Mio pensiero, non pretendo sia la verita'. Ma in questo, come in moltissimi altri casi, il modo piu' efficiente di sostenere un settore merceologico e' semplicemente fiscale. Introdurre nuovi strumenti e' costoso ed introduce un'inutile sovrastruttura (ti tasso l'acquisto, ma poi ti rendo dei soldi con modalita' nuove e soggette ad 'imprevisti' - come ad esempio il buono che poi finisce nello sconto dal listino).
In questo caso, a parita' di risorse, sarebbe meglio abbassare l'iva o abolirla per un periodo sul settore bici. Questo aiuterebbe il mercato interno a competere equamente con le importazioni dall'estero che molto spesso riescono a non pagare l'iva (e.g. aliexpress, ma basta anche andare in canton ticino e rientrare con una sgambata e varie altre). Evita ai rivenditori di anticipare l'iva, poi ricalcolare col commercialista, evita di mettere in piedi il sistema dei buoni, puoi correggerlo etc, ed evita anche possibili sotterfugi.
Purtroppo nei comizi e' molto piu' vendibile ricordare un buono, che un cambio di aliquota. Infatti negli anni molti politici hanno optato per il primo; senza pretesa di completezza ma giusto per citare governi che comprendono tutti i partiti abbiamo come esempi: la social card di Tremonti, il bonus libri di Renzi, il reddito di cittadinanza di DiMaio etc. In questi esempi, il costo per lo stato del sistema di sostegno intaccava sostanzialmente le risorse elargite, senza contare l'arbitrarieta' delle scelte dei beneficiari -necessariamente maggiore rispetto ad un sistema con le sue pecche ma comunque ben testato come le tasse- e la facilita' con cui si puo' aggirarne l'effetto (e.g. accordo venditore-utente per prendere bonus libri senza transazione alcuna). E' un problema non solo italiano, ma onestamente ci sono pochi dubbi che la regolazione settoriale della pressione fiscale o al limite le cosiddette tax expenditures siano piu' efficaci degli altri sistemi ad hoc improvvisati caso per caso