà un po: quello della gara più corta.
Regolarmente alla partenza in griglia Pinarello, dopo il via si arriva al cancello di partenza incolonnati, emozionati e festanti. Passo sul sensore, sono partito. Faccio davvero poche pedalate, dopo soli duecento metri il pedale và a vuoto, e la catena vola via come un serpente impazzito.
Quanti ritiri avete visto, dopo soli duecento metri?
Fin qui, la sfortuna. Terribile, ingiusta, ma sfortuna.
Raccolgo subito la catena, che era finita sulla strada, onde evitare che qualcuno ci scivolasse sopra, e mi metto al riparo.
Mia moglie si trovava presso la griglia Pinarello (aveva assistito alla partenza), le telefono subito chiedendole di informarsi sulla posizione del punto di assistenza più vicino. Lei chiede ad una pattuglia della Polizia Stradale, che le fornisce il numero 329*******. Lei chiama quel cellulare, al quale chi risponde si qualifica come Responsabile dellassistenza meccanica in gara. Spiegato il problema, luomo dice che il carro assistenza si trovava 20 metri prima della partenza.
Mia moglie mi richiama, mi dà il numero. Ho chiamato anche io, per sicurezza, spiegando il mio problema e dove mi trovassi. Deve raggiungerci, mi dicono, 20 metri prima della partenza.
Va bene, mi carico la bici in spalla e camminando sul prato sovrastante la strada raggiungo il palco della partenza.
Non vedo nulla, chiedo a chi, dellOrganizzazione, si trova lì, vicino alla pistola ancora fumante... Gentilissimo, telefona, mi dice che no, lassistenza meccanica è molto più indietro, a La Villa. Dalla partenza a La Villa, sapete benissimo, ci sono un po più di venti metri..
Camminando sul prato e sul muraglione con la bici in spalla mi incammino verso il centro di La Villa. Nel frattempo, anche lultimo della Griglia Gialla è passato, vedo sfilare, mentre cammino sul bordo della strada con la bici in una mano e la catena nellaltra, lauto di fine gara ed alcuni veicoli tecnici, tra cui un furgone Pinarello.
Raggiungo la griglia da cui sono partito, vado oltre, ma non trovo nulla. Incontro qualcuno che indossa la maglia rossa dellorganizzazione, chiedo se sanno dove sia lassistenza meccanica. Mi rispondono che il meccanico è dal negozio Pinarello ad inizio paese, verso Pedraces. Mi sembra assurdo, ma sono disperato. Mi incammino, raggiungo quel negozio, che sarà ad un chilometro dal centro del paese. Ovviamente, il negozio è chiuso, non cè nessuno.
Richiamo il numero del responsabile, gli dico che ho attraversato tutto il paese, e che non ho trovato nessuno. Mi risponde che è impossibile, che mi sarà sfuggito, e che lassistenza è un furgone Pinarello, che si trova davanti allHotel Ladina. Mi sembra di essere perduto in un labirinto burocratico kafkiano, da cui so già che non uscirò. Almeno, non pedalando.
Torno verso la partenza, raggiungo la piazza antistante lHotel Ladina. Trovo la conferma a quanto avevo già visto prima. Un desolante deserto. Richiamo ancora una volta il responsabile, gli dico che no, non cè nulla, sono proprio qui davanti, lassistenza non cè.
Questi, che solo adesso mi dice di essere fisicamente a Corvara, ora mi dice che, in effetti, ho ragione, perché il furgone dellassistenza era partito dopo lauto di fine gara, e si trovava adesso a Corvara. E mi chiede se posso raggiungerli a Corvara!!!! Quando gli chiedo se stà scherzando, e gli ricordo che ho la catena in mano, mi passa un'altra persona, che mi dice che, in qualche modo, potevano cercare di venirmi incontro. Alzo gli occhi, guardo un orologio. Nel frattempo, erano quasi le otto.
Credo di aver forse reagito con quelluomo meno gentilmente di quanto meritasse, e me ne scuso. O, forse, no.
So, che sto parlando con appassionati ciclisti. So, che potete capire il mio stato danimo.
Non voglio, in questa sede, spiegare i motivi personali per cui partecipare a questa Maratona, che era per me anche la prima, era importante più di quanto normalmente forse si ritiene partecipare ad una gara. Credo che il solo fatto di aver speso 1300 per essere lì possa, di per sé, essere motivo sufficiente per spiegare tutta la mia delusione, la mia frustrazione e la mia rabbia.
Rompere la catena duecento metri dopo il via è stata quel che di solito si definisce una beffa del destino.
Essere sballottato dal servizio di assistenza meccanica con, consentitemelo, un pressapochismo davvero avulso dalla cura con cui la Maratona appare organizzata, non è sfortuna, è ingiustizia.
Sarebbe bastato davvero poco, sarebbe bastato che mi si fornisse subito il cellulare del meccanico che si trovava a La Villa. Oppure avvertirlo di un ciclista in difficoltà dopo la partenza. Non credo che, due minuti dopo il via, lassistenza fosse già subissata di interventi.
Avrei aspettato la partenza di tutti, e dopo la Fine Gara avrebbe potuto fermarsi alla mia altezza. O lo avrei raggiunto, se mi avesse aspettato. Avrei potuto partecipare, ormai fuori dai tempi, certo, ripartire con la strada riaperta al traffico, con forse solo una inverosimile speranza di riagganciare almeno gli ultimi, più avanti, ma comunque partecipare ad una grande festa.
Ho dovuto, invece, tornarmene in albergo, con la catena in mano,e le lacrime agli occhi.
Perché vi scrivo questa lettera? Forse solo per sfogarmi, forse perché vorrei che nessuno, mai più, possa sentirsi come mi sono sentito io.
Intendiamoci, ho il senso delle proporzioni e delle misure. Nonostante la delusione e la rabbia siano sentimenti molto egocentrici, mi rendo perfettamente conto che si tratta di un piccolo disguido, che nel mare dellorganizzazione di un evento come questo, splendido sotto tutti i punti di vista, sia solo una goccia più salata delle altre, che sono solo uno arrabbiato su 8500 felici partecipanti. Così come sò, oh, lo sò bene!, che ci sono disgrazie perggiori nella vita, che non partecipare ad una Maratona.
Però, vorrei semplicemente che sapeste che, in quel mare in festa, una goccia triste cera. E che lo sappiano anche gli appassionati presenti e non alla gara.
Grazie, in ogni caso, per l'attenzione.
Fabrizio "Furbetto", Genova "
"Mi chiamo Fabrizio Carboni , ed ero iscritto alla Maratona dles Dolomites con il pettorale 5115.
Devo purtroppo contattarvi per segnalare un disservizio di cui sono stato protagonista, una nota davvero stonata in una manifestazione così bella.
Credo, nella mia Maratona di ieri, di aver battuto un piccolo, triste record, e se avete notizia contraria smentitemi, perché mi consolerà un po: quello della gara più corta.
Regolarmente alla partenza in griglia Pinarello, dopo il via si arriva al cancello di partenza incolonnati, emozionati e festanti. Passo sul sensore, sono partito. Faccio davvero poche pedalate, dopo soli duecento metri il pedale và a vuoto, e la catena vola via come un serpente impazzito.
Quanti ritiri avete visto, dopo soli duecento metri?
Fin qui, la sfortuna. Terribile, ingiusta, ma sfortuna.
Raccolgo subito la catena, che era finita sulla strada, onde evitare che qualcuno ci scivolasse sopra, e mi metto al riparo.
Mia moglie si trovava presso la griglia Pinarello (aveva assistito alla partenza), le telefono subito chiedendole di informarsi sulla posizione del punto di assistenza più vicino. Lei chiede ad una pattuglia della Polizia Stradale, che le fornisce il numero 329*******. Lei chiama quel cellulare, al quale chi risponde si qualifica come Responsabile dellassistenza meccanica in gara. Spiegato il problema, luomo dice che il carro assistenza si trovava 20 metri prima della partenza.
Mia moglie mi richiama, mi dà il numero. Ho chiamato anche io, per sicurezza, spiegando il mio problema e dove mi trovassi. Deve raggiungerci, mi dicono, 20 metri prima della partenza.
Va bene, mi carico la bici in spalla e camminando sul prato sovrastante la strada raggiungo il palco della partenza.
Non vedo nulla, chiedo a chi, dellOrganizzazione, si trova lì, vicino alla pistola ancora fumante... Gentilissimo, telefona, mi dice che no, lassistenza meccanica è molto più indietro, a La Villa. Dalla partenza a La Villa, sapete benissimo, ci sono un po più di venti metri..
Camminando sul prato e sul muraglione con la bici in spalla mi incammino verso il centro di La Villa. Nel frattempo, anche lultimo della Griglia Gialla è passato, vedo sfilare, mentre cammino sul bordo della strada con la bici in una mano e la catena nellaltra, lauto di fine gara ed alcuni veicoli tecnici, tra cui un furgone Pinarello.
Raggiungo la griglia da cui sono partito, vado oltre, ma non trovo nulla. Incontro qualcuno che indossa la maglia rossa dellorganizzazione, chiedo se sanno dove sia lassistenza meccanica. Mi rispondono che il meccanico è dal negozio Pinarello ad inizio paese, verso Pedraces. Mi sembra assurdo, ma sono disperato. Mi incammino, raggiungo quel negozio, che sarà ad un chilometro dal centro del paese. Ovviamente, il negozio è chiuso, non cè nessuno.
Richiamo il numero del responsabile, gli dico che ho attraversato tutto il paese, e che non ho trovato nessuno. Mi risponde che è impossibile, che mi sarà sfuggito, e che lassistenza è un furgone Pinarello, che si trova davanti allHotel Ladina. Mi sembra di essere perduto in un labirinto burocratico kafkiano, da cui so già che non uscirò. Almeno, non pedalando.
Torno verso la partenza, raggiungo la piazza antistante lHotel Ladina. Trovo la conferma a quanto avevo già visto prima. Un desolante deserto. Richiamo ancora una volta il responsabile, gli dico che no, non cè nulla, sono proprio qui davanti, lassistenza non cè.
Questi, che solo adesso mi dice di essere fisicamente a Corvara, ora mi dice che, in effetti, ho ragione, perché il furgone dellassistenza era partito dopo lauto di fine gara, e si trovava adesso a Corvara. E mi chiede se posso raggiungerli a Corvara!!!! Quando gli chiedo se stà scherzando, e gli ricordo che ho la catena in mano, mi passa un'altra persona, che mi dice che, in qualche modo, potevano cercare di venirmi incontro. Alzo gli occhi, guardo un orologio. Nel frattempo, erano quasi le otto.
Credo di aver forse reagito con quelluomo meno gentilmente di quanto meritasse, e me ne scuso. O, forse, no.
So, che sto parlando con appassionati ciclisti. So, che potete capire il mio stato danimo.
Non voglio, in questa sede, spiegare i motivi personali per cui partecipare a questa Maratona, che era per me anche la prima, era importante più di quanto normalmente forse si ritiene partecipare ad una gara. Credo che il solo fatto di aver speso 1300 per essere lì possa, di per sé, essere motivo sufficiente per spiegare tutta la mia delusione, la mia frustrazione e la mia rabbia.
Rompere la catena duecento metri dopo il via è stata quel che di solito si definisce una beffa del destino.
Essere sballottato dal servizio di assistenza meccanica con, consentitemelo, un pressapochismo davvero avulso dalla cura con cui la Maratona appare organizzata, non è sfortuna, è ingiustizia.
Sarebbe bastato davvero poco, sarebbe bastato che mi si fornisse subito il cellulare del meccanico che si trovava a La Villa. Oppure avvertirlo di un ciclista in difficoltà dopo la partenza. Non credo che, due minuti dopo il via, lassistenza fosse già subissata di interventi.
Avrei aspettato la partenza di tutti, e dopo la Fine Gara avrebbe potuto fermarsi alla mia altezza. O lo avrei raggiunto, se mi avesse aspettato. Avrei potuto partecipare, ormai fuori dai tempi, certo, ripartire con la strada riaperta al traffico, con forse solo una inverosimile speranza di riagganciare almeno gli ultimi, più avanti, ma comunque partecipare ad una grande festa.
Ho dovuto, invece, tornarmene in albergo, con la catena in mano,e le lacrime agli occhi.
Perché vi scrivo questa lettera? Forse solo per sfogarmi, forse perché vorrei che nessuno, mai più, possa sentirsi come mi sono sentito io.
Intendiamoci, ho il senso delle proporzioni e delle misure. Nonostante la delusione e la rabbia siano sentimenti molto egocentrici, mi rendo perfettamente conto che si tratta di un piccolo disguido, che nel mare dellorganizzazione di un evento come questo, splendido sotto tutti i punti di vista, sia solo una goccia più salata delle altre, che sono solo uno arrabbiato su 8500 felici partecipanti. Così come sò, oh, lo sò bene!, che ci sono disgrazie perggiori nella vita, che non partecipare ad una Maratona.
Però, vorrei semplicemente che sapeste che, in quel mare in festa, una goccia triste cera. E che lo sappiano anche gli appassionati presenti e non alla gara.
Grazie, in ogni caso, per l'attenzione.
Fabrizio "Furbetto", Genova "
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