Daccordissimo sulla prima parte, visto che un evento è anche fatto dalla gente comune che lo guarda e quindi anche dall'interesse economico che muove.
Mentre riguardo al percorso (ma è una valutazione personale), trovo che se "il moderno" vuol dire andare a
partire in Grecia o in Belgio come qualche anno fa, fare tappe finali sui sanpietrini bagnati (vedi Menchov) oppure andare a fare a tutti i costi sterrati assurdi e salite impossibili ; behhh..... ben venga il tradizionalismo del tour con le solite alpi, i soliti pirenei e magari il Ventoux.
Poi ormai a livello mediatico è nettamente superiore il Tour, quindi non sarà mai proponibile per esempio avere un elenco partenti (parlo di "big") sullo stesso livello (quest'anno poi il confronto era ridicolo......).
Ciao
al termine "moderno" non avevo dato un'accezione positiva ma neutra= moderno perchè più accattivante per l'amatore (che è il primo spettatore in Italia, oltralpe lo "sghare" è più variegato) che cerca sempre la sfida o l'impresa epica. A questo si adegua anche il mercato, banalmente per esempio come la
SRAM che prende a "pretesto" (tecnico ma anche pubblicitario) l'uso di rapportature più agili usate dai top per poi avere un riscontro pubblicitario. Questo può avvenire al Giro, non al Tour e avviene anche perchè si sa che il target di spettatori è più "tecnico".
Lo spartiacque è stato l'introduzione del Mortirolo= nel 91 non lo conosceva nessuno, è stato un'azzardo, poi è diventato un successo ed punto d'inizio e riferimento per altre salite sempre più ripide.
Personalmente e vivendoci vicino una salita come questa è diventata un "totem" più altisonante rispetto ad un più Classico Gavia per gli amatori, cioè i primi spettatori del ciclismo in Italia.
La cultura sportiva ed anche ciclistica fuori dai nostri confini è sicuramente diversa.
beh, si in effetti è cosi. E' vero dipende anche da noi: è innegabile che noi ci lamentiamo con più facilità e siamo sempre alla ricerca della novità. Da una parte ciò è intrinseco nell'atteggiamento dell' "italiano", un altro pò lo Zoncolan è oggettivamente noiosetto, per di più poichè arrivo di tappa. Parliamoci chiaro, le pendenze valgono fino ad un certo punto: sullo Zoncolan è più una corsa ad eliminazione, su pendenze più dolci, lo scatto, gesto spettacolare per antonomasia, è più presente e funzionale.
Ora dirò una cavolata, ma probabilmente se i francesi avessero lo Zoncolan non gli darebbero tutta l'importanza che ha qui da noi.
Condivido, tecnicamente non è la pendenza che fa la differenza (es qualche anno fa, non ricordo di preciso, Petacchi ha subito un distacco % davvero minimo dai primi proprio sullo Zoncolan)= c'è un limite in cui anche tra scalatori di alto livello, non è la pendenza in sè a fare la differenza ma la contingenze di gara (velocità di arrivo ai piedi della salita, ritmo di attacco della salita, ecc...).
Le salite francesi offrono meno pendenze ma il più alto livello di partenti (quindi sia una causa che una conseguenza) rendono spesso le tappe più avvincenti anche se sulla carta, ipotizzando un ranking di difficoltà, sembrano meno impegnative. E questo contribuisce a dar fascino a luoghi e percorsi, elemento in cui i francesi, indubbiamente sono più evoluti di noi (salvo alcune eccezioni, penso alle Dolomiti).