Pero' se la sky corresse da sola, essendosi gli altri concorrenti autoesclusi per manifesta inferiorita', avrebbe ancora un seguito di ascolti e pubblico? Non sono aggiornato sulla situazione attuale ma mi pare che anni fa nel calcio si facesse questo, con la lega che redistribuiva i soldi dei diritti TV in maniera non proprozionale al pubblico, ossia sfavoriva Milan e Juventus e favoriva Ascoli e Cesena, in modo tale da evitare che Milan-Cesena e Juventus Ascoli fossero uno scontato 6-0 gia' prima del fischio iniziale, e conservando quindi un minimo di interesse per il pubblico. La proposta dell'articolo mi sembra sensata anche se poi il discorso dello stipendio dei top-biker e' diverso. ASO dovrebbe girare parte degli introiti pubblicitari alle societa', favorendo proporzionalmente quelle piu' piccole e povere. Poi se la Sky vuole impiegare il 50% del suo budget nello stipendio di Froome lasciando agli altri le briciole, e' un altro (non meno grave) problema.Il team Sky è un modello da seguire, non da frenare. Peraltro a mio avviso un budget di 28 milioni di euro (contro i 15-20 della maggior parte delle squadre WT) non mi sembrano nemmeno così tante per uno sport popolare come il ciclismo che muove ascolti enormi (non solo in Francia ma in tutto il mondo) e partecipazione popolare.
La logica pauperistica, l'appiattimento verso il basso, non è la logica da seguire. Casomai si deve prendere spunto dai modelli migliori per una rincorsa verso il meglio. Peraltro il modello di squadra ancora meglio organizzato e più appetibile dagli sponsor a mio avviso è quello della Quick Step, che garantisce visibilità "all season long".
ragazzi vedo purtroppo, anche in questa discussione, che il vero problema è culturale. E da questo punto di vista la SKY ha surclassato tutti. Continuate a trascurare il fatto che il ciclismo è uno strumento di comunicazione eccezionale, per rapporto costi benefici e per efficacia: se si ha la fortuna o la capacità di avere un campione che vince le corse diventa un vero e proprio strumento di branding come nessun altro mezzo di comunicazione può fare. Detto questo la sana genesi di un team world tour (ma anche continental) sta nel reperimento di sponsor interessati alla visibilità e a comunicare alla platea del ciclismo i propri valori in cambio di un certo budget, l'ingaggio di una struttura tecnica che consenta tale visibilità (corridori e direttori sportivi, ricordate i direttori sportivi?) e basta. Non occorre andare a chiedere soldi dai diritti televisivi, dalle immagini delle telecamere sotto la sella o dai dati di velon... e non c'entra nulla la casalinga di voghera... Se si hanno le capacità di proporsi agli sponsor (e mi risulta che non ce ne siano tante, visto che i team manager sono sempre ex ciclisti che si procurano contratti, sempre più a fatica, tramite conoscenze personali) e la capacità di scegliere corridori con competenza e abilità (e non mi sembra che Bernal, come si diceva sopra, fosse richiestissimo...) Se non si capisce (come non si capisce) questo ci sarà sempre la Katusha, o la Barhein Merida... che finiscono le gare con le pive nel sacco e poi si lamentano dei soldi o di congiunture varie...Mettere un tetto è inutile se le squadre non possono aver una fetta della torta, cioè un ritorno da tutti i soldi che circolano attorno alle gare: diritti tv, sponsorizzazioni, etc..
Esatto.
In questo c'è da considerare il ritorno d'immagine ed eventuali bonus che generano.
Ora le varie maglie a pois, gialle verdi si imbarcheranno per il solito giro di criterium a pagamento con cui fare cassa, che culminerà col Saitama.
Il problema appunto è quello dei diritti tv, ma questi vengono generati dalla promozione del territorio. La casalinga di Voghera non si mette davanti la tv per vedere Froome, ma per vedere un pezzo d'Italia o Francia, i luoghi mitici, etc...
Su questo le squadre hanno alcun potere, e difatti cercano di organizzarsi dei propri eventi, come le Hammer Series, ma il vero problema è proprio quello: il ciclismo non è spettacolare se si evince dalla scenografia.
Inutile mettere le go-pro sulle bici...persino in MotoGP, dove vanno a 300kmh le utilizzano con parsimonia, pensa che palle far vedere le riprese da uno che va in salita a 20kmh se va bene. Infatti le usano per 100mt di sprint, e sono tutte uguali....
non si puo' paragonare il sistema americano (NBA, NFL....) al ciclismo. lì non esistono promozioni/retrocessioni, e per un discorso di volontà di equilibrio i giovani migliori, in linea di principio, vanno nei team peggiori. qui come si fa anche solo pensare ad un processo del genere? ed anche il tetto salariale. è possibilissimo superarlo, pagando una luxury tax. e poi, anche ipotizzando un tetto massimo non superabile, ok, io acquisto Sagan, lo pago 1€ al giorno il resto lo mette tutto lo sponsor tecnico. aggirato il tetto salariale. o blocchiamo poi anche i compensi per gli sponsor "personali"?
anche lì, le differenze economiche ci sarebbero. perché poi arriva il direttore sportivo della squadra xy che quei soldi, invece che spenderli/reinvestirli nella squadra, se li prende e se li porta a casa lui.
piuttosto, qualche team, potrebbe vendere proprio merchandising su un suo sito. fare una specie di parco chiuso a pagamento per qualche tifoso. prevedere una qualche partecipazione ad un qualche tipo di stage.
Se si hanno le capacità di proporsi agli sponsor (e mi risulta che non ce ne siano tante, visto che i team manager sono sempre ex ciclisti che si procurano contratti, sempre più a fatica, tramite conoscenze personali) e la capacità di scegliere corridori con competenza e abilità .
Che promozioni/retrocessioni ci sono nel ciclismo?
I giovani migliori non vanno nei team peggiori? Dipende. Ci sono giovani ottimi che non riescono a trovare contratti e come ben si sa pagano, e /o finiscono in team di quarta fascia in mancanza di altro.
Si potrebbe invece proprio pensare ad un sistema di drafting.
La questione degli sponsor personali c'è, ma appunto è ad personam del singolo atleta, non di tutta una squadra. Guarda caso Sagan è molto ben pagato dal proprio sponsor personale, ma il resto della sua squadra non è al livello Sky.
Questo era il sistema in voga anni fa. E difatti i DS che lo applicavano ora sono al palo.
Tutte soluzioni che ci sono già. Es: https://katusha-sports.com
Ma non contribuiscono a sufficienza per mantenere una squadra.
Basti pensare che persino Rapha ha mollato la Sky perché il ritorno era scarso in proporzione all'investimento.
Altrettanto no.Si potrebbe invece proprio pensare ad un sistema di drafting.
il drafting pero' a chi lo applicheresti? solo alle world tour? e se io giovane italiano vengo "selezionato" da una squadra.....russa?
sui diritti televisivi, non so se le squadre si siano mai "fatte sentire" con gli organizzatori (forse Tinkoff una volta )
"parco chiuso" a pagamento? si snaturerebbe la natura stessa di vicinanza tra il ciclismo ed i suoi tifosi? poi non so quanti introiti avrebbero.
canali you tube delle squadre?
Il problema non è culturale, ma di business, bisogna far quadrare i conti, se uno investe x, vuole aver indietro x+tot, altrimenti i soldi li mette da un'altra parte.ragazzi vedo purtroppo, anche in questa discussione, che il vero problema è culturale. E da questo punto di vista la SKY ha surclassato tutti. Continuate a trascurare il fatto che il ciclismo è uno strumento di comunicazione eccezionale, per rapporto costi benefici e per efficacia: se si ha la fortuna o la capacità di avere un campione che vince le corse diventa un vero e proprio strumento di branding come nessun altro mezzo di comunicazione può fare. Detto questo la sana genesi di un team world tour (ma anche continental) sta nel reperimento di sponsor interessati alla visibilità e a comunicare alla platea del ciclismo i propri valori in cambio di un certo budget, l'ingaggio di una struttura tecnica che consenta tale visibilità (corridori e direttori sportivi, ricordate i direttori sportivi?) e basta. Non occorre andare a chiedere soldi dai diritti televisivi, dalle immagini delle telecamere sotto la sella o dai dati di velon... e non c'entra nulla la casalinga di voghera... Se si hanno le capacità di proporsi agli sponsor (e mi risulta che non ce ne siano tante, visto che i team manager sono sempre ex ciclisti che si procurano contratti, sempre più a fatica, tramite conoscenze personali) e la capacità di scegliere corridori con competenza e abilità (e non mi sembra che Bernal, come si diceva sopra, fosse richiestissimo...) Se non si capisce (come non si capisce) questo ci sarà sempre la Katusha, o la Barhein Merida... che finiscono le gare con le pive nel sacco e poi si lamentano dei soldi o di congiunture varie...
Il problema è che non si comprende la natura e la potenzialità del ciclismo professionistico: anche l'idea (imbarazzante) di racimolare soldi attraverso i diritti televisivi delle immagini on bosrd o manifestazioni da circo (hummer series) ne sono la dimostrazione. Che la classe dirigente tradizionale non sia in grado di trovarsi gli sponsor è un dato di fatto (basta guardare a quante formazioni WT abbiamo in Italia)...Se si hanno le capacità di proporsi agli sponsor (e mi risulta che non ce ne siano tante, visto che i team manager sono sempre ex ciclisti che si procurano contratti, sempre più a fatica, tramite conoscenze personali) e la capacità di scegliere corridori con competenza e abilità .
Quindi il problema sarebbe che non ci sono dirigenti capaci di trovarsi sponsor e scegliersi i corridori?
ma infatti è così. tinkoff è stato un tifoso che ha buttato via i suoi soldi... il suo interesse era solo emotivo e non aziendale. un classico. a un certo punto si è svegliato e, chiedendosi chi glielo faceva fare, ha chiesto di poter fare il ciclomercato per poter rientrare in qualche modo di enormi spese... ma come si fa!Il problema non è culturale, ma di business, bisogna far quadrare i conti, se uno investe x, vuole aver indietro x+tot, altrimenti i soldi li mette da un'altra parte.ragazzi vedo purtroppo, anche in questa discussione, che il vero problema è culturale. E da questo punto di vista la SKY ha surclassato tutti. Continuate a trascurare il fatto che il ciclismo è uno strumento di comunicazione eccezionale, per rapporto costi benefici e per efficacia: se si ha la fortuna o la capacità di avere un campione che vince le corse diventa un vero e proprio strumento di branding come nessun altro mezzo di comunicazione può fare. Detto questo la sana genesi di un team world tour (ma anche continental) sta nel reperimento di sponsor interessati alla visibilità e a comunicare alla platea del ciclismo i propri valori in cambio di un certo budget, l'ingaggio di una struttura tecnica che consenta tale visibilità (corridori e direttori sportivi, ricordate i direttori sportivi?) e basta. Non occorre andare a chiedere soldi dai diritti televisivi, dalle immagini delle telecamere sotto la sella o dai dati di velon... e non c'entra nulla la casalinga di voghera... Se si hanno le capacità di proporsi agli sponsor (e mi risulta che non ce ne siano tante, visto che i team manager sono sempre ex ciclisti che si procurano contratti, sempre più a fatica, tramite conoscenze personali) e la capacità di scegliere corridori con competenza e abilità (e non mi sembra che Bernal, come si diceva sopra, fosse richiestissimo...) Se non si capisce (come non si capisce) questo ci sarà sempre la Katusha, o la Barhein Merida... che finiscono le gare con le pive nel sacco e poi si lamentano dei soldi o di congiunture varie...
Tinkhoff l'aveva detto e infatti molte squadre hanno chiuso, non per incapacità dei manager, ma perché il giocattolo non funzionava.
Hai in mente un articolo dei tuoi sulla situazione dei giovani ciclisti pro italiani, alla luce del fatto che finito Nibali non si vede molto ( con tutti i dubbi su Aru )?
Si può fare. In generale, per riallacciarmi al topic, penso che ora in Italia i giovani promettenti non manchino affatto (Matteo Fabbro in ottica corse a tappe ad es.), ma manchi una squadra capace di fare da vivaio e farli crescere.
Anche in questo ora è molto brava la QuickStep, che lo fa coi corridori di area belga-olandese, ma non solo, basti pensare a Fabio Jakobsen, Jhonatan Narvaez e per il prossimo anno al giovanissimo Remco Evenepoel (un supertalento a detta di molti).
Gli italiani invece ora sono sparsi un po' in giro, cosa a cui storicamente siamo poco abituati, visto che una volta erano gli altri ad andare in Italia o Francia "a scuola". Ma il mondo è cambiato.
Proporre di guardare ad un esempio come quello della NBA e NFL è suggestivo, ma a del tutto irrealistico se riprodotto al ciclismo professionistico.Il team Sky è un modello da seguire, non da frenare. Peraltro a mio avviso un budget di 28 milioni di euro (contro i 15-20 della maggior parte delle squadre WT) non mi sembrano nemmeno così tante per uno sport popolare come il ciclismo che muove ascolti enormi (non solo in Francia ma in tutto il mondo) e partecipazione popolare.
La logica pauperistica, l'appiattimento verso il basso, non è la logica da seguire. Casomai si deve prendere spunto dai modelli migliori per una rincorsa verso il meglio. Peraltro il modello di squadra ancora meglio organizzato e più appetibile dagli sponsor a mio avviso è quello della Quick Step, che garantisce visibilità "all season long".
Le squadre NBA o NFL hanno budget pari a quelli della Sky per le riserve ed il salary cap ce l'hanno...il punto non è la logica "pauperistica" cioè dell'avere meno soldi, cosa che ovviamente nessuno si è mai sognato di dire, ma di distribuirli in modo migliore e più "etico".
Il che non vuol dire ovviamente che così la Sky non vincerebbe più, visto che poi la differenza la fa come i soldi si impiegano. La QuickStep è appunto l'esempio migliore.
lo spettacolo attira il pubblico e quindi gli sponsor e quindi i soldi.
Il modello NBA con tetto salariale, tasse di lusso se lo vuoi superare per fare il megateam, livelli di stipendi minimi e massimi in funzione della anzianità e carriera, ma soprattuto la ridistribuzione in equa misura degli introiti del business tra squadre-lega-giocatori, è la strada da seguire. Aggiungo anche il sistema di scelte dei giovani talenti...
é chiaro che facile è farlo quando c'è un solo gestore autorevole e riconosciuto del business (Lega NBA), cosa che nel ciclismo è ben lungi ... l'unione fa la forza...
Fammi capire, Tinkhoff grazie alla sia passione ha messo molti più soldi in una squadra di quanti ne ha guadagnati e lo consideri un pirla.ma infatti è così. tinkoff è stato un tifoso che ha buttato via i suoi soldi... il suo interesse era solo emotivo e non aziendale. un classico. a un certo punto si è svegliato e, chiedendosi chi glielo faceva fare, ha chiesto di poter fare il ciclomercato per poter rientrare in qualche modo di enormi spese... ma come si fa!
Vedi?... continuiamo a pensare così: il ciclismo è noioso, la casalinga di voghera si annoia, e chi "mette i soldi" nel ciclismo lo fa perchè è un generoso che ha soldi da buttare. Allora serve un "ritorno" economico cioè diritti televisivi, ciclomercato (alla tinkov) o anche biglietti per stare vicino ai pulmann (santoni)... questa visione è sbagliata, e, purtroppo, è molto diffusa.Fammi capire, Tinkhoff grazie alla sia passione ha messo molti più soldi in una squadra di quanti ne ha guadagnati e lo consideri un pirla.ma infatti è così. tinkoff è stato un tifoso che ha buttato via i suoi soldi... il suo interesse era solo emotivo e non aziendale. un classico. a un certo punto si è svegliato e, chiedendosi chi glielo faceva fare, ha chiesto di poter fare il ciclomercato per poter rientrare in qualche modo di enormi spese... ma come si fa!
Se non fosse per gente come lui il ciclismo professionistico sarebbe sparito da anni.
Ho parlato con la casalinga di Voghera e mi ha assicurato che non si annoia affatto e che continuerà a seguire il ciclismo, soprattutto se continuerà a rimanere gratis...Vedi?... continuiamo a pensare così: il ciclismo è noioso, la casalinga di voghera si annoia, e chi "mette i soldi" nel ciclismo lo fa perchè è un generoso che ha soldi da buttare. Allora serve un "ritorno" economico cioè diritti televisivi, ciclomercato (alla tinkov) o anche biglietti per stare vicino ai pulmann (santoni)... questa visione è sbagliata, e, purtroppo, è molto diffusa.