domanda, forse, leggermente o.t.
nel 2019 la PBP "valeva", se on avevo visto male, anche come "qualifica" per la RAAM
si sa se sarà uguale per l'edizione 2023?
chiedo scusa se sono uscito dalla discussione in sè
allora avevo letto male
diciamo che la userò io come "preparazione"
Approfitto della presenza di Ser Pecora per fare alcune considerazioni sull'organizzazione della prossima PBP
Con la popolarità di una manifestazione è normale che cresca anche il numero delle persone che desiderano parteciparvi.
Portare il numero dei partenti ad 8000, con le attuali regole, rischia però di ingolfare i punti di controllo, ad esempio già nel 2019 a Brest la coda per mangiare un pasto caldo era lunghissima e molti hanno dovuto rinunciare.
Mi sembra che, volendo aumentare il numero dei partecipanti una possibile soluzione potrebbe essere aumentare il tempo fra le partenze dei vari gruppi, magari rendendoli meno numerosi. Anticipando le prime partenze e posticipando le ultime, la "pressione" sui punti di controllo dovrebbe ridursi.
E' fisiologico che aumentando la popolarità ed il numero dei partecipanti, nella massa, aumentino anche le persone impreparate all'impegno richiesto.
I brevetti di qualificazione servono ad evitare tale rischio e nelle edizioni del 2007 e 2011 non mi sembra che ci siano stati problemi (a parte la pioggia nel 2007...)
Nel 2019 qualcosa nel meccanismo dei brevetti di qualificazione non ha funzionato ed anche io ho visto personaggi improbabili, con attrezzature inadeguate e già in difficoltà dopo pochissimi chilometri.
Ovviare al problema della scarsa affidabilità dei dati dei brevetti effettuati in paesi lontani mi pare oggettivamente difficile, quindi occorre rendere, per i comitati nazionali, non conveniente fare accedere alla PBP le persone non preparate.
Forse tornare alle quote di iscrizione riservate per ogni singola nazione, legando i posti disponibili alla percentuale di abbandoni nella precedente edizione potrebbe essere un deterrente per ridurre il fenomeno.
Spero comunque che la PBP non diventi "troppo grande" e non rischi di perdere il suo fascino e quell'atmosfera che la rende una esperienza umana davvero "speciale"
Per filo e per segno come la vedo io su ogni punto. Cose tipo il bag-drop le posso pensare per categorie speciali di corridori - per esempio con disabilita' che richiedono un supporto materiale speciale. Se la borsa te la passa l'organizzazione, che autosupporto e'? (Poi non voglio pensare al caos organizzativo, su 8000 persone di certo qualcuno sbagliera' il checkpoint dove ritirare etc).-Aumentare il n° dei partecipanti pone vari problemi, dalla logistica alla sicurezza. È chiaro a tutti che con 8000 (e qualcuno provocatoriamente dice "coi 12000 del 2027) l'ACP non potrà più organizzarla in autonomia, nonostante le centinaia di volontari, ma dovrà affidarsi a contractors esterni. Col rischio che questi poi snaturino il tutto anche solo per le loro modalità operative.
-Allo stesso tempo la PBP è da sempre (da quando è una randonnée) un evento che dovrebbe essere perlopiù un happening, un ritrovo globale dei randonneurs. Il cui fascino emana dall'essere la più anziana e storica. Non certo per essere la più estrema o quella col percorso più bello. Quindi l'essere aperta a tutti è un suo segno distintivo. Chiaro che non può esserlo all'infinito. D'altronde l'esplosione di iscrizioni dell'ultimo anno era imprevista. Il n° di richieste per nuovi BRM qualificativi però evidenzia il chiaro trend all'aumento esponenziale o quasi di possibili iscritti. In particolare per i paesi asiatici. D'altronde è ancora chiaro che se ad esempio i soli cinesi si mettessero a fare brevetti con assiduità i numeri esploderebbero solo grazie a loro. Un tema che si presenta un po' ovunque...
-Una ovvia risposta è quella solita: le quote, "prima i nostri", etc...si va cosi però a contraddire il punto sopra. E probabilmente ad "uccidere" la PBP, facendola tornare ad essere un affare quasi solo francese (Francia in cui i BRM organizzati sono in calo invece).
-A mio avviso il problema dei brevetti farlocchi in paesi lontani è oggettivo, ma risolvibile. In primis bisognerebbe "formare" gli organizzatori ed i responsabili degli Audax mondiali. Le differenze di mentalità nell'affrontare le rando nei vari paesi è evidente. Ma questo è solo frutto del modo in cui vengono organizzati.
-Che ci siano delle differenze nella cultura di come si affrontano le rando penso sia solo arricchente, ma alcuni punti, per me, devono essere chiari:
-Le rando non sono ultracycling (nel senso di gare vere e proprie)
-una randonnée è un evento ciclistico di "lunga distanza" (e si, 200km sono lunga distanza) ma al fine principale di socializzare e conoscere il territorio. Da evitare quindi la deriva "all'estremo" in km e dislivello. Si torna al punto precedente. Chi vuole combattere la crisi di mezza età con "l'estremo" vada a fare le gare di ultra.
-le randonnée sono e dovrebbero essere eventi svolti IN AUTONOMIA. I "ristori" ed i bag-drop non possono e non devono essere la regola. Se no si torna sempre al punto dell'ultra: chi vuole avere la pappa pronta e la mantellina calda perché deve fare "il tempo" si faccia seguire dalla "crew" negli eventi ultra.
-Corollario: le rando dovrebbero essere principalmente brevetti permanenti. Invece in giro per il mondo si sta imponendo (o si sono già imposti) gli eventi organizzati, coi calendari, etc. stile granfondo. Questo secondo me è uno dei problemi principali nel cambiamento in atto nella cultura rando "originaria". Troppa gente ha fiutato il business (o ci prova) e organizza rando coi ristori, coi "prodotti offerti da"...manca giusto il pacco gara... tante rando stanno diventando "GF low cost", con tutto quello che ne consegue. Compresi anche gli itinerari. Quelli "a petalo", comodissimi, certo, che senso hanno in ottica rando? E non vado oltre.
-L'ACP per me deve farsi garante che i BRM (gli altri siano pure liberi) rispettino certe regole. In questo modo chi va poi alla PBP ci arriva con lo spirito giusto. Se no, se deve essere l'evento "da fare" stile maratona di NY o l'Ironman di turno io sono d'accordo col mettere l'iscrizione a 1000eu, con tutti i servizi da tour operator che a quel punto sono dovuti. Compresi i menu vegani ai ristori e il cambio ruote in corsa.
Scusate il pippotto.
Questo non toglie che si possa essere attenti al tempo, che pero' non e' solo wattaggio medio, ma pure tutto il resto. Altri tipi di eventi non mancano, non e' che dico di ridurre il ciclismo alle rando.
Lo dico con zero esperienza di organizzazione, non basterebbe essere piu' stringenti sui brevetti. Per esempio passarli anche l'anno prima obbligatoriamente.Ma chiaro che no. Il ciclismo è ampio e variegato e con vasta scelta per tutti i gusti.
Tra l'altro ricordo che i brevetti permanenti possono essere affrontati in varie modalità, da quella turistica a quelle argento e oro con una media minima per essere omologati come tali. Quindi un lato competitivo nelle rando può essere mantenuto eccome. comprese quelle che uno si fa da solo.
-Aumentare il n° dei partecipanti pone vari problemi, dalla logistica alla sicurezza. È chiaro a tutti che con 8000 (e qualcuno provocatoriamente dice "coi 12000 del 2027) l'ACP non potrà più organizzarla in autonomia, nonostante le centinaia di volontari, ma dovrà affidarsi a contractors esterni. Col rischio che questi poi snaturino il tutto anche solo per le loro modalità operative.
-Allo stesso tempo la PBP è da sempre (da quando è una randonnée) un evento che dovrebbe essere perlopiù un happening, un ritrovo globale dei randonneurs. Il cui fascino emana dall'essere la più anziana e storica. Non certo per essere la più estrema o quella col percorso più bello. Quindi l'essere aperta a tutti è un suo segno distintivo. Chiaro che non può esserlo all'infinito. D'altronde l'esplosione di iscrizioni dell'ultimo anno era imprevista. Il n° di richieste per nuovi BRM qualificativi però evidenzia il chiaro trend all'aumento esponenziale o quasi di possibili iscritti. In particolare per i paesi asiatici. D'altronde è ancora chiaro che se ad esempio i soli cinesi si mettessero a fare brevetti con assiduità i numeri esploderebbero solo grazie a loro. Un tema che si presenta un po' ovunque...
-Una ovvia risposta è quella solita: le quote, "prima i nostri", etc...si va cosi però a contraddire il punto sopra. E probabilmente ad "uccidere" la PBP, facendola tornare ad essere un affare quasi solo francese (Francia in cui i BRM organizzati sono in calo invece).
-A mio avviso il problema dei brevetti farlocchi in paesi lontani è oggettivo, ma risolvibile. In primis bisognerebbe "formare" gli organizzatori ed i responsabili degli Audax mondiali. Le differenze di mentalità nell'affrontare le rando nei vari paesi è evidente. Ma questo è solo frutto del modo in cui vengono organizzati.
-Che ci siano delle differenze nella cultura di come si affrontano le rando penso sia solo arricchente, ma alcuni punti, per me, devono essere chiari:
-Le rando non sono ultracycling (nel senso di gare vere e proprie)
-una randonnée è un evento ciclistico di "lunga distanza" (e si, 200km sono lunga distanza) ma al fine principale di socializzare e conoscere il territorio. Da evitare quindi la deriva "all'estremo" in km e dislivello. Si torna al punto precedente. Chi vuole combattere la crisi di mezza età con "l'estremo" vada a fare le gare di ultra.
-le randonnée sono e dovrebbero essere eventi svolti IN AUTONOMIA. I "ristori" ed i bag-drop non possono e non devono essere la regola. Se no si torna sempre al punto dell'ultra: chi vuole avere la pappa pronta e la mantellina calda perché deve fare "il tempo" si faccia seguire dalla "crew" negli eventi ultra.
-Corollario: le rando dovrebbero essere principalmente brevetti permanenti. Invece in giro per il mondo si sta imponendo (o si sono già imposti) gli eventi organizzati, coi calendari, etc. stile granfondo. Questo secondo me è uno dei problemi principali nel cambiamento in atto nella cultura rando "originaria". Troppa gente ha fiutato il business (o ci prova) e organizza rando coi ristori, coi "prodotti offerti da"...manca giusto il pacco gara... tante rando stanno diventando "GF low cost", con tutto quello che ne consegue. Compresi anche gli itinerari. Quelli "a petalo", comodissimi, certo, che senso hanno in ottica rando? E non vado oltre.
-L'ACP per me deve farsi garante che i BRM (gli altri siano pure liberi) rispettino certe regole. In questo modo chi va poi alla PBP ci arriva con lo spirito giusto. Se no, se deve essere l'evento "da fare" stile maratona di NY o l'Ironman di turno io sono d'accordo col mettere l'iscrizione a 1000eu, con tutti i servizi da tour operator che a quel punto sono dovuti. Compresi i menu vegani ai ristori e il cambio ruote in corsa.
Scusate il pippotto.
Comunque a mio avviso le pessime statistiche asiatiche sono in parte mitigate da altri fattori:
-scarsa cultura ciclistica al di la della performance atletica. Se hai usato pochissimo una bdc, e impieghi un'ora a riparare la catena perche' sulla bici da citta' era diversa, le tue possibilita' diminuiscono. Ma anche il modo ed i tempi del traffico, il tipo di strade, la segnaletica in Europa e' diversa da India o Thailandia. Pensate di guidare o pedalare in uno di questi paesi: lo stress vi affatichera' il doppio.
-fuso orario. Ben pochi possono arrivare giorni in anticipo. Anche se si parte la sera, il fuso puo' avere su molti effetti devastanti sulla concentrazione e performance.
-problemi intestinali. Non e' una sciocchezza, se cambiate paese cosi' drasticamente, la flora batterica alla quale siete esposti cambia radicalmente, e la risposta dell'intestino e' ovvia. Se pure andate in un paese anche con ottime condizioni igieniche, tipo Korea o Giappone, non avrete grossi problemi, ma di certo non potrete mangiare kg di carbo senza conseguenze. Magari se non pedalate non ve ne rendete neanche conto, ma se state un giorno in sella a pedalare e mangiare, rischiate.
Certo, questo non spiega certe statistiche, ma in parte le mitiga. Se partecipano ad una manifestazione locale di uguali caratteristiche, ma in India, un italiano ed un indiano di uguali caratteristiche atletiche, e' chiaro chi sara' avvantaggiato.
unica cosa: una amante della bici può, però, condividere, in egual misura, la passione per le Rando, per le g.f. e per le ultra
unica cosa: una amante della bici può, però, condividere, in egual misura, la passione per le Rando, per le g.f. e per le ultra
Certo. Io non sto criticando chi fa ultra o Dh. Io stesso faccio un po' di tutto.
Io sto solo dicendo cosa uno dovrebbe aspettarsi nel fare una rando.
Se mi presentassi al TorTour lamentadomi che vanno tutti troppo veloci e non mi raccontano le barzellette mentre si pedala sarei sciocco uguale.
-Aumentare il n° dei partecipanti pone vari problemi, dalla logistica alla sicurezza. È chiaro a tutti che con 8000 (e qualcuno provocatoriamente dice "coi 12000 del 2027) l'ACP non potrà più organizzarla in autonomia, nonostante le centinaia di volontari, ma dovrà affidarsi a contractors esterni. Col rischio che questi poi snaturino il tutto anche solo per le loro modalità operative.
-Allo stesso tempo la PBP è da sempre (da quando è una randonnée) un evento che dovrebbe essere perlopiù un happening, un ritrovo globale dei randonneurs. Il cui fascino emana dall'essere la più anziana e storica. Non certo per essere la più estrema o quella col percorso più bello. Quindi l'essere aperta a tutti è un suo segno distintivo. Chiaro che non può esserlo all'infinito. D'altronde l'esplosione di iscrizioni dell'ultimo anno era imprevista. Il n° di richieste per nuovi BRM qualificativi però evidenzia il chiaro trend all'aumento esponenziale o quasi di possibili iscritti. In particolare per i paesi asiatici. D'altronde è ancora chiaro che se ad esempio i soli cinesi si mettessero a fare brevetti con assiduità i numeri esploderebbero solo grazie a loro. Un tema che si presenta un po' ovunque...
-Una ovvia risposta è quella solita: le quote, "prima i nostri", etc...si va cosi però a contraddire il punto sopra. E probabilmente ad "uccidere" la PBP, facendola tornare ad essere un affare quasi solo francese (Francia in cui i BRM organizzati sono in calo invece).
-A mio avviso il problema dei brevetti farlocchi in paesi lontani è oggettivo, ma risolvibile. In primis bisognerebbe "formare" gli organizzatori ed i responsabili degli Audax mondiali. Le differenze di mentalità nell'affrontare le rando nei vari paesi è evidente. Ma questo è solo frutto del modo in cui vengono organizzati.
-Che ci siano delle differenze nella cultura di come si affrontano le rando penso sia solo arricchente, ma alcuni punti, per me, devono essere chiari:
-Le rando non sono ultracycling (nel senso di gare vere e proprie)
-una randonnée è un evento ciclistico di "lunga distanza" (e si, 200km sono lunga distanza) ma al fine principale di socializzare e conoscere il territorio. Da evitare quindi la deriva "all'estremo" in km e dislivello. Si torna al punto precedente. Chi vuole combattere la crisi di mezza età con "l'estremo" vada a fare le gare di ultra.
-le randonnée sono e dovrebbero essere eventi svolti IN AUTONOMIA. I "ristori" ed i bag-drop non possono e non devono essere la regola. Se no si torna sempre al punto dell'ultra: chi vuole avere la pappa pronta e la mantellina calda perché deve fare "il tempo" si faccia seguire dalla "crew" negli eventi ultra.
-Corollario: le rando dovrebbero essere principalmente brevetti permanenti. Invece in giro per il mondo si sta imponendo (o si sono già imposti) gli eventi organizzati, coi calendari, etc. stile granfondo. Questo secondo me è uno dei problemi principali nel cambiamento in atto nella cultura rando "originaria". Troppa gente ha fiutato il business (o ci prova) e organizza rando coi ristori, coi "prodotti offerti da"...manca giusto il pacco gara... tante rando stanno diventando "GF low cost", con tutto quello che ne consegue. Compresi anche gli itinerari. Quelli "a petalo", comodissimi, certo, che senso hanno in ottica rando? E non vado oltre.
-L'ACP per me deve farsi garante che i BRM (gli altri siano pure liberi) rispettino certe regole. In questo modo chi va poi alla PBP ci arriva con lo spirito giusto. Se no, se deve essere l'evento "da fare" stile maratona di NY o l'Ironman di turno io sono d'accordo col mettere l'iscrizione a 1000eu, con tutti i servizi da tour operator che a quel punto sono dovuti. Compresi i menu vegani ai ristori e il cambio ruote in corsa.
Scusate il pippotto.
Accidenti, ma allora su questa discussione siamo tutti d'accordo. Potremmo riportarla ai livelli di interesse medi del forum dibattendo se per la PBP siano meglio i dischi o i freni tradizionali.
Ho un solo dubbio, quanto è possibile per l'ACP "formare" i responsabili audax in paesi lontani? Se attuabile sarebbe la soluzione ideale, ma immagino che questo, almeno in parte,venga già fatto dall'ACP ed i risultati nel 2019 non sono stati esaltanti...
In salita tribolano perchè non possono sfruttare il peso del corpo, ma in pianura, una volta che hanno preso velocità e soprattutto in discesa, sono dei missili.io voto per le bici "sdraiate"
scusate, ma non mi sovviene il nome, ma rimango sempre impressionato di come riescano a farsi una PBP sdraiati su quelle "bici"
Bosognerebbe chiamarsi Nico Valsesia, 2ndo alla Raam 2014 e poi terzo, sesto... dal mare alla cima dell'Aconcagua in 22h 41 m, ecc ecc. Ma gli allenamemti che fa e la testa (= tenacia) che ha sono da alieni!Considerando che la raam sono circa 5 PBP di fila io "allungherei" un pochino