Hai messo di nuovo te stesso davanti a tutto. Come fanno gli altri.
Andare al lavoro è consentito perché non vogliono paralizzare l'Italia completamente (molti lavorano smistano e trasportano merci, vendono prodotti necessari, sistemano strade, lavorano nell'edilizia pubblica e privata, la sanità etc. ). Ovviamente non potevano distinguere tra i lavori strettamente necessari e che so, fare il bidello in una scuola senza studenti che ora può sembrare inutile.
Non potendo e volendo fare una lista dei lavori sì e quelli no, per ora la situazione è aperta. Ma è sbagliato fare il paragone tra il possibile contagio del ciclista solitario e quello del lavoratore obbligato a svolgere una funzione (un vigile, un poliziotto, etc.), perché il legislatore non ha pensato a questo. Non aveva in mente il ciclista, non era una diatriba su: o lavori o vai in bici!
E' il ciclista amatoriale (non quello che usa la bici in città per spostamenti vari) che mette se stesso e la propria misera (per numeri) categoria davanti a tutto.
Bisogna smetterla di pensare che siamo un non problema in quanto possiamo essere ciclisti solitari. Siamo cittadini, in primis.
In verità io metto in relazione le esigenze sanitarie con le necessità economiche.
Io sostengo che in un periodo di eccezionale straordinarietà come questo ci si deve preoccupare della salute delle persone dal momento che, a lungo termine, tenere aperta una azienda con gli operai/impiegati morenti non aiuta nessuno.
La mia salute è interesse mio, del mio datore di lavoro e della comunità che non deve pagare per curare anche me. Ripeto, questi rischi li corro andando a lavoro molto più che andando a correre da solo.