Se si vuole che la lotta al doping abbia una qualche speranza di efficacia occorre modificarne radicalmente l'impostazione. Attualmente il sistema soffre di un enorme conflitto di interesse visto che è gestito, finanziato e regolato dagli stessi attori che possono avere interesse a non farlo funzionare, col risultato che nel migliore dei casi non riesce ad operare in modo incisivo e nel peggiore viene usato come strumento di lotta politica/economica (citofonare Donati/Schwazer). LA, pur in un'ottica di fatti ormai lontani nel tempo, è un esempio di questo cortocircuito: prima personaggio utile all'immagine del Tour dopo gli scandali del '98 all' inizio, dopo impossibile da mettere in discussione e per le amicizie politiche e per il rischio di immagine.
Il punto è: si vuole? C'è veramente una domanda di verità che giustifichi il (notevole) sforzo per cambiare l'impostazione di tutto il sistema?
Perché per come la vedo io,
la ggente, se ne frega di queste quisquilie.
Già qui dentro, che abbiamo un livello di informazione sugli aspetti tecnici/prestazionali decisamente superiore alla media, c'è chi passa sopra o, peggio, stima i bari, nonostante ogni evidenza.
Se scendiamo al livello medio del ciclista che trovi in strada tanti auguri, si sente dire roba da far accapponare la pelle, di quelle che cambi discorso perché tanto sarebbe tempo perso.
E fin qui parlavo di ciclisti. Figurati il pubblico televisivo medio, quello che si compiace nel dire che sono tutti dopati perchè fa tanto
quello che la sa lunga.
Senzazione mia, ma a volte ho l'impressione che vada bene a quasi tutti così, o che comunque lo sforzo immenso per rivoluzionare tutto non sia giustificato da un tornaconto tangibile.