Storia La corsa più dura: Giro di Lombardia 1926

bianco222

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24 Giugno 2013
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Olmo ZeroTre Disc
Ecco appunto, un libro dove ad es. su Bottecchia "si posano gli occhi delle Moire: Cloto, che col suo fuso fila il filo della vita, Lachesi che lo misura, e Àtropo che con le forbici lo recide"....e che fa sembrare le gesta di Bottecchia da militare come se fosse stato lui a fermare lo straniero sul Piave...
A quel punto preferisco il libretto di istruzioni del DuraAce...
Dopo questa frase ho tolto il libro dall'ordine...
Ser, dovresti scriverlo tu un libro con queste storie. Raccontate come hai detto: crude e reali; senza ricamarci sopra troppi eroismi ma con tutto il fascino che hanno già di loro. E il tuo stile asciutto e diretto si addice. Io te ne compro una dozzina e ci faccio i regali di Natale (ovviamente il prossimo).
 
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salomone

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Specialized Roubaix & Pepiniello
Ciò che appare evidente è che queste imprese oggi sarebbero impensabili!. Dovremmo farci qualche domanda: ormai è sufficiente qualsiasi minima situazione climaticamente "difficile" per neutralizzare o fermare gare o tappe, è giusto??? Sarebbe tale la narrazione e il fascino del ciclismo se si fosse sempre fatto così?
A voi l'ardua sentenza...
 

velocity

via col vento
8 Gennaio 2014
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Rocky mountain e Santacruz
Ancora con questa storia che le uova fanno alzare il colesterolo? Aggiornatevi che la storia narrata è del 1926 ma sono passati 100anni oramai e non si possono sentire ancora queste cose nel 2020
Pure Piero Angela a Superquark ne ha parlato...
 

samuelgol

Flughafenwächter
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Grazie, anche se a mio avviso la poesia sta in chi legge e come vuole vederli, i racconti. Per quello che fanno risuonare in ciascuno.
Per quello che mi riguarda il ciclismo ha un suo fascino proprio nelle persone, nei luoghi, negli avvenimenti, ma solo quando sono rispettati nella loro realtà, non quando si vuole condirli con la nota salsa retorica o cercando di dargli una dignità con uno sfoggio di cultura, che spesso è solo stucchevole e inutile, perché la dignità ce l'hanno già eccome da soli.

E questo per cercare di non cadere nel solito tranello, in questo periodo storico, potentissimo, "dell'epoca d'oro", che una volta si stava sempre meglio e tutto era più bello. Non è vero. Anzi, il ciclismo ha sempre avuto bisogno di essere raccontato in un certo modo per renderlo "digeribile", ma questo è stato fatto spesso (quasi sempre) occultando la verità, che come sempre non è né bella, né auspicabile, ma cruda e dura.



Ecco appunto, un libro dove ad es. su Bottecchia "si posano gli occhi delle Moire: Cloto, che col suo fuso fila il filo della vita, Lachesi che lo misura, e Àtropo che con le forbici lo recide"....e che fa sembrare le gesta di Bottecchia da militare come se fosse stato lui a fermare lo straniero sul Piave...
A quel punto preferisco il libretto di istruzioni del DuraAce...
Vabbè, ma un libro che racconta una storia, di ciclismo o di altro, mica per forza deve essere un verbale di interrogatorio che deve rispecchiare la verità. Un libro si deve vendere e l'arte di romanzare un pò gli avvenimenti la vedo più come un pregio che non un difetto. Un appassionato informato si interesserebbe comunque, ma il romanzare allarga la platea dei fruitori. Beninteso, ho detto romanzare, intendendo condire, insaporire.
Stravolgere è altra cosa. Far passare una pessima persona per un eroe magari non piace manco a me, ma un pò di sale alle storie secondo me può starci.
 
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Tapinaz

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3 Giugno 2005
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C50 e RCA
Vabbè, ma un libro che racconta una storia, di ciclismo o di altro, mica per forza deve essere un verbale di interrogatorio che deve rispecchiare la verità. Un libro si deve vendere e l'arte di romanzare un pò gli avvenimenti la vedo più come un pregio che non un difetto. Un appassionato informato si interesserebbe comunque, ma il romanzare allarga la platea dei fruitori. Beninteso, ho detto romanzare, intendendo condire, insaporire.
Stravolgere è altra cosa. Far passare una pessima persona per un eroe magari non piace manco a me, ma un pò di sale alle storie secondo me può starci.

Esprimi il mio pensiero, ognuno deve prendere quello che di buono può uscire dalla lettura di questi racconti.
Io ho citato quel libro solo con quell'intendimento.

@Ser pecora mi pare che intendesse dire che il personaggio deve essere raccontato in modo coerente ed asciutto, e questo è il pregio di tutti i suoi articoli, lasciando al lettore di valutare e fare proprie le emozioni che traspaiono dalla vita di chi viene ricordato e di ciò che ha rappresentato.

Se andiamo a leggere i romanzati sportivi di Brera sono infarciti di riferimenti che a volte possano apparire stucchevoli fino all'eccesso, quasi a voler far emergere più chi li ha scritti rispetto a ciò che viene raccontato, ma questo è a volte un difetto che si trasforma in pregio.
 

sembola

Scalatore
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Vecchio credo.. dipende da molti fattori, ma non credo sia la sede adatta per discuterne.
No certo, non è questa la sede.
Ma la questione è di metodo. Non è perchè Binda mangiava 28 uova in un giorno automaticamente significa che fanno bene ( o non male) a ognuno di noi e chi dicesse il contrario racconta delle "fregnacce". Dall'alimentazione di un atleta in un giorno con attività estremamente intensa, per giunta in un periodo in cui le conoscenze erano ancora approssimative ed empiriche, non si possono trarre considerazioni generali sull'alimentazione in genere o su quella sportiva di oggi.

Poi se son "fregnacce", assumete 280 grammi di grassi al giorno e visto che ci siamo anche un po' anfetamine, nel dopoguerra le prendevano tutti, per cui vanno bene di certo :-P
 
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@Tapinaz a me Brera è sembrato sempre esageratente prolisso e convoluto, nonostante (o proprio a causa) di una grande capacità di "inquadrare" il soggetto di cui scriveva. Certo a leggere certi suoi "colleghi" tra virgolette di oggi viene da piangere.

Anche a me piace più l'approccio "distaccato". Ben venga l'evocazione dei sentimenti, dei sentimenti e delle passioni, delle gioie e dei dolori, ma dev'essere il lettore a percepirli dalla pagina e non essere "imboccato".
 
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Uno dei tanti eh ;-)
Non è questo il punto, e non credo di poterlo spiegare in modo migliore di quanto ho fatto in precedenza.

Se poi entriamo nello specifico, ma temo che siamo OT, sarebbe meglio proporre articoli scritti da ricercatori di area biomedica e pubblicati su rivista peer-reviewed, e non articoli non firmati e pubblicati su un sito gestito da ingegneri elettronici, atleti ed esperi di bellezza della donna. Ripeto, è una questione di metodo.
 
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gibo2007

Apprendista Cronoman
30 Agosto 2015
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E questo per cercare di non cadere nel solito tranello, in questo periodo storico, potentissimo, "dell'epoca d'oro", che una volta si stava sempre meglio e tutto era più bello. Non è vero. Anzi, il ciclismo ha sempre avuto bisogno di essere raccontato in un certo modo per renderlo "digeribile", ma questo è stato fatto spesso (quasi sempre) occultando la verità, che come sempre non è né bella, né auspicabile, ma cruda e dura.
Penso sia proprio questo il punto, il ciclismo ha un fascino, ma anche una crudezza (e in alcuni casi una bestialità) che non tutti possono 'digerire'.
Inutile edulcorarlo, perché in questo modo perde anche il suo fascino.
 
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