Ha detto le cose come stanno e come sono state negli ultimi vent'anni.
Sulla drammaticità della situazione lombarda non ci sono motivazioni arcane. Non è altro,
in primis, che lo specchio del fallimento delle politiche sulla sanità (ma non solo!) degli ultimi 20 anni; Formigoni ha rivoluzionato l'organizzazione stessa della Regione Lombardia, appiattendo verso il basso le professionalità interne, che erano tante, a favore della delega o trasferimento di funzioni a soggetti esterni; quelle che riteneva importanti, naturalmente le dava ai suoi amici. Ha trasformato la Regione in un gigantesco apparato propagandistico della sua persona, prima che delle sue politiche. L'ho vista trasformarsi in tutti questi anni. Maroni e Fontana hanno trovato il lavoro già fatto e la macchina con cui giocare gli è piaciuta.
L'efficienza e l'eccellenza tanto decantate si sono rivelate per quello che sono, un bluff. La dichiarazione di stato di emergenza nazionale sanitario è del 31 gennaio (già tardi, peraltro); non è pensabile né accettabile che le strutture deputate ad affrontarla si facciano trovare totalmente impreparate, non dico ad accogliere migliaia di pazienti, ma anche solo ad adottare tutte le misure di sicurezza interne affinché l'ospedale stesso non diventasse un volano del contagio, cosa che puntualmente è avvenuta ad Alzano Lombardo.
Le scelte, a mio avviso scriteriate, di fare un
lockdown "morbido" in Lombardia a partire dal 24 febbraio (Fontana: "E' poco più di una influenza"), con la gran parte delle attività produttive ancora a pieno regime (grazie Confindustria!), ha solo moltiplicato la diffusione del virus, con misure di tutela all'interno degli ambienti produttivi che vi lascio solo immaginare. A questo, aggiungiamo l'idea geniale di Fontana e Gallera ai primi di marzo di chiedere alle case di riposo di accogliere i malati Covid-19.
Quando hanno visto che il sistema collassava, hanno spostato l'attenzione sulla cittadinanza, facendola sentire corresponsabile della situazione ormai fuori controllo attraverso una campagna mediatica martellante, che prendeva spunto dai
runner e dalle persone a passeggio senza giustificazione. La conta dei controlli e delle multe comminate che ci propinano ancora oggi serve a questo. Nel frattempo, per la nota regola che "alcuni sono più uguali degli altri", la carovana politica lombarda inaugurava in gran
pompa l'ospedale in fiera a Milano con un assembramento di politici, operai, giornalisti e improvvisati degno di essere paragonati ai codazzi di craxiana memoria. L'insofferenza di molti milanesi al
lockdown è anche frutto della credibilità che le autorità si sono guadagnate in quell'occasione.
Il dramma della situazione lombarda è tutto qui: impreparazione, inefficienza, incapacità e arroganza degli uomini al potere.
Per una volta non serve alcun complotto, la politica è riuscita a fare meglio.