1) la forza in sè non è un fattore limitante la prestazione ciclismo (a meno di determinate e specifiche discipline: es km da fermo). La capacità di resistenza a carichi mediamente bassi (inferiori alla massa corporea dell'atleta stesso) per tempi prolungati in ambito aerobico o per tempi brevi e ripetuti (anche e spesso in ambito anaerobico) sono i 2 fattori limitanti.
La discriminante tre gli atleti, a parità di efficienza, non è la forza (massimale o esplosiva) che riescono ad esprimere ma la massima capacità di utilizzo dell'ossigeno.
2) le SFR classiche sono nate prima dell'avvento e delle possibilità di analisi di coppie torcenti applicate: si presupponeva che riducendo di molto la cadenza si potesse in qualche modo compensare con una maggior componente "forza". Ciò è solo parzialmente vero perchè l'applicazione di cadenze "fuori range" comporta anche un cambiamento sensibile dell'applicazione delle componenti di forza nella pedalata (es accentuando i punti morti). Il valore netto di forza finale può anche essere superiore. Il "come" però non è funzionale agli intervalli di pedalata usualmente applicati (a meno che qualcuno prediliga pedalare a 40-50 rpm).
Applicare cadenze sia pure basse (55-60 rpm) avvicina l'esercizio di forza ad un ambito più reale sia nella dinamica di pedalata che nel raggiungimento di forze di picco superiori. Più si diverge da questi valori (con cadenze eccessivamente basse) e più ci si allontana dalle esigenze specifiche della pedalata. Questi fattori ed elementi non sono valutabili neppure con un mis di potenza ma con un mis di forza e componenti di forza applicate.
3) la forza ha diverse sfaccettature e componenti: massimale, esplosiva, rapida, con componenti di resistenza alla forza.
Partenze da fermo, allunghi da seduti, partenze con lunghi rapporti, la combinazione di queste o altre situazioni sono esercizi specifici (perchè svolti sul mezzo) utili a sviluppare potenza neuromuscolare. Spesso qui si legge di forza e di "farsi la gamba" con concetti da palestra di 30 anni fa (ad essere gentili): come se il muscolo fosse un compartimento stagno isolato dal resto...senza controllo nervoso (coordinazione, reclutamento). Con lavori in tal senso non si hanno miglioramenti diretti nel gesto specifico. Se volete avere masse toniche MA poco specifiche (e/o funzionali all'attività ciclismo) esistono svariati esercizi da fare.. e che molti continuano, imperterriti, a consigliare e far svolgere.
4) l'impostazione del carico è soggettiva, non posso darti quindi una definizione generica su densità e mezzi allenanti, sicuramente userei quelli del punto 3, se necessario anche altri ma aspecifici, senza escludere anche esercizi con macchine e se il soggetto non ha problemi articolari anche applicando sessioni di pliometria (piccola).
5) non c'è alcuna dimostrazione scientifica che le SFR a bassa cadenza siano, come definisci "più produttive" da seduti: quella è solo una necessità per non accentuare carichi (già presenti a livello articolare, vd ginocchio) anche al tratto lombare
Innanzitutto ti ringrazio per la risposta, come sempre esauriente e precisa. Ho letto di recente buona parte dei tuoi post relativi allallenamento e alla fisiologia applicata al ciclismo. Ti faccio i complimenti perché da tutto quello che scrivi emerge una grande competenza tecnica degli argomenti (diversamente da altri preparatori veri o presunti che scrivono sul forum) e labitudine a suffragare ogni teoria o considerazione con dei dati oggettivi, misurabili e per quanto possibile scientifici. Non è una s

Capitolo SFR. Che ci fosse qualcosa che non tornava lho intuito da parecchi anni, basandomi un po sulle letture e molto sullesperienza personale. Sotto questultimo profilo, la considerazione che posso fare è la seguente: in concreto le SFR non mi hanno mai portato benefici tangibili (e neanche appena percettibili ) in termini di forza o, se si vuole, di capacità di spingere rapporti più duri quando si utilizzano delle frequenze di pedalata ottimali. Più redditizi in tal senso si sono rivelati lavori a frequenze di pedalata superiori, ma comunque più basse di quelle ottimali (il range è più o meno quello da te individuato di 60 rpm ca.) e a frequenze cardiache di soglia o leggermente inferiori. Con lavori di questo genere (naturalmente si tratta di valutazioni approssimative, non oggettive e misurabili, ma comunque abbastanza affidabili in quanto confermate da tempi di scalata inferiori sulle salite di riferimento), nel giro di un mese sono riuscito a spingere, più o meno, due denti in più a parità di pendenza. Nonostante questo, tutti gli anni in cui ho seguito un programma di allenamento (autocostruito ) ho inserito un ciclo di SFR nel periodo di base, con risultati, puntualmente, pressoché nulli (ben più redditizi, sempre nel mio caso, si sono rivelati i lavori intervallati in pianura, in soglia o anche ad intensità inferiori). Le idee preconcette, però, sono difficili da abbandonare, e dopo che per anni tutte le riviste, i libri e i preparatori ti hanno martellato i cosiddetti sullutilità delle SFR per lincremento della forza muscolare, continui a pensare che le SFR aumentino la forza anche se, nella tua esperienza personale di allenamento, non è mai successo. Paradossalmente, pensi che i mancati benefici siano dovuti magari allesecuzione sbagliata, a una durata non ottimale di ripetizioni e recuperi, a uninfluenza che ti ha compromesso la preparazione, al maltempo che non ti ha consentito di allenarti abbastanza. E non giungi mai alla conclusione, che magari intuisci ma non riesci consciamente a metabolizzare, che le SFR siano un allenamento di utilità molto dubbia o, forse, inesistente. Daltra parte Galileo, nel Seicento, raccontava di alcuni aristotelici che sezionando un cadavere e constatando che i nervi partivano dal cervello e non dal cuore, come voleva Aristotele, avrebbero affermato qualcosa del tipo: Se Aristotele non avesse scritto il contrario crederemmo anche noi che i nervi partono dal cervello

Con questo non voglio dire che effettivamente le SFR classiche siano inutili. Dico solo che lo sono nel mio caso. Questa, insomma, è la mia esperienza, che potrebbe essere anche molto diversa o addirittura antitetica rispetto a quella di altri ciclisti.
Affrontando la questione da un punto di visto più scientifico, nei fondamenti che stanno alla base delle SFR cè qualcosa di poco convincente. Mi dispiace un po parlare in questi termini, che volente o nolente finiscono per mettere in discussione una persona di grandissima cultura e competenza come il compianto Aldo Sassi, linventore di questo mezzo di allenamento. Nel suo libro Dalla parte del ciclismo Sassi chiarisce i presupposti teorici delle SFR (un estratto di questa spiegazione è stato postato nel forum da folinhouse col titolo SFR: schiariamoci le idee). Secondo Sassi, paradossalmente, un allenamento ad intensità relativamente bassa come le SFR servirebbe non tanto e non solo ad incrementare la forza muscolare, quanto a migliorare la capacità aerobica del soggetto, e infatti Sassi le chiama anche salite di forza aerobica. Sassi mette infatti in rilievo come la condizione di sofferenza aerobica che si determina in salita sia dovuta al fatto che le contrazioni muscolari sono più lente (minore cadenza di pedalata e maggiore difficoltà a contrarre i muscoli a causa della pendenza) e, di conseguenza, il flusso sanguigno viene ostruito ad ogni pedalata per periodi relativamente lunghi. Flusso sanguigno più lento e difficoltoso significa, in ultima analisi, meno ossigeno che arriva ai muscoli, e questo spiega perché in salita si vada incontro a condizioni di affaticamento locale (muscolare) che in pianura possono essere raggiunte solo ad elevate intensità (questo, per inciso, è anche il motivo per cui pedalare agili in salita permette di mantenere una maggiore freschezza muscolare, determinando delle contrazioni muscolari più brevi). Il discorso di Sassi non fa una grinza, e personalmente mi sento di condividerlo in pieno. Ciò che invece, secondo me, non è condivisibile, sono le conclusioni a cui Sassi arriva partendo da questo presupposto. Secondo lui, infatti, le SFR sarebbero molto utili in quanto, costringendo latleta a contrazioni muscolari molto lente e prolungate (35-40 pedalate al minuto) lo abituerebbero a lavorare in condizioni di ipossia muscolare, cioè di scarso afflusso di ossigeno ai muscoli, e in ultimo innalzerebbero la sua tolleranza a queste condizioni. Conclusione implicita di questo ragionamento è (a mio parere) che gli scalatori hanno unelevata capacità di resistere a tali condizioni di ipossia e di contrazioni lente e prolungate quando affrontano una salita. Dove sta allora lerrore, se di errore si tratta? Nel fatto che, come è noto, ciò che caratterizza uno scalatore di alto livello (come afferma lo stesso Sassi) è un elevato valore di VO2MAX, cioè di massimo consumo di ossigeno. In altri termini, lo scalatore riesce a far fronte a tali condizioni di ipossia muscolare non perché sopporti meglio le contrazioni lente e prolungate ma perché, riuscendo a veicolare grandi quantità di ossigeno ai muscoli, anche quando il flusso sanguigno, in salita, diviene più lento e difficoltoso, le capacità genetiche del soggetto (quantità di sangue pompato dal cuore, capacità polmonare, livello di emoglobina, etc.) riescono comunque a garantire ai propri muscoli una buona quantità di ossigeno, e in definitiva, gli consentono di tenere una buona andatura. Chi invece non ha eccellenti livelli di VO2MAX, ossia non veicola grandi quantità di ossigeno ai propri muscoli, nelle condizioni di ipossia determinate dalla salita è costretto ad andare più piano. Le SFR, in definitiva, restano anche secondo me un allenamento ibrido e aspecifico (non allenano la forza, non allenano le capacità aerobiche del soggetto, etc.), come tu hai spiegato in molti post.
Lo stesso Sassi, peraltro, finisce almeno in parte per contraddirsi. Dopo tutto questo discorso sulle SFR, in diverse occasioni fa delle affermazioni che vanno in direzione opposta (si vedano le sue, purtroppo, ultime risposte sul sito della Gazzetta nellambito dellOperazione Fiandre). Richiesto dei mezzi più efficaci per migliorare in salita, lui stesso asserisce che nel migliorare la prestaziona in salita le SFR hanno un impatto abbastanza trascurabile, e che i lavori che innalzano davvero i propri standard prestativi sono quelli ad alta intensità (ripetute, lavoro intermittente e intervallato, etc.)!!!

Con questo non voglio demolire il lavoro di persone che hanno fatto dello studio e della ricerca sullallenamento il loro lavoro e la loro passione, e le cui competenze sono fuori discussione. Di sicuro, però, i dubbi restano. Le perplessità sono state tuttaltro che fugate, ma addirittura confermate, proprio dallOperazione Fiandre. Leone, il tester ormai divenuto famoso tra tutti gli appassionati, è andato incontro a un parziale fallimento. È riuscito a portare a termine il Giro delle Fiandre, seppure fra grandi patemi, ma in sostanza, con tutta probabilità, ci sarebbe riuscito anche allenandosi in maniera stocastica, con semplici uscite aspecifiche in bici. I test fatti a febbraio (o a marzo, ora non ricordo), dopo un autunno e un inverno di preparazione largamente incentrata sulle SFR, hanno palesato valori di potenza alla soglia più bassi di quelli fatti registrare ad ottobre, allinizio della preparazione!!!

Scusa per il romanzo. Forse sono andato un po off topic.
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